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29/09/2023
Il mercato del lavoro che cambia
I progressi nell’automazione e nella digitalizzazione avranno senza dubbio un impatto senza precedenti sulle prospettive dei lavoratori e delle loro famiglie.

Non c’è dubbio che la trasformazione a lungo termine dei nostri sistemi economici dipenderà dalle spinte del progresso tecnologico e dal modo in cui si dipanerà. Tra le tante sfide che abbiamo difronte i recenti progressi nell’automazione e nella digitalizzazione avranno senza dubbio un impatto senza precedenti sulle prospettive dei lavoratori e delle loro famiglie, sul benessere di tutta la collettività e sulla disuguaglianza nella distribuzione dei redditi. In passato, il mercato del lavoro e le istituzioni politiche erano cruciali nella condivisione degli incrementi di produttività tra capitale e lavoro derivanti dall’innovazione, soprattutto dal secondo dopoguerra fino all’inizio degli anni 970 quando si manifestarono i primi shock dal lato dell’offerta. Più recentemente, l’automazione ha generato perdenti, soprattutto tra coloro la cui produttività non è stata migliorata dall’interazione tra la tecnologia e le loro competenze. Guardando al futuro, l’impatto dell’intelligenza artificiale sulle prospettive occupazionali dei lavoratori potrebbe essere diverso da quello osservato nel recente passato, e anche i lavoratori altamente qualificati potrebbero impattare con esiti negativi sul mercato del lavoro. Le conseguenze reali di questa nuova ondata tecnologica, tuttavia, metteranno probabilmente in discussione diversi aspetti, non solo del mercato del lavoro - come la determinazione dei salari e la ripartizione della rendita tra imprese e lavoratori – ma anche del moderno stato sociale - come i regimi di assicurazione contro la disoccupazione ciclica e tecnologica. Come è noto l’innovazione è alla base della generazione di rendite di tipo ‘schumpeteriano’ che scaturiscono dalla posizione di temporaneo monopolio che l’impresa si è conquistata sul mercato in virtù della produzione di nuovi beni o servizi.

Stando così le cose i proventi ottenuti dalla vendita di questi ultimi possono essere ripartiti differentemente all’interno dell’impresa. L’ipotesi del rent-sharing afferma che le imprese più innovative dovrebbero avere salari più elevati e condizioni contrattuali migliori, qualora i lavoratori fossero dotati di sufficiente potere contrattuale per appropriarsi dell’extra-rendita ottenuta dall’impresa innovativa sul mercato. Politiche e istituzioni completamente nuove, disegnate alla bisogna, in questo contesto, saranno fondamentali per promuovere la concorrenza, favorire una transizione graduale e rafforzare la crescita inclusiva. Nel quale i regimi di reddito minimo ed i programmi di formazione ed apprendimento permanente potrebbero essere utili per sostenere i lavoratori maggiormente a rischio di finire al di fuori del mercato del lavoro. Il percorso che abbiamo davanti non è tracciato. Investigare attivamente questi strumenti di policy e mettere in discussione la saggezza convenzionale è oggi della massima importanza. Per l’accademia la sfida sarà quella di fornire gli strumenti teorici ed empirici per supportare e guidare le prossime decisioni politiche. Per i decisori che sono responsabili dell’attuazione di queste politiche, invece, sarebbe utile uno sguardo più attento ai recenti progressi nell’economia e nelle scienze sociali. Mettendo da parte le soluzioni di corto respiro (prepensionamenti è aiuti indiscriminati) che non hanno alcuna prospettiva in un mondo che cambia repentinamente.

Marco Boleo




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