PRIMO PIANO
17/10/2023
Una politica fiscale anti-ciclica
Per uno Stato la capacità di onorare il debito implica che il rapporto tra debito-Pil rimanga, nel lungo periodo, costante ad un certo livello.

Le esperienze di politica economica a partire dagli anni ‘950 ci hanno insegnato che i deficit creati durante le recessioni devono essere compensati da surplus di bilancio nei periodi di crescita elevata del Pil. Quella che viene chiamata ‘austerità’ diventa necessaria quando i governi accumulano debito pubblico perché non compensano i deficit in recessione coi surplus durante le espansioni. Attuando una politica fiscale pro-ciclica. Per giunta spesso i debiti pubblici esplodono per via di sistemi pensionistici sbilanciati (in Italia ogni anno devono essere presi circa 130 mld di euro dalle entrate fiscali per coprire il vuoto dei contributi versati da chi sta ancora lavorando) o per altri provvedimenti scriteriati tipo il superbonus. Pertanto non va dimenticato e la storia finanziaria ce lo insegna che senza errori fiscali marchiani non ci sarebbe (quasi) mai bisogno di rigore fiscale (austerità). Qualche volta questi errori sono aggravati da shock esogeni come la pandemia da Covid-19 e il conflitto russo-ucraino che sono sopraggiunti negli ultimi tre anni. Ma se, per esempio, l’Italia non fosse arrivata alle crisi economiche che ha dovuto fronteggiare con un debito così elevato, accumulato per nessun valido motivo, avrebbe avuto dei margini di manovra che le avrebbero consentito di mitigarne gli effetti negativi. Durante la bassa congiuntura la politica fiscale avrebbe potuto essere più espansiva e non ci sarebbe stato bisogno di austerità con uno spread alle stelle per il timore di un ripudio del debito. Quindi l’austerità è una mera correzione di errori del passato. Quello che ha intrappolato l’Italia negli ultimi trent’anni sono stati la bassa crescita, la produttività stagnante ed il debito pubblico elevato. Urge pertanto avviare un sentiero di rientro del debito, in termini puramente economici. Per percorrerlo senza pericoli bisogna porre attenzione a due fattori.

Il primo è il tasso di crescita del Pil mentre il secondo è l'avanzo del bilancio pubblico al netto della spesa per interessi. Noto come avanzo primario. L’attuale congiuntura vede l’Italia godere ancora del vantaggio di un ‘effetto palla di neve’ positivo, dato dalla differenza tra il costo medio del debito, r, e la crescita del Pil, g, che comporta un’automatica riduzione del rapporto debito-Pil. L’effetto si esaurirà, secondo accreditate previsioni, nel giro di due-tre anni, e tanto più marcatamente quanto più a lungo resteranno alti i tassi d’interesse via via che il debito viene rinnovato. La nostra fortuna per ora è che il nostro debito pubblico sul mercato ha una scadenza media di sette anni. Questa è la ragione per la quale per il Belpaese è fondamentale che il tasso d’inflazione scenda velocemente e che si abbia una robusta crescita del Pil. Per uno Stato la capacità di onorare il debito implica che il rapporto tra debito-Pil rimanga, nel lungo periodo, costante ad un certo livello. In altre parole, debito e Pil devono crescere allo stesso tasso. Il perché è intuitivo: se il debito pubblico crescesse ad un ritmo maggiore del Pil, il debito diventerebbe un multiplo sempre più elevato del Pil, fino a che lo Stato sarebbe impossibilitato a servirlo. Attualmente i mercati sono preoccupati e lo spread sta salendo. Questo perché dai numeri forniti dal Governo Meloni per la naDef non si vede una discesa del debito in rapporto al Pil malgrado le attuali condizioni ancora favorevoli (l’effetto palla di neve positivo ricordato in precedenza). Detto in altro modo se l’Italia non riesce a ridurre il proprio debito pubblico in condizioni favorevoli, sembra difficile che possa farlo in futuro, quando l’effetto palla di neve si sarà esaurito o cambierà di segno divenendo una slavina. Pensare altresì che una nazione come l’Italia possa affidarsi solo ad ampi e crescenti avanzi primari per controllare la dinamica del debito, come sta facendo da trenta anni a questa parte, è molto complicato oltre che poco plausibile e di questo i mercati ne tengono conto.

Marco Boleo




Via Luigi Luzzatti 13/a - 00185 ROMA - Tel +39-06-7005110 - Fax +39-06-77260847 - [email protected]
2012 developed by digitalset digitalSet