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22/12/2023
L'umanità di Giovanni Bersani e il suo impegno nel mondo del lavoro
Nel IX anniversario della sua morte, l'attualità della sua testimonianza

Ho sempre sentito il Sen. Giovanni Bersani come un uomo leale, fedele alla Chiesa e a Gesù Cristo, capace di fare grandi sacrifici per la causa comune. Talvolta, specialmente negli ultimi anni, la sua insistenza nel ribadire l’intuizione di ciò che il laico è e che cosa fa per il mondo dava l’impressione di suonare un po’ astratta e ripetitiva. Non a caso, sorgevano vivaci discussioni proprio sul concetto di laicità che per lui volesse riservare quest’ultima categoria a una porzione nella Chiesa (i laici, appunto), mentre un’altra tendenza puntava a considerare la nozione di laicità come un concetto che qualifica l’intera Chiesa. Anche oggi non saprei come dare soluzione alla questione: forse rimangono veri entrambi gli orientamenti, nel senso che il laico deve sforzarsi di ordinare le cose temporali secondo il regno di Dio e, d’altra parte, il presbitero non resta escluso dal prendersi cura per le vicende di questo mondo. Nella nostra storia di Chiesa italiana conosciamo ecclesiastici che, con dedizione e intelligenza, hanno operato a livello sociale o politico; basti pensare a figure quali quelle di don Luigi Sturzo o, più recentemente, di don Giuseppe Dossetti. Pensando alla figura di Giovanni Bersani, non è possibile non fare un accenno alla Lettera a Diogneto, gemma della letteratura cristiana del II secolo, dove un autore anonimo viene messo a fuoco il carattere originale, «paradossale», dell’identità e della prassi dei cristiani, sollecitati da una fedeltà alla cittadinanza celeste e, insieme, da una lealtà nei confronti della «città dell’uomo». A Diogneto interpreta in modo singolare la tensione del rapporto tra fede e politica, tra Chiesa e società, dove il cristiano sperimenta la condizione di trovarsi quasi ai margini della città, nell’atteggiamento vigilante della sentinella: per un verso, egli si occupa della città e se ne prende cura; per l’altro verso, confessa di attendere una redenzione dall’alto, confidando in un messaggio che soltanto dal di fuori può raggiungere la storia degli uomini. Mi chiedo quale icona biblica possa racchiudere in un frammento il tutto dell’esistenza di Giovanni Bersani, così da consentire a una cifra simbolica di entrare nelle pieghe della sua figura, per cogliere l’interiorità spirituale della sua vita di credente e l’esercizio della sua passione educativa, come pure la sua testimonianza ecclesiale di cristiano adulto nella fede, nonché la sua biografia civile di studioso, di giornalista, di politico e di fondatore del Movimento Cristiano Lavoratori.

