La Congiuntura e il piano strutturale di bilancio
Il Governo Meloni è occupato a redigere il Piano Strutturale di Bilancio (PSB) che dovrebbe ricondurre il disavanzo dell’Italia al sotto del 3 per cento nel 2026: come richiesto dal nuovo Patto di stabilità, entrato in vigore la primavera scorsa. In altre parole, bisogna ricercare con Bruxelles l'accordo su un programma fiscale che vada oltre la legge di bilancio annuale. Avrebbe già dovuto presentarlo alla Commissione il 20 settembre ma si è giustificato con la necessità di aspettare la revisione dei dati del Pil da parte dell'Istat. Osservando la serie fornita dall’Istituto di Statistica solo lo scorso anno il Pil italiano ha recuperato, superandolo di poco il livello del 2008. Una stagnazione del reddito pro-capite di lunga durata come quella osservata in Italia se dovesse protrarsi metterebbe a rischio la capacità di sostenere il welfare state, col benessere dei cittadini che diverrebbe un gioco a somma zero: disgregando la coesione sociale. Finora la crescita è stata trainata dalla spinta fiscale fornita dal PNRR che ha sostenuto la crescita negli ultimi anni. Ma presto quest’ultima verrà meno, e in assenza di investimenti che aumentino la produttività, in un prossimo futuro, si riproporrà la dolorosa ‘alternativa’ tra la stabilità finanziaria e ristagno della crescita che ha caratterizzato il nostro passato. Pertanto è importante conoscere qual è l’attuale congiuntura? L'attività del settore privato in Italia si è contratta per la prima volta quest'anno, poiché il settore terziario (dei servizi) non è riuscito a compensare completamente il deterioramento dell'attività di quello secondario (costituito dalle industrie di ogni tipologia: manifatturiera, chimica, tessile, farmaceutica, agroalimentare, metallurgica, meccanica, energetica). L'indice composito di ‘Standard & Poors’ (S&P) per settembre è sceso a 49,7, appena al di sotto del limite di 50 che separa l'espansione dalla contrazione. L'indicatore manifatturiero, invece, è scivolato a 48,3, rimanendo al di sotto di 50 per il sesto mese consecutivo mentre i servizi sono scesi a 50,5, nonostante il settore turistico abbia offerto supporto durante l'estate. Questa tendenza sembra essere in linea con i recenti sviluppi nei paesi in difficoltà come Germania e Francia. L’Italia che è la terza economia dell’Eurozona è cresciuta solo dello 0,2% nel secondo trimestre, il che suggerisce che l'obiettivo di crescita del governo per il 2024 di circa l'1% potrebbe essere irrealistico, come molti analisti ritengono. Ciò potrebbe rivelarsi un grattacapo per il Primo Ministro Giorgia Meloni, che deve da un lato rendere sostenibile con la crescita del Pil il debito pubblico e dall’altro mantenere le costose promesse fatte agli elettori, tra cui un taglio delle imposte sui salari di 10 miliardi di euro. La squadra di Meloni dovrebbe presentare il suo bilancio per il 2025 entro la fine del mese. Compiendo un delicato equilibrismo: per accontentare sia la sua base elettorale che l'Unione Europea, che ha posto l'Italia sotto un regime di monitoraggio speciale visti i suoi elevati deficit e debito. La scorsa settimana il Governo Meloni ha confermato che intende ridurre il deficit di bilancio al 2,8% del Pil entro due anni: al di sotto del limite del 3% dell'UE. I mercati hanno per ora reagito favorevolmente agli sforzi italici, con lo spread tra i titoli di Stato nostrani a 10 anni rispetto al Bund tedesco che è rimasto relativamente stabile. Attestandosi intorno ai 130 punti base, vicino ai livelli più bassi degli ultimi mesi. I mercati e l’Europa hanno finora riposto fiducia nella manovra fiscale italiana. Non bisognerà deluderli.