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03/11/2023
Bce, i possibili scenari per il 2024
L’elevato aumento dei rendimenti a livello globale è dovuto a fattori che vanno oltre il quadro fondamentale offerto dall’Eurozona.

Nella congiuntura attuale la BCE, per bocca della Presidente Christine Lagarde, ha ribadito nell’ultimo Consiglio Direttivo che l’inflazione rimane elevata e che il percorso futuro sarà guidato da forze opposte. In effetti, da un lato le pressioni interne (vale a dire l’andamento dei salari) rimangono elevate, mentre dall’altro quelle inflazionistiche di fondo si sono attenuate poiché le condizioni di finanziamento più restrittive stanno frenando sempre più la domanda aggregata (consumi + investimenti). Lo dicono le analisi e i dati più recenti sui prestiti bancari che continuano a puntare nella direzione di un’attività economica più debole considerato che i prestiti sono in contrazione. Stando così le cose è solo questione di tempo per vederne l’impatto anche sui prezzi: con le fratture nel mercato del lavoro che dovranno diventare più profonde per avere un calo significativo dei salari. Detto questo, le trattative salariali nel 2024 difficilmente offriranno gli stessi risultati generosi avutisi nel 2023. La BCE ritiene che l’andamento dei salari, del ‘CLUP’ (costo del lavoro per unità di prodotto) e dell’’IEC’ (indice economico della complessità) saranno cruciali per definire le strategie future sui tassi d’interesse. Il costo del lavoro e la composizione della produzione e delle esportazioni (misurate dall’IEC), infatti, sono indicatori che consentono di monitorare la competitività e la resilienza di una nazione o di un’area geografica.

Il PEPP (programma di acquisto dei titoli per l’emergenza pandemica) della BCE non cambierà e sarà attivo fino alla fine del 2024. La stessa Presidente Lagarde ha ricordato che argomenti come la fine del PEPP o l’utilizzo delle riserve bancarie non sono stati oggetto di discussione nell’ultimo Consiglio direttivo nonostante le intenzioni di alcuni dei membri aggressivi della BCE (i falchi) fossero diverse. Insomma i rischi legati all’inflazione sembrano essere più bilanciati per via delle forze contrastanti richiamate all’inizio ma c’è da ritenere che i fattori menzionati che si aggiungono ai rischi al rialzo sono principalmente guidati dall’offerta (ovvero prezzi più elevati dell’energia o dei prodotti alimentari a causa del rischio di eventi geopolitici che permane). Pertanto, non c’è molto che la BCE possa fare al riguardo. Nel caso l’Eurozona dovesse subire un altro shock energetico, ad esempio, la Lagarde ha chiarito che la risposta della BCE sarà diversa rispetto al 2022 poiché l’evento colpirà un’economia che ha già sofferto uno shock, che ha tassi di interesse più elevati e che si sta indebolendo. Ribadendo che l’elevato aumento dei rendimenti a livello globale è dovuto a fattori che vanno oltre il quadro fondamentale offerto dall’Eurozona. Ma il recente aumento dei rendimenti malgrado ciò è motivo di preoccupazione per la BCE in quanto aumentano i rischi di condizioni finanziarie ancora più restrittive e quelli di avere un impatto sulla stabilità finanziaria.

Massimo Ricciardi




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