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04/06/2025
Intorno all'Intelligenza artificiale
Uno dei temi più rilevanti degli ultimi tempi, mettendo da parte le scottanti questioni geopolitiche, è quello dell’Intelligenza Artificiale (IA). Com’è noto tutto è iniziato dall’affinamento di alcune ricerche che sono sfociate nell’introd
Uno dei temi più rilevanti degli ultimi tempi, mettendo da parte le scottanti questioni geopolitiche, è quello dell’Intelligenza Artificiale (IA). Com’è noto tutto è iniziato dall’affinamento di alcune ricerche che sono sfociate nell’introduzione di nuovi servizi di IA. Si pensi alle piattaforme quali Dall-E-2, in grado di generare autonomamente immagini realistiche da una generica descrizione, oppure quello che è divenuto il caso più rilevante, almeno a livello mediatico: ChatGPT. Un chat bot capace di simulare una conversazione con gli esseri umani assolutamente naturale. ChatGPT però va anche oltre riuscendo oltre che a dialogare con noi umani, anche a comporre vere e proprie opere d’ingegno, come possono essere articoli di giornale, tesine universitarie o programmi per computer. Bene, tutto questo è molto interessante, ma consideriamo quali problemi potrebbero sorgere. A quanto pare un gruppo sempre più
numeroso di artisti è seriamente preoccupato da servizi quali Dall-E e ha chiesto alle piattaforme che ospitano le loro opere di non accettare quelle create tramite l’IA. In questa notizia notiamo subito almeno due problematiche. La prima è la paura della concorrenza da parte dell’intelligenza artificiale. La seconda,
invece, è quella che il loro lavoro possa essere sfruttato dalle società che sviluppano tali software senza ricevere alcun compenso. A tutto ciò si aggiungono poi i problemi che può sollevare un’intelligenza quale ChatGPT, e che possiamo riassumere nell’eventuale contaminazione sia qualitativa che quantitativa per
lo più della vita culturale quotidiana dell’umanità con il materiale prodotto dall’IA stessa. Attualmente ChatGPT è un enorme tubo digerente di tutto quello che gira in rete, basandosi perciò su uno spettro informativo che va ad esempio dagli scritti di Laplace per arrivare ai dibattiti populisti e complottisti che i tanti scontenti della loro vita e senza un minimo di cognizioni adeguate riversano quotidianamente sul web. Infine abbiamo l’ultimo grande problema, sempre presente nelle società moderne e che affligge a livello culturale le classi più disagiate della popolazione, ovvero la paura che le nuove tecnologie possano distruggere il loro lavoro. Il ludismo in azione. La domanda ovvia a questo punto è chiara: le problematiche sopra elencate rappresentano delle paure giustificate? Proviamo a dare qualche valutazione iniziando a mettere insieme le problematiche. La paura a mio avviso è eccessiva. L’intelligenza artificiale che crea opere d’arte visive non è un’esclusiva degli artisti umani, ovvero non li rende inutili, ma semplicemente è un altro artista che entra nel ‘mercato’. Né di più né meno. Anche la contestazione dell’uso delle opere prodotte dagli artisti in carne ed ossa come banco di prova, non ha molto senso. Se infatti dovessimo escludere tutte le opere d’arte che si basano su lavori precedenti, rimarrebbe ben poco da ammirare. È corretta, invece, la richiesta di citare la fonte originaria per la nuova opera, ma questo concerne semplicemente il rispetto del ‘diritto d’autore’. Riguardo, invece, la paura che l’intelligenza artificiale possa distruggere posti di lavoro e lasciare così il grosso dell’umanità senza una fonte di reddito penso che sia fuori luogo. Quello che si può dire è che siffatta preoccupazione è infondata in quanto si basa sull’applicazione estesa del ‘modello superfisso’, vera e propria piaga del pensiero umano e che affligge quasi tutta l’umanità, anche quella più> informata. In buona sostanza le obiezioni, corrette, a tale modello sono queste: 1) ogni ipotesi di distruzione del lavoro parte da una premessa, ovvero il numero fisso dei posti di lavoro e la lor invarianza (non si creano nuove tipologie di lavoro). Ma il sistema
