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21/11/2023
La sconfitta del partito peronista al potere in Argentina
Il candidato vincitore ha promesso l’abbandono del peso argentino, svalutatosi del 1200% negli ultimi 5 anni e diventato ormai carta straccia.

Javier Milei, un sedicente anarco-capitalista, è stato eletto la scorsa domenica Presidente dell'Argentina. L’outsider libertario ha sconfitto il candidato del partito peronista al potere Sergio Massa. Ma non sarà facile per Milei attuare le riforme economiche necessarie per risollevare l’Argentina dalla sua crisi endemica anche perché non avrà una maggioranza solida ed omogenea ma dovrà necessariamente stringere accordi sui singoli provvedimenti. Intanto la notizia positiva è la sconfitta dei peronisti che negli ultimi vent’anni sono stati al potere per sedici ed a detta di molti osservatori hanno rappresentato il partito più corrotto ed incapace dell’intero sistema politico occidentale. Arrivato anche a truccare le statistiche sull’inflazione con una pesante reprimenda del Fondo Monetario Internazionale. Massa era un candidato impresentabile. Ministro dell’Economia di un paese al collasso economico, con l’inflazione vicina al 300% ed il 40% della popolazione al di sotto della soglia di povertà, ha pure rischiato di diventare Presidente. Milei sarà un esperimento unico del suo genere da seguire. In ogni caso, non potrà fare peggio dei peronisti. Con l’elezione di Javier Milei in Argentina ha inizio un nuovo esperimento finanziario dopo quello della convertibilità del 1991 ideato dal Ministro dell’Economia Domingo Cavallo (Governo Menem) e finito in malo modo nel 2001. Il candidato vincitore ha promesso l’abbandono del peso argentino, svalutatosi del 1200% negli ultimi 5 anni e diventato ormai carta straccia, il tutto a causa di continue crisi valutarie e di un bilancio pubblico costantemente in deficit finanziato stampando pesos.

Nel 2001 quando saltò il currency board (l’aggancio del cambio del pesos argentino e quello del dollaro americano) un pesos equivaleva ad un dollaro. Oggi per comprare un dollaro occorrono quasi ottocento pesos argentini nel mercato ufficiale e più di mille in quello nero. Dicevamo la valuta argentina sarà sostituita dal dollaro (dollarizzazione) con conseguenze abbastanza imprevedibili ma in ogni caso rischiose, dato che le economie sono ben diverse ed hanno bilance commerciali diseguali. Poi il taglio dei Ministeri (in campagna elettorale il nostro era apparso durante i comizi con una motosega) e tante altre riforme sulle quali ci sono tanti pro e tanti contro, ma soprattutto tanti punti interrogativi. Milei è il primo libertario dopo il mandato di Mauricio Macri, autodefinitosi liberale, ma che non fece nulla se non dei tagli alla spesa pubblica simbolici e con impatto nullo sul deficit di bilancio, aggravando ulteriormente la situazione economico-sociale. L’Argentina con dei conti pubblici completamente fuori controllo ed una Banca Centrale che ha oramai perso ogni credibilità, si è vista costretta ad emettere obbligazioni governative solo in dollari, dato che perfino la stessa popolazione non si fida più del pesos. In proposito gli argentini detengono 250 miliardi di dollari al di fuori del sistema finanziario nazionale e Milei spera che con la dollarizzazione verranno rimessi in circolo e potranno tornare utili alla causa. Il premio Nobel Simon Kuznets amava ripetere che ‘esistono quattro tipi di nazioni al mondo: quelle sviluppate, quelle in via di sviluppo, il Giappone e l’Argentina’. La speranza è che l’unicità argentina possa aiutare anche questa volta un paese all’apparenza spacciato a risalire la china.

Rudi Rodriguez

 




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