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08/01/2024
Qual è la differenza tra deficit e debito pubblico?
I consumi aumentano solo se aumenta il reddito.

Quando si ragiona su deficit e debito pubblico in molti dimenticano concetti basilari di contabilità nazionale branca fondamentale della macroeconomia. Tra le tante affermazioni erronee o approssimative che si sentono o si leggono in giro ad esempio vi è quella che se il debito pubblico è posseduto dai privati rappresenta per loro un credito e perciò è una ricchezza e fino a quando il debito continuerà ad essere sottoscritto non ci saranno problemi di sorta. Per dirimere la questione bisogna però chiarire un aspetto, ovvero, se il debito pubblico rappresenti ricchezza privata o no. A primo acchito la risposta sembrerebbe affermativa. Ma è ‘sempre’ ricchezza privata? In questo caso la risposta cambia e diventa negativa. Noi possiamo avere anche una somma cospicua investita in debito pubblico, ma questa ricchezza diventerà reale solo nel momento in cui: i) o qualcuno accetterà i titoli in nostro possesso come pagamento per la fornitura ad esempio di beni e servizi; ii) o bisognerà tramutare istantaneamente i titoli in nostro possesso in euro coi quali potremmo comprare, di nuovo, beni e servizi. Non solo. C'è anche un altro aspetto da tenere in considerazione ed è quello dell'inflazione. Nel caso riuscissimo a convertire prontamente il titolo del debito pubblico in beni e servizi, invero, questa conversione dovrà essere compiuta ad un valore che dovrà tener conto dell'inflazione cumulata, che diminuisce il valore reale del titolo e che se non compensata porterà ad una diminuzione della ricchezza privata. Perché diminuzione? Perché quello che si evince da quanto detto finora è che la ricchezza è semplicemente la possibilità di acquistare beni e servizi. Se noi non teniamo conto dell'inflazione, nel momento in cui viene convertito il titolo di stato in euro con la quale acquistare per l'appunto beni e servizi, potremmo ricevere una quantità minore di questi, vedendo perciò diminuita la nostra ricchezza.

Insomma per poter dire che il debito pubblico rappresenta effettivamente ricchezza privata, ci dovrà essere: 1) la pronta convertibilità dei titoli di stato; 2) la costanza del valore rispetto all'inflazione. Nel caso le due condizioni non venissero rispettate avremmo di fatto una riduzione della ricchezza privata. Altra affermazione erronea è quella relativa al deficit pubblico. Di recente un parlamentare di un partito di maggioranza ha affermato su X (una volta Twitter) che si chiama deficit, non lo paga nessuno. Aumenta il debito pubblico che viene sottoscritto dal risparmio privato (che a sua volta cresce proprio perché vi è più deficit. Nulla di più falso. Vediamo perché. Nel primo capitolo di qualsiasi manuale di macroeconomia viene riportata la seguente identità contabile del Reddito Nazionale: (S - I) = (G - T) + NX. L’identità afferma che il risparmio privato (S) meno l’investimento privato interno (I) è uguale al deficit pubblico (G - T), più il saldo del conto corrente (NX) della bilancia dei pagamenti. Detta in altro modo: il risparmio privato o finanzia l’investimento privato interno o finanzia il deficit pubblico o finanzia il saldo della bilancia dei pagamenti. Dal che si deduce, portando a sinistra dell’identità (G - T) che (S - I) - (G - T) = NX, che il deficit pubblico viene sottratto al risparmio privato, al quale invece si somma il risparmio pubblico, ovverosia S + (T - G) - I = NX. Il risparmio privato (S) più il risparmio pubblico (T - G) formano il risparmio nazionale. Il deficit pubblico di conseguenza riduce il risparmio nazionale. Quella appena esposta è una identità contabile, valida in ogni dove, che afferma contabilmente l’opposto di quanto afferma il parlamentare in merito al deficit pubblico. Come se non bastasse anche le ricerche del Nobel Franco Modigliani sui deficit pubblici di 33 nazioni hanno avvalorato la validità dell’identità contabile. La sua conclusione è che i consumi aumentano solo se aumenta il reddito e che l'effetto dei deficit pubblici sul risparmio è talmente insignificante da essere quasi trascurabile.

Marco Boleo




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