La sua formazione, infatti, comincia con la frequentazione dell’Azione cattolica e poi delle Acli e già con l’iscrizione alla Dc. Alla Cisl arriva come profondo stimatore di Giulio Pastore ed aveva messo a fuoco come la spirale di aumento dei prezzi, l’incremento automatico della scala mobile e nuova inflazione finisse per danneggiare i lavoratori non tutelando effettivamente i salari e frenando la crescita: da cui il suo impegno nel mondo del lavoro era scritto nella sua grande storia. Ha sempre scolpito una traccia importante nel Sindacato CISL e mantenere ferme le sue posizioni, nonostante le provocazioni delle varie contestazioni, promuovendo al tempo stesso il dialogo con le altre confederazioni e con i lavoratori. Il suo obiettivo principale, infatti, restava quello di rinsaldare l’unità del sindacato per rendere più incisiva la sua azione. Sottosegretario al ministero del Lavoro, la sua passione per la politica, però, era emersa da tempo. Era una persona generosa. Vicino alle esperienze sindacali oppresse dalla dittatura, sostenitore di Solidarnosc e si batté per gli aiuti al movimento polacco con la sua generosità senza fine. Ma era anche uomo capace e stimolatore, disponibile al confronto nella sua visione di cooperatore. Voglio parlare di umanità, di un uomo degno della sua intelligenza, della sua libertà e delle sue aspirazioni e sono convinto che questo uomo si riflette meglio nella semplicità delle beatitudini che nell’intreccio della furbizia politica. Del resto, un politico diventa politico autentico quando impara a distinguere il bene di tutti dal bene personale e dal vantaggio della sua parte politica; e diventa politico buono quando sa scegliere ciò che è bene per il Paese anche se questo va contro la convenienza personale e del suo partito. A me sembra, parlando dell’integrità dell’uomo, dello stile del cristiano, dell’amore come motivazione suprema di un credente, abbia fatto il ritratto più bello di Giovanni Bersani. Quello che colpisce soprattutto dal suo desiderio di coinvolgere i giovani in un cammino di impegno politico o di responsabilità sociale. Da qui l’invito a diventare responsabili verso le generazioni future, cosa che non abbiamo fatto negli ultimi decenni. I giovani hanno bisogno di persone credibili che li stimolino, che facciano loro intravedere la possibilità e la bellezza di una politica fatta di intelligenza, di sincerità, di coerenza, di passione per l’uomo. Il ruolo ideale e concreto non va confuso con ciò che caratterizza l’attuale fase politica italiana, mancano all’appello molte categorie. O meglio, per essere più precisi, alcune culture politiche. Tra queste, la cultura e la tradizione sociale di ispirazione cristiana.

Quello che un tempo veniva definito e denominato come 'cattolicesimo sociale'. Quel filone che, all’interno del cattolicesimo politico italiano, ha contribuito nel tempo a dare risposte politiche e legislative alle istanze, alle domande e alle esigenze concrete che provengono dai ceti popolari e da tutti coloro che nei periodi di trasformazione sociale restano ai margini o rischiano di diventare periferici rispetto ai modelli di sviluppo che si vanno delineando. Una esperienza da Prima Repubblica un preciso riferimento politico e culturale nella Dc e poi, nelle esperienze politiche e partitiche successive, insomma un grande di ispirazione cristiana che, nella concreta azione politica e legislativa, ha trovato forti e significative convergenze con altre esperienze culturali. Un pensiero, comunque sia, animato e caratterizzato da quella cultura di matrice sociale e solidaristica che fa riferimento alla Dottrina sociale della Chiesa. Ora, è un fatto oggettivo che dobbiamo fare i conti con un processo di desertificazione culturale della politica contemporanea. La rimonta del populismo ci ha precipitato in un quadro politico fatto di violenza verbale, delegittimazione morale e politica dell’avversario, giustizialismo, esaltazione della incompetenza e, infine, ci ha portato a una classe dirigente che prescinde da ogni riferimento ideale e culturale. Ma c’è anche una precisa responsabilità dell’articolata area cattolica italiana che non ha più puntato sulla politica e sull’impegno politico concreto. Al punto che coloro che si autodefiniscono 'cattolici' nei vari partiti, lo fanno quasi solo strumentalmente, con nessuna ricaduta politica significativa. Non a caso, la cultura e la tradizione del cattolicesimo sociale e popolare sono di fatto scomparse dall’orizzonte politico contemporaneo. Eppure, c’è bisogno di una nuova e moderna esperienza sociale. Una esperienza laica. ma profondamente radicata nella cultura cattolica del nostro Paese. E questo perché è ormai scoppiata una dura e spigolosa 'questione sociale'. Uomini e donne, giovani e anziani, laureati e non scolarizzati che per motivazioni diverse e a volte contrastanti sono uniti da un disagio sociale e da una condizione di marginalità che la politica nel suo complesso stenta a interpretare, a leggere e a rappresentare sul terreno dell’azione concreta e legislativa. Tuttavia, un’esperienza politica che innovi e rilanci una tradizione che conserva una bruciante attualità è quanto mai necessaria e utile al paese. Per la qualità della nostra democrazia e per la credibilità della stessa politica. La rilettura del magistero politico, sociale, culturale e legislativo di uomini e donne come Giovanni Bersani può essere un elemento decisivo per riprendere il filo di una storia che si è spezzato, ma che non è stato sconfitto.

Gilberto Minghetti




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