Appreso questa mattina della scomparsa di Papa Francesco la mente è corsa subito a ricordare le due udienze nelle quali le donne e gli uomini del Movimento Cristiano Lavoratori hanno avuto il privilegio di incontrarlo e di ascoltare le sue parole. Mai banali e colme di significato. In occasione dell’incontro del 16 gennaio 2016 Papa Francesco lanciò un forte grido di allarme sulle ricadute sociali negative della mancanza cronica di lavoro e sul peculiare funzionamento del mercato del lavoro nel nostro Paese. Considerazioni opportune, che invitano tutti noi del Mcl a riflettere sulla piaga sociale della disoccupazione e sul connesso “mercato dei favori” che provoca un inefficiente funzionamento del mercato del lavoro. Visto che è, come esorta un documento della Cei [Etica, finanza e sviluppo], “compito dei credenti – in collaborazione con tutti gli uomini e donne di buona volontà – contribuire alla comprensione dei meccanismi sociali ed economici che hanno come conseguenza la violazione della dignità dell’uomo, per individuare, con fatica e non senza contraddizioni, obiettivi, mezzi e forme organizzative per apportare i necessari correttivi.” Questo dovrebbe portare le donne e gli uomini di buona volontà del Mcl, nella loro testimonianza evangelica organizzata nel mondo del lavoro, a contaminare la realtà con la quale si confrontano con il pensiero della Dottrina Sociale della Chiesa e con le riflessioni dei Pontefici.
Per quanto mi riguarda cercherò in questa occasione di tradurre e integrare il linguaggio ed i concetti di Papa Francesco, espressi in quel memorabile incontro di quasi dieci anni fa col pensiero di due economisti: Vito Tanzi ed Edmund Phelps che si sono occupati nella loro ricerca dei temi toccati da Papa Bergoglio durante l’udienza. Come ha giustamente sottolineato Mons. Mario Toso stiamo assistendo “allo svuotamento della civiltà del lavoro e dell’economia sociale, pilastri dello stato sociale e democratico del secolo scorso”. Secondo Papa Francesco, la causa prima di questo svuotamento sono un’economia dell’esclusione (dello scarto) che nega a molte persone il lavoro e, come conseguenza, l’appartenenza al contesto sociale.
Nelle sue riflessioni ci tenne a sottolineare tre aspetti: 1) [Nel nostro operato “Dobbiamo formare, educare ad un nuovo umanesimo del lavoro, dove l’uomo e non il profitto sia al centro; dove l’economia serva l’uomo e non si serva dell’uomo. Perché viviamo in un tempo di sfruttamento dei lavoratori, (…) dove il lavoro non è proprio al servizio della dignità della persona”. Il lavoro è anche condivisione, visto che fornisce l’opportunità di entrare in relazione con gli altri e di unire le persone. Un’occasione che per Papa Francesco non deve essere sprecata. Lavorare, inoltre, come ha sottolineato il premio Nobel dell’economia Edmund Phelps, significa “guadagnarsi con i propri sforzi la possibilità di godere di un tenore di vita accettabile, di avere una famiglia, di partecipare in qualche misura alla vita della comunità”, mentre la dipendenza dagli altri per il proprio sostentamento distrugge la propria autostima”. “(…) Salari, occupazione e disoccupazione non possono essere trattati come il prezzo e la quantità di un qualsiasi bene (…). Per questo il lavoro non deve essere lasciato alle spietate leggi del mercato che portano ad escludere i lavoratori svantaggiati. L’inoccupazione regolare di una parte consistente della popolazione provoca gravi danni alla società attraverso la rottura degli equilibri sociali; 2) bisogna “educare [perché] aiuta a non cedere agli inganni di chi vuol far credere che il lavoro, l’impegno quotidiano, il dono di se stessi e lo studio non abbiano valore (…) è urgente educare a percorrere la strada, luminosa e impegnativa, dell’onestà, fuggendo le scorciatoie dei favoritismi e delle raccomandazioni. Qui sotto c’è la corruzione”. Parole forti, che invitano ad uscire dalla logica che Vito Tanzi chiama il “mercato dei favori”. Né amicizia, né campanilismo, né parentela, né appartenenza allo stesso partito, alla stessa parrocchia, né posizione sociale ed economica dovrebbe portare a trattamenti differenziati tra le persone. Un favore non dovrebbe mai essere fatto aspettandosi in futuro di riceverne un altro in cambio. Non dovrebbe esistere, quindi, nelle relazioni sociali ed economiche un mercato dei favori. Quando le relazioni sono fortemente influenzate, o condizionate per via di relazioni personali, le azioni e le decisioni spalancano la porta ad atti di corruzione. Questo genera nelle persone la falsa credenza che sia più importante curare le relazioni piuttosto che il proprio zainetto formativo fatto di impegno e di studio come ha ricordato Papa Francesco; 3) il lavoro è testimonianza ed ogni persona deve essere messa in grado di portarla quindi la giustizia umana chiede l’accesso al lavoro per tutti. Quello che il Papa Santo Giovanni Paolo II chiamava “il diritto al lavoro: verso la piena occupazione”. Nelle sue parole: “le esigenze del mercato, (…), non devono andare contro il diritto fondamentale di qualsiasi [persona] ad avere un lavoro”.
Per il Nobel Edmund Phelps si potrebbe andare in questa direzione “premiando il lavoro”. Ecco nella sua semplicità estrema la questione da affrontare e risolvere. Visto che per buona parte dei lavoratori il salario calcolato in base alla produttività sociale del lavoro, che ingloba i benefici sociali che scaturirebbero dal passaggio dal non lavoro ad una occupazione regolare, supera e di molto, il salario agganciato alla produttività del settore privato, che è quanto essi potrebbero ottenere secondo le leggi di mercato. E’ dunque necessario che lo Stato intervenga per colmare questa differenza, finanziando il lavoro, piuttosto che il non lavoro, come tendono a fare i tradizionali sistemi di welfare. Nei settori dove la produttività è bassa sarà basso anche il salario offerto. Per premiare il lavoro in misura sufficiente per stimolare sia la domanda che l’offerta di occupazione regolare nelle fasce di lavoratori svantaggiati: i giovani ed i disoccupati di lunga durata, deve essere corrisposto un sussidio all’occupazione, tale da rendere il guadagno appetibile per il lavoratore, senza costo per le imprese. Una sfida che va raccolta. Noi donne e uomini del Mcl siamo stati invitati ed incoraggiati da Papa Francesco a “dare testimonianza [partendo] dallo stile di vita personale e associativo” ed avendo come fari la gratuità, la solidarietà e lo spirito di servizio. Grazie Papa Bergoglio per le parole che ci hai riservato nelle due udienze e per l’esempio che ogni giorno ci hai consegnato, nella salute e nella malattia, fino a questa mattina quando ci hai lasciati smarriti con la tua dipartita.