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16/10/2023
Il sogno europeo di Giovanni Paolo II
Karol Wojtyla fu eletto Papa 45 anni fa e guidò la Chiesa per oltre ventisei anni.

Dopo il brevissimo pontificato di Giovanni Paolo I, durato solo 33 giorni (dal 26 agosto al 28 settembre 1978), fu eletto papa il cardinale polacco Karol Wojtyla (1920-2005) il 16 ottobre 1978, che prese il nome di Giovanni Paolo II e guidò la Chiesa per oltre ventisei anni, in mezzo a una quantità di problemi. Dopo tanti anni dalla sua morte, le linee guida del suo pontificato continuano a segnare l’orientamento di moltissimi cattolici così che è difficile dare un giudizio imparziale sui suoi valori e le sue possibili lacune. Aveva una grande personalità, corroborata dalla sua esperienza precedente sotto la barbarie nazista (1939-1945) e la dittatura comunista (1945-1978) e fu un papa convinto della sua missione magisteriale e amministrativa in una Chiesa che ha guidato in maniera instancabile, con l’applauso di alcuni, la perplessità di altri e l’ammirazione della maggioranza. Parto dalla considerazione che nel processo di globalizzazione mondiale il divario fra i Paesi ricchi e quelli poveri che va purtroppo sempre più allargandosi. Di fronte alle popolazioni che vivono in condizioni di miseria inaccettabili, dinanzi a quanti versano in situazioni di fame, di povertà e di crescenti sperequazioni sociali, è urgente intervenire a salvaguardia della dignità della persona e per la promozione del bene comune. Qual è l’Europa che oggi si dovrebbe sognare? Mi si consenta di tracciare a ricordo dell’anniversario dall’inizio del Pontificato, un rapido abbozzo della visione che ha saputo infondere per un’Europa unita. Pensava ad un’Europa senza nazionalismi egoistici, nella quale le nazioni vengono viste come centri vivi di una ricchezza culturale che merita di essere protetta nella quale le conquiste della scienza, dell’economia e del benessere sociale non si orientano ad un consumismo privo di senso, ma stanno al servizio di ogni uomo in necessità e dell’aiuto solidale per quei paesi che cercano di raggiungere la meta della sicurezza sociale. Possa l’Europa, che ha sofferto nella sua storia tante guerre sanguinose, divenire un fattore attivo della pace nel mondo!

Pensava ad un’Europa la cui unità si fonda sulla vera libertà. La libertà di religione e le libertà sociali sono maturate come frutti preziosi sull’humus del Cristianesimo. Senza libertà non c’è responsabilità né davanti a Dio, né davanti agli uomini. Soprattutto dopo il Concilio Vaticano II la Chiesa vuole dare un ampio spazio alla libertà. Lo Stato moderno è consapevole di non poter essere uno Stato di diritto se non protegge e promuove la libertà dei cittadini nelle loro possibilità di espressione sia individuali che collettive. Pensava ad un’Europa unita grazie all’impegno dei giovani. Con tanta facilità i giovani si capiscono tra di loro, al di là dei confini geografici. Come può nascere, però, una generazione giovanile che sia aperta al vero, al bello, al nobile e a ciò che è degno di sacrifico, se in Europa la famiglia non si presenta più come un’istituzione aperta alla vita e all’amore disinteressato? Una famiglia della quale anche gli anziani sono parte integrante in vista di ciò che è più importante: la mediazione attiva dei valori e del senso della vita. L’Europa che era nella sua mente era quella di un’unità politica, anzi spirituale, nella quale i politici cristiani di tutti i paesi agiscono nella coscienza delle ricchezze umane che la fede porta con sé: uomini e donne impegnati a far diventare fecondi tali valori, ponendosi al servizio di tutti per un’Europa dell’uomo, sul quale splenda il volto di Dio. Questo è il segno che portava nel cuore e che voleva affidare alle generazioni future. Concludendo. E’ quanto mai indispensabile che il processo di globalizzazione in atto sia animato da valori etici di fondo e finalizzato allo sviluppo integrale di ogni uomo e di tutto l’uomo; occorre che le coscienze siano educate a un alto senso di responsabilità e di attenzione al bene dell’intera umanità e di ogni suo singolo componente.

Gilberto Minghetti




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