La storia non si snoda come una catena di anelli ininterrotta. In ogni caso molti anelli non tengono … La storia gratta il fondo come una rete a strascico con qualche strappo e più di un pesce sfugge. Questi estratti dalla poesia di Eugenio Montale ‘La storia’ contenuta in ‘Satura, Mondadori 1971’ ci aiutano a comprendere come la narrazione degli episodi inflazionistici passati ci possa aiutare a comprendere quello attuale. Con le cautele del caso richiamate dal Nobel della letteratura nel suo componimento. Fuor di metafora pur se la storia non è esattamente la stessa con gli anelli che mancano è ricca di insegnamenti. Negli ultimi due anni, le principali banche centrali hanno attuato il ciclo di inasprimento della politica monetaria più rapido e sincronizzato della storia recente: nel tentativo di contenere l’inflazione. Oramai nell’Eurozona e nel Regno Unito, i tassi di interesse ufficiali si stanno avvicinando ai livelli “terminali” (picco del ciclo) stimati. Questa politica monetaria risoluta pur dimezzando i tassi d’inflazione li lascia ben al di sopra del target del 2%. Inoltre, le prospettive sono incerte. Come ha affermato di recente Jerome Powell, il Governatore della Federal Reserve, la politica monetaria “naviga seguendo le stelle sotto cieli nuvolosi”. I policymaker pertanto si trovano ad affrontare complicati trade-off nelle loro prossime decisioni mentre devono bilanciare le forze contrastanti di un’inflazione di base persistentemente elevata, della debolezza macroeconomica emergente e della forza incerta e dei ritardi nella trasmissione della politica monetaria.
Vi è inoltre una crescente consapevolezza del fatto che in un mondo caratterizzato da un’inflazione persistente, i tassi di interesse potrebbero dover rimanere elevati più a lungo. Cosa ci insegna in proposito la storia passata? Osservando l’esperienza storica della lotta all’inflazione narrata da Alfred Kammer, Anil Ari, Carlos Mulas-Granados, Victor Mylonas, Lev Ratnovski, Wei Zhao nella loro ricerca dal titolo: ‘Beware of premature celebrations on inflation’ nella quale hanno raccolto dati tratti da 100 shock inflazionistici verificatisi in tutto il mondo a partire dagli anni ‘970, cerchiamo di cogliere le somiglianze con le perturbazioni dei prezzi energetici e alimentari attuali. Che come è noto sono state un un fattore chiave delle spinte inflazionistiche in Europa. La narrazione passata ci dice che l’inflazione è molto spesso persistente e che è fondamentale non allentare prematuramente le politiche monetarie in risposta a cali temporanei dell’inflazione. Il che vuole dire che i tassi di interesse probabilmente dovranno rimanere elevati per un periodo più lungo – e che, sebbene la lotta all’inflazione spesso comporti azioni a breve termine, ha delle ripercussioni a lungo termine. Potrebbero, infatti, essere necessari anni per risolvere la situazione: ovvero per riportare la crescita dei prezzi ai livelli pre-shock. Storicamente, il 40% degli shock inflazionistici sono rimasti irrisolti anche dopo cinque anni. Nel restante 60%, ci sono voluti comunque in media tre anni per riportare l’inflazione ai livelli pre-shock. In secondo luogo nella lotta all’inflazione i ‘festeggiamenti prematuri’ – cali transitori dell’inflazione che hanno indotto i policymaker ad allentare la politica restrittiva troppo presto – sono estremamente comuni. In quasi tutti (90%) gli episodi di inflazione irrisolti l’inflazione è diminuita sostanzialmente nel primo o nei due anni successivi allo shock iniziale, per poi accelerare nuovamente o stabilizzarsi su livelli elevati. Oggi i festeggiamenti prematuri sembrano rappresentare un grosso rischio per il processo decisionale. I banchieri centrali hanno ragione ad avvertire che la lotta è lungi dall’essere finita anche se i recenti dati sull’inflazione mostrano una gradita discesa. Ma come si colloca l’orientamento della politica macroeconomica tra i paesi che hanno risolto con successo l’inflazione in passato e quelli che non l’hanno fatto.
Qui il messaggio principale che arriva dall’esperienza storica è che i paesi che hanno risolto con successo l’inflazione hanno inasprito le loro politiche macroeconomiche di più rispetto ai paesi che non hanno risolto il problema dell’inflazione. Inoltre l’aspetto cruciale è che i paesi che hanno risolto il problema dell’inflazione hanno mantenuto un orientamento di policy costantemente restrittivo per un certo periodo di tempo. Queste lezioni riguardano principalmente la politica monetaria, che è in prima linea nella lotta contro l’inflazione ma sono importanti anche per la politica fiscale che non dovrebbe aumentare le pressioni sui prezzi e che dovrebbe essere chiaramente mirata alle fasce più vulnerabili della popolazione. Questa relazione, tuttavia, si è invertita su un orizzonte più lungo, di cinque anni, nel quale i paesi che hanno risolto l’inflazione sono riusciti a ottenere una crescita più elevata e una disoccupazione inferiore rispetto ai paesi che hanno lasciato andare l’inflazione. Gli aspetti economici alla base di questo risultato economico sono intuitivi. Esiste un trade-off (compromesso) macroeconomico tra la riduzione dell’inflazione da un lato ed il raggiungimento di una crescita più elevata e una riduzione della disoccupazione dall’altro. Ma la cosa ancora più importante è che questi compromessi sono temporanei e si dissipano una volta che l’inflazione viene tenuta sotto controllo. Al contrario il lasciare irrisolta l’inflazione comporta i propri costi di instabilità e di inefficienza macroeconomica. Questi costi sono di lunga durata e si accumulano finché l’inflazione rimane elevata. Concludendo le lezioni della storia sembrano chiare. Nella lotta contro l’inflazione i policymaker dovrebbero mostrare perseveranza ed evitare festeggiamenti prematuri: dimostrando credibilità e coerenza politica e tenendo d’occhio il medio termine e non il breve periodo. Facendo orecchie da mercante nei confronti delle lamentele dei politici.
Marco Boleo