PRIMO PIANO
04/12/2023
Argentina, i rischi della nuova politica economica
Alcune delle strategie menzionate da Milei durante la campagna elettorale saranno di difficilissima implementazione.

Proponiamo ampi stralci di un articolo di Vito Tanzi pubblicato su ‘Il Foglio’ il 22 novembre 2023 che inquadra con estrema chiarezza la questione Argentina. L’economista di origini italiane [nato a Mola di Bari] che è stato tra l’altro Direttore del ‘Dipartimento degli Affari Fiscali’ del Fondo Monetario Internazionale per venti anni. In passato ha rilasciato diverse interviste su questo blog e su ‘Traguardi Sociali’ ed ha partecipato quando era Sottosegretario al Ministero dell’Economia ad un convegno organizzato dal Movimento Cristiano Lavoratori (MCL) a Selva di Fasano nel marzo 2003 sui problemi de ‘Il Mezzogiorno’ d’Italia.

“Fino a un secolo fa l’Argentina era uno dei paesi più ricchi e fortunati al mondo. Per questa ragione molti italiani, inclusi alcuni che avevano accompagnato Garibaldi nella spedizione dei Mille, emigrarono in Argentina, e molti fecero fortuna. […] L’Argentina aveva molte risorse naturali e un buon clima. Una delle risorse più importanti era la Pampa, la grande estensione di terreni fertili che permetteva di produrre beni agricoli e alimentari molto desiderati da tutto il mondo, in un periodo quando, a causa del progresso tecnologico, il trasporto per mare era diventato molto più facile ed economico. La Pampa aveva dato ai governi argentini una miniera d’oro che poteva essere sfruttata per ragioni politiche e che poteva permettere spese pubbliche alte, incluse quelle per sostenere i lavoratori che abitavano nelle città. Negli anni dopo la seconda guerra mondiale, Juan Domingo Perón, che aveva trascorso alcuni anni in Italia durante il periodo fascista, diventò presidente dell’Argentina. Con la sua carismatica moglie, Evita, Perón acquisì molto potere politico. […] [Negli anni successivi] l’Argentina intraprese esperimenti economici, come per esempio l’industrializzazione attraverso la sostituzione delle importazioni (promossi dall’allora importante economista argentino, Raúl Prebisch). Questi esperimenti, accompagnati dal continuo tentativo di sostenere alti tenori di vita per i lavoratori urbani, crearono problemi economici che diventarono progressivamente più gravi nel tempo. Dopo gli anni ‘970, l’Argentina ha sperimentato un’esperienza contraria a quella dello sviluppo: declino economico e periodi di alta inflazione. In termini relativi il paese è diventato progressivamente più povero, e il governo ha progressivamente redistribuito povertà piuttosto che ricchezza. Il problema è rimasto fondamentalmente lo stesso: quello di sfruttare la miniera d’oro (la Pampa) per sostenere i tenori di vita alti dei lavoratori che vivevano nelle grandi città, specialmente a Buenos Aires, e che continuavano ad avere un forte peso politico. […] I cittadini sono disposti ad accettare riforme che diminuiscono il reddito di altri cittadini ma non il proprio. L’Argentina ha una distribuzione dei redditi che è lontana dall’essere egualitaria, a dispetto dei tentativi di vari governi di sostenere il reddito di varie categorie. L’indice di povertà è molto alto, ora circa al 40 per cento.

Le politiche che il nuovo presidente Javier Milei ha dichiarato di voler imporre avranno inevitabilmente l’effetto di rendere la distribuzione dei redditi ancora meno equa, e di far aumentare, almeno nel breve termine, l’indice di povertà. […] Milei si confronterà con una situazione economica disastrosa da vari punti di vista, inclusa la situazione climatica, che ha ridotto la produzione nella Pampa, e un’inflazione che al momento è del 143 per cento (ma negli ultimi tre mesi è vicina al 300 per cento, n.d.r.). L’Argentina non ha risorse finanziarie, l’inflazione riduce le tasse [attraverso l’effetto Tanzi-Olivera: ovvero la situazione in cui, in presenza di un periodo di elevata inflazione, risulta una diminuzione delle entrate fiscali che si verifica a causa del lasso temporale tra l’imposizione della tassazione e il momento effettivo in cui il gettito viene incamerato dallo Stato, n.d.r.] e ha enormi debiti, incluso quello verso il FMI. Qualunque miglioramento economico richiederà anni, non mesi. […] Alcune delle politiche menzionate da Milei durante la campagna elettorale (taglio nelle spese pubbliche, chiusura della banca centrale, dollarizzazione dell’economia ecc.) saranno di difficilissima implementazione. Si ricorderà che la dollarizzazione dell’economia fu già provata tre decadi fa, dal governo Menem e dal Ministro Domingo Cavallo [con il ‘currency board’ legando la quotazione del pesos argentino a quella del dollaro americano con un rapporto 1 a 1, n.d.r.). I risultati di quell’esperimento sono noti [all’inizio ha funzionato ma dopo ha peggiorato la situazione, n.d.r]. Molti anni di esperienza economica, inclusi alcuni in Argentina [con 42 missioni del FMI] hanno convinto l’autore di quest’articolo che le cure economiche non hanno successo senza un forte appoggio politico. […].”




Via Luigi Luzzatti 13/a - 00185 ROMA - Tel +39-06-7005110 - Fax +39-06-77260847 - [email protected]
2012 developed by digitalset digitalSet