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11/01/2024
La “Tradizione” non è una barriera che divide
In tanti che si sono scandalizzati rassomigliano a quelli stessi che descrive Marco nel suo vangelo: 'Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me'.

Le polemiche sulla Dichiarazione “Fiducia supplicans”, della Sacra Congregazione per la Dottrina della Fede, e firmata da Papa Francesco, si sono consumate a proposito dell’articolo apparso su “Avvenire” il 6 gennaio 2024, a firma di mons. Antonio Staglianò, presidente della pontificia accademia di Teologia, definito spregiativamente “vescovo canterino, che cita cantanti filosofi, psicologi, ma nessun Padre della Chiesa”; l’attenzione si è inoltre soffermata sulla frase nella quale il prelato afferma che il Sommo Pontefice si sarebbe “inventata una nuova benedizione”. Nella mia piccola attività di docente di filosofia e storia, oltre che da umile credente e peccatore, accolgo l’invito dei contestatori a riflettere sulla confusione che avrebbe creato la Dichiarazione del Pontefice nei fedeli, sulla conservazione della Tradizione, sul generico “disordine” degli omosessuali. Non cito, però, i padri della Chiesa, bensì il Padre della Chiesa, Colui che l’ha fondata quando disse a Pietro: “Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa” (Mt 16, 13-20); ha detto precisamente così: la “mia Chiesa”, non “ la tua”, quella stessa Chiesa voluta da Dio, che il Pontefice Giovanni Paolo I definì non solo Padre, ma anche Madre, quella madre che non metterà mai una serpe nelle mani del proprio figlio. Nel vangelo di Matteo (19; 12) Gesù afferma: “Vi sono eunuchi che sono nati così dal ventre della madre; ve ne sono alcuni che sono stati resi eunuchi dagli uomini, e vi sono altri che si sono fatti eunuchi per il regno dei cieli, Chi vuol capire, capisca”.

Dunque vi sono eunuchi che sono nati così dal ventre materno; se lo ha detto Gesù “chi sono io per giudicare” che costoro siano nel disordine? I fedeli cristiani e cattolici, nascono col peccato originale, mentre alcuni avrebbero anche la colpa di essere nati omosessuali sin dal ventre materno? Oppure sono cristiani destinati al disprezzo narcisistico di coloro che hanno accusato il Papa di non avere usato misericordia nei confronti del clero pedofilo? Dice bene mons. Staglianò, “il vescovo canterino”: “Nella persona di Gesù si manifesta un vissuto di amore che è dall’eterno”. In tanti che si sono scandalizzati, aizzando le folle contro il Pontefice definendolo eretico, e che si rifanno alla “Tradizione” della Chiesa, rassomigliano a quelli stessi che descrive Marco nel suo vangelo: “ Quei farisei e scribi lo interrogarono: < Perché i tuoi discepoli non si comportano secondo la tradizione degli antichi, ma prendono cibo con mani immonde?> Ed Egli rispose: “Bene ha profetato Isaia di voi, ipocriti, come sta scritto: Egli rispose: guai anche a voi, dottori della legge, che caricate gli uomini di pesi insopportabili, e quei pesi non li toccate neanche con un dito”. Ecco la “Tradizione”, Gesù non è venuto a stravolgerla, ma a completarla, il che vuol dire che essa non è immobile, ma si completa alla luce della “Parola”; la stessa Lettera ai romani ci ammonisce: “Non conformatevi a questo mondo, ma siate trasformati mediante il rinnovamento della vostra mente, affinché conosciate per esperienza quale sia la volontà di Dio, la buona e gradita volontà” (Rm 12; 2).

Ecco, dunque, individuato il sottile filo che delimita il sano confronto dal dileggio: la Chiesa è chiamata, non a “conformarsi”, ma a “trasformarsi rinnovando la mente”, e la trasformazione non è mai facile e immediata, priva di difficoltà, di grandi discussioni e sofferenze; essa è come un parto, delicato, anche pericoloso, ma alla fine del travaglio viene alla luce una nuova creatura. Anche le accuse secondo le quali “l’invenzione di una nuova benedizione” rasenterebbe il pericolo di cadere nell’accettazione dell’irregolarità degli omosessuali, sono superate quando lo stesso santo Padre ricorda che vi sono tante benedizioni come quelle date agli oggetti, come le statuine dei santi o le immagini sacre, mi chiedo se anche qui non si rasenterebbe l’idolatria perché essi “(…) sono opera della mani dell’uomo. Hanno bocca e non parlano, hanno occhi e non vedono, hanno orecchi e non odono, hanno narici e non odorano, hanno mani e non palpano, hanno piedi e non camminano, dalla gola non emettono suoni” (Salmo 114, 4-7). Il richiamo del Santo Padre alla misericordia, è l’invito del Pastore a non giudicare con gravi pesi chi vive in uno stato che non ha scelto lui di vivere, ma “così sono nati”, di considerarli fratelli tutti nel nome di Dio che è Padre, anzi è Madre (Giovanni Paolo I). Oltretutto, neanche la scienza è riuscita a dare una risposta certa sull’omosessualità, ma solo delle ipotesi, osservando la grande sofferenza che vivono gli omosessuali nella società, nei posti di lavoro e nel proprio intimo; chi siamo noi a sostituirci alla Parola di Dio e agli studi dell’uomo “opera delle Sue mani?”

Alberto Fico




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