capitalista non funziona in questo modo. Quando ad esempio venne introdotto il telaio tessile scomparve il lavoro della filatrice a mano, ma sorsero i lavori delle operaie tessili, dei manutentori dei macchinari e dei costruttori delle macchine tessili e delle loro componenti. La distruzione creatrice cara a Joseph Schumpeter. Certamente bisognerà avere lavoratori sempre più qualificati, ma questo non è un male, anzi, è il vero e proprio beneficio del capitalismo: lavoratori sempre più qualificati per lavori sempre più
produttivi e sempre più ben remunerati. E' infatti solo aumentando il valore aggiunto dei lavori che possono aumentare i salari degli stessi. Certamente non avviene il contrario. E non a caso ricerche accreditate hanno trovato che le nuove tecnologie, negli ultimi tre lustri, hanno creato nella sola Europa un totale di più di venti milioni di nuovi posti di lavoro, pari alla metà di tutti quelli creati in totale dalle varie economie. Inoltre, sebbene le nuove tecnologie stiano effettivamente distruggendo molti posti di lavoro, l'evidenza ci mostra però che ne stanno creando di nuovi in numero maggiore. Parimenti una nuova tecnologia sostitutiva di lavoro, per essere adottata deve essere anche conveniente dal punto di vista economico. Quindi l'esistenza di tecnologie sostitutive di lavoro non necessariamente significa che quelle tecnologie verranno adottate dalle imprese. Dovranno essere convenienti da punto di vista economico. È vero poi che la tecnologia si evolve, ma è ben distante dal poter sostituire lavori complessi, i quali rimarranno ancora a lungo di competenza esclusivamente umana. Ora, proviamo a pensare: se l’IA produce pensieri e concetti complottisti, cospirazionisti, razzisti o peggio, possiamo realmente considerarla un’IA? Francamente direi proprio di no. La caratteristica dei concetti illustrati sopra, infatti, è quella di andare contro le evidenze scientifiche e la logica. Ma seguire la scienza e la logica è esattamente ciò che separa l’uomo dal resto del regno animale, ovvero in definitiva ciò che divide l’intelligenza naturale da quella artificiale. Quindi se un’IA è realmente ‘intelligente’ non sarà un pericolo per il dibattito pubblico. Se, invece, inizia a produrre discorsi e pensieri complottisti o razzisti, semplicemente non è un’IA, ma una versione, affinata quanto si vuole, di un banalissimo database con relativo motore di ricerca. Per concludere: l’IA è una suggestione che l’informatica ha come sogno nel cassetto fin dalla sua nascita. A quanto pare ci stiamo avvicinando e almeno qualche software entro breve tempo potrebbe arrivarci. Questo genera numerose paure, ma ad un esame più attento non dovrebbero
esserci problemi rilevanti. Dove porterà questa nuova società basata sulla coesistenza di intelligenze naturali ed artificiali è difficile dirlo, ma l’esperienza del passato e numerosi indizi ci indicano che potrebbe essere oltre che interessante, anche proficuo per l’umanità. Detto ciò, personalmente sono ancora abbastanza scettico sulla reale ‘intelligenza’ di tali software. Questo per l’incapacità che la scienza attuale ha di definire la coscienza e quindi eventualmente di trovarla o riprodurla in altri soggetti. La domanda che mi pongo a questo punto è questa: possiamo definire intelligente un software che sa rispondere ad una domanda qualsiasi, ma che è privo di una coscienza, che peraltro come esseri umani non sappiamo neppure qualificare? Io credo di no. Ma questa restaoggettivamente solo una mia opinione.

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