PRIMO PIANO
13/10/2023
Un premio Nobel meritato
Il lavoro di Goldin ha “vaste implicazioni sociali” ed in particolare potrebbe informare la classe politica nei paesi che si stanno ancora sviluppando lungo i percorsi che l’economia statunitense ha già seguito in precedenza.

Claudia Goldin, professoressa di Economia del lavoro dell'Università di Harvard, ha vinto il Premio Nobel per l'economia per i suoi studi sul ‘gender gap’: il divario tra genere maschile e femminile nel mercato del lavoro. La Commissione dell’Accademia di Svezia ha dichiarato che la Goldin ha fornito il primo resoconto completo dei guadagni delle donne e della dinamica nel mercato del lavoro nel corso dei secoli, indagandone il cambiamento e presentando le principali cause del ‘gender gap’ ancora esistente. La Goldin, nata a New York nel 1946, è stata la prima donna a ricevere una cattedra in numerosi dipartimenti universitari, tra i quali quelli di Harvard. Diventa solo la terza donna a vincere il premio, dopo Elinor Ostrom nel 2009 ed Esther Duflo nel 2019, ma la prima a vincerlo da sola. Randi Hjalmarsson, membro del Comitato, ha affermato che la Goldin ha combinato gli strumenti di un economista del mercato del lavoro con quelli utilizzati dagli storici dell’economia per tracciare l’evoluzione dell’occupazione femminile negli Stati Uniti nel corso di oltre 200 anni, quando un’economia prevalentemente agricola si è trasformata in un’economia industriale e poi in una economia terziaria. “Doveva essere una detective”, ha continuato Hjalmarsson, descrivendo come la Goldin avesse scoperto e interpretato nuove fonti di dati per periodi in cui l’occupazione ed i guadagni delle donne spesso non venivano registrati, dimostrando che il loro tasso di occupazione era molto più alto di quello mostrato nei censimenti dell’Istituto di Statistica americano. Una delle sue scoperte più controintuitive è stata quella che la partecipazione delle donne al lavoro retribuito non è aumentata costantemente nel tempo, o in linea con la crescita economica, ma ha avuto una curva a U.

Quasi il 60% delle donne sposate lavorava alla fine del XVIII secolo - comprese quelle che lavoravano in agricoltura, nelle industrie artigianali e in casa - ma questa percentuale è diminuita nel corso del secolo successivo, quando l'industrializzazione ha reso più difficile combinare il lavoro nelle fabbriche con i doveri familiari. Anche nel XX secolo, i progressi nel colmare il divario di genere in termini di occupazione e reddito sono stati “lenti e sporadici” - ha scoperto la Goldin nelle sue ricerche - dimostrando al contempo che queste tendenze a lungo termine erano principalmente dovute a cambiamenti nell’occupazione delle donne sposate. Le barriere palesi, come la legislazione che impediva alle donne di rimanere in posti di lavoro come insegnanti o impiegate quando si sposavano, hanno giocato un ruolo in questo senso così come i cambiamenti strutturali nel mercato del lavoro. Il divario retributivo di genere negli Stati Uniti si è ridotto all’inizio del XX secolo con l’aumento del lavoro d’ufficio e dell’istruzione secondaria. Ma la Goldin ha scoperto che, nel contempo, la quota del divario dovuto alla discriminazione contro le donne è più che raddoppiata. La discriminazione salariale nei confronti delle donne, infatti, è aumentata all'inizio del XX secolo, quando la crescita del settore dei servizi ha portato i datori di lavoro ad abbandonare i contratti a cottimo a favore di strutture salariali mensili che tendevano a premiare il lungo servizio, senza interruzioni da parte dei figli. Ma la ricerca della Goldin ha anche mostrato l’influenza persistente delle scelte educative che le donne avevano fatto all’inizio della loro vita – quando non si aspettavano di trascorrere molto tempo nel mercato del lavoro – che ha limitato le loro scelte successivamente quando hanno cercato di tornare al lavoro quando i loro figli hanno raggiunto l’indipendenza. Un altro studio cruciale da lei condotto, di cui è coautrice insieme al marito Lawrence Katz, ha mostrato come l’introduzione della pillola contraccettiva in momenti diversi nei diversi Stati degli Stati Uniti abbia portato le donne a pianificare e investire nella propria carriera.

Jason Furman, collega di Harvard ed ex consigliere economico di Barack Obama, l'ha descritta come "una studiosa innovativa che ha rimodellato il modo di pensare sulla disuguaglianza, sulle donne nella forza lavoro e molto altro ancora", nonché "una generosa mentore per generazioni di studenti”. Sebbene la Goldin non utilizzi la sua ricerca per trarre delle conclusioni di politica economica, il Comitato per il Nobel ha affermato che il lavoro di Goldin ha “vaste implicazioni sociali” ed in particolare potrebbe informare la classe politica nei paesi che si stanno ancora sviluppando lungo i percorsi che l’economia statunitense ha già percorso in precedenza. A livello globale, circa il 50% delle donne lavora, rispetto all’80% degli uomini e il divario è ancora maggiore in alcune parti dell’Asia meridionale, del Medio Oriente e del Nord Africa. Le donne guadagnano ancora in media meno degli uomini e occupano meno posti di lavoro di alto livello, sebbene la percentuale di quelle che lavorano sia triplicata in molti paesi ad alto reddito nel corso dell’ultimo secolo. Il libro più recente della Goldin: ‘Career and Family’, attribuisce tutto questo al fenomeno dei ‘lavori avidi’, in cui le persone disposte a svolgere orari imprevedibili e lunghi possono ottenere una retribuzione oraria più elevata, mentre coloro che scelgono di essere “di cura’ per i doveri genitoriali pagano una penalità alla carriera professionale.

Massimo Ricciardi




Via Luigi Luzzatti 13/a - 00185 ROMA - Tel +39-06-7005110 - Fax +39-06-77260847 - [email protected]
2012 developed by digitalset digitalSet