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20/11/2023
I tre itinerari dell’economia globale
Per la prima volta da decenni, siamo di fronte ad una combinazione di inflazione elevata e linee di frattura finanziaria.

L’economia globale negli ultimi tempi sta sperimentando una congiuntura critica e pericolosa. I policymaker delle singole nazioni si sono trovati a fronteggiare un raggruppamento unico di sfide combinate tra loro. Prese singolarmente non rappresentano una novità ma la loro combinazione su scala globale è un elemento nuovo e foriero di incertezza. Sul fronte della stabilità monetaria, le Banche Centrali hanno adottato politiche monetarie restrittive per riportare l’inflazione sotto controllo. Mentre su quello della stabilità finanziaria le vulnerabilità sono diffuse: i) coi livelli di debito – pubblico e privato – elevati; ii) i prezzi delle attività (asset), soprattutto quelle immobiliari, gonfiati, e iii) l’assunzione diffusa di rischi nei mercati finanziari. Ciascuna delle due sfide, di per sé, sarebbe difficile da affrontare; ma la loro combinazione è scoraggiante. In un siffatto scenario la consueta Relazione Economica Annuale della Banca dei Regolamenti Internazionali (BRI) di quest’anno ci aiuta ad esplorare il percorso che l’economia globale ha di fronte e le sfide ad esso legate. Nella fervida immaginazione degli estensori della Relazione si tratta, infatti, di un'esplorazione di tre viaggi intrecciati: 1) il viaggio che ha portato l'economia globale alla congiuntura attuale; 2) il viaggio che dovrebbe ancora essere completato e, 3) sullo sfondo, il viaggio che il sistema finanziario potrebbe compiere man mano che la digitalizzazione aprirà nuove prospettive. La posta in gioco è molto alta. I policymaker dovranno lavorare di concerto, traendo le giuste lezioni dal passato per tracciare un nuovo percorso. Lungo l’itinerario la perenne ma sfuggente ricerca di coerenza tra politica fiscale e monetaria tornerà di nuovo ad essere al centro dell’attenzione. La politica prudenziale continuerà a svolgere un ruolo di sostegno essenziale per la stabilità finanziaria. Mentre le politiche strutturali saranno cruciali. Per la prima volta da decenni, siamo di fronte ad una combinazione di inflazione elevata e linee di frattura finanziaria. Per evitare che questi problemi diventino radicati, è tempo di verificare se le attuali impostazioni della politica (economica) siano coerenti con gli obiettivi da raggiungere. In questo contesto, in alcuni ambienti sta emergendo un senso di speranza che l’economia globale possa avere un atterraggio morbido.

Ma occorre essere pronti ad affrontare i rischi significativi che offuscano le prospettive ottimistiche. Un rischio è che l’inflazione elevata possa persistere. Potrebbero emergere nuove pressioni sui prezzi anche alla luce del conflitto arabo-israeliano. In molti paesi del globo, il potere d’acquisto delle famiglie è diminuito, poiché i salari non hanno tenuto il passo con l’inflazione. Con i mercati del lavoro ristretti, nei quali per alcuni datori di lavoro è difficile trovare personale con le competenze adeguate, i lavoratori potrebbero cercare di ristabilire l’equilibrio chiedendo un aumento delle retribuzioni. Le imprese hanno trovato più facile aumentare i prezzi e potrebbero trasferire i costi più elevati sui consumatori, creando una spirale infernale. Una volta che questa rincorsa avrà inizio sarà difficile arrestarla. Nel frattempo, incombono rischi per la stabilità finanziaria. I prezzi del debito e delle attività superano quelli dei periodi passati di rialzo dei tassi di interesse. Finora, ci sono ancora riserve derivanti dai risparmi dell’era della pandemia e da prestiti ottenuti durante gli anni di bassi costi di finanziamento. Ma queste riserve si stanno esaurendo. Man mano che ciò si verifica, la crescita potrebbe rallentare più di quanto attualmente previsto. Le tensioni finanziarie che ne risulteranno probabilmente deriveranno da perdite su crediti. Le banche deboli rischiano di perdere terreno. Storicamente, lo stress bancario spesso va di pari passo con l’aumento dei tassi di interesse. Il debito che cresce, i prezzi degli asset che si gonfiano e l’elevata inflazione aumentano i rischi. La congiuntura attuale soddisfa tutte le aspettative negative. Sebbene le banche siano più resilienti di prima, permangono sacche di vulnerabilità, soprattutto laddove le regole per rendere il sistema bancario più forte non sono state applicate alle banche di piccole dimensioni. I modelli di business che hanno funzionato nell’era dei tassi d’interesse bassi dovranno affrontare prove severe con tassi più alti a lungo termine. L’aumento dei debiti pubblici a livello globale offusca ulteriormente il quadro. L’instabilità finanziaria, se sufficientemente acuta, costringe i Governi a intervenire per sostenere i mercati e provoca una riduzione della crescita del Pil che indebolisce le entrate fiscali. Ciò aumenterebbe i già elevati livelli di debito pubblico. A sua volta, qualsiasi dubbio sulla capacità del Governo di onorare i propri debiti sì aggiunge all’instabilità finanziaria.

Come dovrebbero rispondere i policymaker a queste sfide? Il compito delle Banche Centrali è chiaro: devono ripristinare la stabilità dei prezzi. Ma per fornire alle Banche Centrali più margine per combattere l’inflazione, è necessario adottare misure aggiuntive per garantire la sicurezza e la stabilità delle istituzioni finanziarie e dello stesso sistema finanziario nel complesso. Laddove esistano lacune, potrebbero essere necessarie nuove normative. Lavorando insieme, le Banche Centrali ed i Governi dovrebbero mantenere politiche macroprudenziali rigorose, in quanto ciò può limitare le tensioni che i tassi più elevati impongono alle banche. E una supervisione bancaria più rigorosa potrebbe porre rimedio ad alcuni dei difetti emersi nei recenti fallimenti bancari. La politica fiscale deve però consolidarsi per essere di aiuto nella lotta contro l’inflazione e rafforzare la resilienza finanziaria. Creando delle riserve di bilancio che potrebbero essere impiegate contro future recessioni. L’elevata inflazione e l’instabilità finanziaria non sono emerse per caso. Sono state, rimanendo nella prosa della Relazione Annuale della BRI il risultato di un lungo viaggio, che riflette in gran parte una visione eccessivamente ambiziosa della capacità della politica monetaria di mantenere l’obiettivo di inflazione al 2% e una convinzione più generale che la politica macroeconomica potrebbe sostenere la crescita indefinitamente, senza alimentare l’inflazione. Le mentalità devono cambiare. Vanno riconosciute le carenze di ripetute azioni di emergenza, che stimolano la produzione nei periodi di recessione ma che non riescono a ricostruire le riserve di bilancio quando riprende la crescita. Per promuovere la prosperità economica a lungo termine, i Governi devono rinvigorire le riforme strutturali a lungo trascurate. Senza un confronto con la realtà, si rischia di perdere la fiducia di cui la società ha bisogno nel processo decisionale. Solo la stabilità finanziaria e dei prezzi può garantire una più ampia prosperità economica nel lungo periodo. Tutte le altre scorciatoie sono effimere.

Marco Boleo




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