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01/12/2023
Le prime mosse di Javier Milei
Il sostegno dell’Amministrazione democratica di Biden sarà fondamentale nelle prossime settimane.

Il problema con i politici, soprattutto se populisti, è se effettivamente faranno ciò che hanno promesso durante la campagna elettorale. Per fortuna pare che Javier Milei abbia per ora abbandonato la ricetta della dollarizzazione (con annessa chiusura della Banca Centrale argentina) le cui insidie insieme a Massimo Ricciardi abbiamo cercato di mettere in risalto su questo blog. Ma vediamo come si sta muovendo il neopresidente nello scacchiere internazionale. Martedì scorso ha avuto un incontro coi consiglieri del Presidente degli Stati Uniti Joe Biden a Washington. Il primo passo di quella che probabilmente sarà una relazione cruciale per il paese sudamericano a corto di risorse finanziarie. Milei ha condotto una campagna elettorale ribelle di estrema destra promettendo di punire le élite politiche argentine e di tagliare la spesa pubblica nel bel mezzo della peggiore crisi economica degli ultimi due decenni. Ma potrebbe essere un azzardo. Il sostegno dell’Amministrazione democratica di Biden sarà fondamentale nelle prossime settimane, quando Milei avvierà i negoziati sul travagliato prestito di 43 miliardi di dollari concesso all’Argentina dal FMI, di cui gli Stati Uniti sono il maggiore azionista. Le condizioni che riusciranno a strappare influenzeranno non poco il tenore della manovra finanziaria. Il precedente governo peronista era andato a bussare alla Cina. Nell’incontro coi consiglieri di Biden Milei ha parlato dell’attuale situazione economica e sociale dell’Argentina e della sua nuova posizione internazionale tra le nazioni che rispettano la libertà. Milei ha affermato che la sua politica estera consisterà nell’’allineamento con gli Stati Uniti e Israele’. In una dichiarazione resa dopo la vittoria di Milei, il segretario di stato americano Antony Blinken aveva affermato che l’Amministrazione era ansiosa di lavorare con Milei ‘su priorità condivise a beneficio della popolazione di entrambi i paesi, tra cui la protezione dei diritti umani e della democrazia, la lotta al cambiamento climatico e l’investimento nella classe media’. C’è unità d’intenti.

A Washington un altro componente la delegazione argentina Luis Caputo, ex ministro delle finanze argentino (in carica durante la Presidenza di Mauricio Macri) e considerato il favorito per la guida del Ministero dell’Economia di Milei, ha incontrato funzionari del Tesoro americano e ha programmato di vedere al più presto quelli del Fondo Monetario Internazionale (FMI). Quando nelle prossime settimane inizieranno i negoziati formali con l’FMI, i funzionari dell’Istituzione di Washington dovranno decidere se e come ristrutturare il prestito e quali condizionalità imporre, sulle quali l’Argentina fa affidamento per un antecedente pacchetto non andato a buon fine. Nelle precedenti revisioni del programma di aggiustamento non sono stati raggiunti gli obiettivi centrali di contenimento del deficit fiscale e della monetizzazione del deficit concordati con il FMI e questo non aveva deposto bene. Milei si è impegnato ad arrestare l'emissione di moneta da parte della Banca Centrale e presentare un pacchetto di riforme da “terapia d'urto" al Congresso argentino il prossimo 11 dicembre, compresi tagli alla spesa pubblica per imporre il pareggio del bilancio nel 2024. Ha anche segnalato come ricordato all’inizio che rinvierà l'impegno elettorale per la dollarizzazione dell’economia Argentina. Il direttore del Fondo Monetario Internazionale, Kristalina Georgieva, ha detto lunedì scorso alla Reuters che la sua prima telefonata con Milei la scorsa settimana è stata un "impegno molto costruttivo, una discussione molto seria" ed "un primo passo promettente". Tutto in fin dei conti lascia ben sperare per un accordo che non sia troppo stringente per la già disastrata economia argentina. Pena un aggravamento della già compromessa situazione economico-sociale con una povertà che affligge più del 40% della popolazione.

Rudi Rodriguez




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