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07/03/2024
I panni stretti dei Banchieri Centrali
La recessione può essere scongiurata solo se la Bce taglierà i tassi con un certo anticipo.

Nel bagaglio di coloro che commentano le decisioni di politica economica dei policymaker non può mancare la capacità di mettersi nei panni dei Banchieri Centrali (BC) o dei Ministri dell’Economia alle prese, rispettivamente, con la politica monetaria e con quella fiscale. Un’espressione spesso abusata che solo parzialmente si concretizza nel compiere lo sforzo di calarsi nella visione e nella percezione dei fatti dei decisori per comprendere come la formazione e l’esperienza maturata condizionino la loro visione del mondo. Vestire i panni dei Banchieri Centrali della Federal Reserve (Fed) e della Banca Centrale Europea (BCE) nella stagione che stiamo vivendo ha una doppia insidia: sia quella della difficoltà di calarsi nei panni e sia quella di interpretare correttamente qual è il modello che influenza le loro scelte. Malgrado ciò proviamoci. Sul fronte dell’Eurozona sono state da poco diffuse le stime dell’inflazione per il mese di febbraio. L’inflazione è scesa dello 0.2% rispetto al dato di gennaio attestandosi al 2.6%. L’inflazione di fondo è al 3,1%, in calo rispetto al 3,3%, mentre quella alimentare è al 4%, in diminuzione rispetto al 5,6%. L’andamento insomma è in discesa su tutti i fronti. Nei manuali c’è scritto che la politica monetaria risulta efficace se opera di anticipo, ovvero se guarda lontano e questo comporta che deve essere vincolata alle previsioni economiche future. In questo scenario considerare l’inflazione core per valutare quella sottostante, come un’’approssimazione’ dell’inflazione attesa, quando gli shock (energetico e della interruzione delle catene del valore) si stanno riassorbendo, a nostro avviso è un errore marchiano. La BCE ha purtroppo, abbandonato da tempo la ‘forward guidance’ per una rivendicata dipendenza delle decisioni dai dati ma ciò non comporta guardare i dati ‘puntualmente’ fino a che non raggiungano l’obiettivo finale e solo allora cambiare l’orientamento della politica monetaria.

Agendo in questo modo l’economia europea nel complesso verrebbe sottoposta ad una stretta monetaria eccessiva e inutilmente dannosa. Considerato che l’epilogo della stretta, non coincide con quello della politica restrittiva da parte delle Banche Centrali nel momento in cui i tassi raggiungono il soffitto ma con il punto di massima resistenza del sistema economico alle restrizioni prima che quest’ultime facciano divenire la recessione un evento ineludibile. I dati puntuali dovrebbero essere una guida per migliorare le previsioni. E cosa dovrebbero suggerire? Posto che la BC ha come obiettivo la stabilità dei prezzi, ciò non significa operare al di fuori della realtà e quindi non può escludere di considerare che l’economia dell’Eurozona è debole il che avrà un impatto sulle aspettative di inflazione e quindi sulle future scelte che verranno compiute sui salari e sui prezzi. La recessione può essere scongiurata solo se la BCE taglierà i tassi con un certo anticipo o meglio senza eccessivi ritardi. Altrimenti il taglio potrebbe essere inutile. Stesso scenario sul fronte americano dove il Governatore Powell ha dichiarato che prima di ridurre i tassi vuole avere maggiori rassicurazioni dai dati che l’inflazione stia scendendo verso il 2%. Anche in questo caso come per la BCE la comunicazione della Fed da troppo tempo ha abbandonato la ‘forward guidance’ e si è concentrata troppo sulla dipendenza dai dati. Ciò fa sì che i mercati finanziari si concentrino indebitamente su piccole variazioni dei dati che non avrebbero alcun impatto sulle previsioni economiche del sentiero dell’economia. La comunicazione, invece, dovrebbe essere mirata attraverso la ‘forward guidance’ e non guidata dai dati al fine di indirizzare le aspettative da cui i dati, in definitiva, dipendono.

Marco Boleo




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