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17/07/2023
Rilancio al Centro
L’aspetto più importante delle vicende che riguardano le novità nel campo politico centrista è rappresentato dalla volontà di ridare spazio e ruolo al popolarismo.

Forza Italia, ritrovatasi senza Silvio Berlusconi, ha insediato il vice presidente del Consiglio Antonio Tajani alla guida del partito che, nel prossimo anno, dovrà celebrare il suo Congresso per decidere la futura leadership, prima delle elezioni europee. Non vi è dubbio che la soluzione trovata è quella più in linea con la necessaria continuità dell’era berlusconiana. Tajani ha rappresentato il personaggio più fedelmente impegnato, sul piano politico, ad applicare le indicazioni dell’indiscusso leader. Il discorso di insediamento, oltre il doveroso omaggio, ha espresso una forte esigenza di identità non solo ideale e culturale, ma come caratterizzazione politica anche nei riguardi della coalizione di governo. “Saremo protagonisti” - ha specificato il neosegretario - ”Niente compiacenza. Alleati ma diversi. Porteremo i nostri valori sul tavolo”. Non vi è dubbio che la tenuta di Forza Italia sia importante per la saldezza e l’equilibrio di una coalizione politica e di governo che deve affrontare non solo questioni decisive, ma anche per consolidare una relazione costruttiva con le istituzioni europee da cui dipende molto del futuro dell’Italia. Ma al centro del sistema politico del Paese si muove anche qualcos’altro. L’elezione alla guida del Pd della Schlein che Piero Fassino su Il Domani ritiene ispirata “ad un radicalismo di tipo americano”, ha spostato nettamente verso sinistra il baricentro del partito, rendendo ancora più irrilevante il peso di coloro che, attraverso la Margherita e l’Ulivo, avevano pensato ad una forza che avesse nel suo dna anche gli orientamenti culturali e politici del popolarismo. L’uscita dal Pd di Giuseppe Fioroni – dal novembre 2021 vicepresidente dell’importante Istituto Toniolo; presidente è il Vescovo di Milano Mario Enrico Delpini - ha rappresentato una novità, in quanto si è ribaltato il piano inclinato che aveva visto lo scivolamento dei cattolici democratici verso la sinistra. All’interno del Pd, incredibilmente, la cosa è passata pressochè inosservata e totalmente ignorata dal dibattito, nonostante che il parlamentare di lungo corso avesse avuto importanti incarichi all’interno della Margherita (segreteria organizzativa, politiche della solidarietà, enti locali) e come ministro della Pubblica Istruzione dal 2006 al 2008.

Ma la cosa non è finita lì. Fioroni ha avviato un percorso che tenterà di mettere insieme per le elezioni europee tutte le forze e i movimenti del centro popolare. Non a caso la sua nuova formazione si chiama Tempi Nuovi – Popolari Uniti. Giorgio Merlo, anche lui già parlamentare del Ppi, dell’Ulivo e del Pd ne ha scritto su Avvenire il 5 luglio argomentando l’ “apporto decisivo e qualificante dei cattolici democratici, popolari e sociali” per “declinare concretamente una politica di centro”. Si tratta di una iniziativa che potrebbe creare inedite sinergie. Alla presentazione del nuovo movimento a Roma al Bonus Pastor, infatti, erano presenti oltre a molti ex parlamentari del Ppi, della Margherita e del Pd, anche i parlamentari di Italia Viva Elena Bonetti e Enrico Borghi che hanno sviluppato significativi interventi. Probabilmente, per Matteo Renzi, anche lui uscito a suo tempo dal Pd, dopo il fallimento del progetto con Calenda e nella ipotizzata (da lui auspicata) fragilità di Forza Italia del dopo Berlusconi, l’area del centro si presenterebbe come un terreno (di caccia?) per costruire una posizione che potrebbe entrare nelle prospettive che si aprono in vista delle elezioni europee e le implicazioni che queste potrebbero avere sulla situazione politica dell’Italia. E’ una “coabitazione” complicata e rischiosa, limitata dal fatto che, mentre la nuova formazione di Fioroni si richiama al Ppe, quella di Renzi è, attualmente, collocata tra i liberali di Macron. In Europa si è aperta una fase nella quale si segnalano cambiamenti politici. Lo scontro, prima in Commissione e poi in Parlamento, tra il Ppe e i socialisti con gli ambientalisti, sulla Legge per i ripristini della Natura nelle aree agricole, non appare limitato solo ad un conflitto sui contenuti: da un lato un ambientalismo pragmatico, all’interno di una visione di bene comune, che tenga conto delle ricadute sul mondo produttivo e sui costi, dall’altro uno schema ideologico che vedrebbe sacrificare ogni altra istanza per il primato assoluto all’obbiettivo green. Siamo, invece, in presenza di una vicenda politica che, a fronte dell’esasperato programma delle sinistre europee, vede Manfred Weber porsi l’obbiettivo di una nuova maggioranza che metterebbe insieme popolari, conservatori e liberali, delimitata rispetto alle formazioni di destra più marcata (Le Pen e Afd). Se tale posizione - anche per una divisione interna al Ppe - oggi non è maggioritaria, non è escluso che, dopo le elezioni di maggio del 2024, ciò non possa determinarsi. Tutto ciò avrebbe un corollario interno all’Italia, sul quale fioriscono ipotesi, ovviamente, tutte da verificare.

Qualora venisse archiviata la maggioranza Ursula e prevalesse quella ipotizzata da Weber, da qualche parte si potrebbe auspicare di omologare a questa anche la maggioranza di governo dell’Italia. Ovviamente quest’ultimo obbiettivo che comporterebbe l’emarginazione e l’uscita di Salvini - che peraltro si è sempre opposto alle richieste di Giorgetti di entrare nel Ppe – finirebbe per aprire una fase dagli esiti incontrollabili. Progetto ambizioso e di difficile realizzazione. Qualcuno, però, fa osservare che Matteo Renzi, che starebbe pensando a questa prospettiva, si è mostrato capace delle più spericolare azioni politiche: dall’ alleanza del Pd con il M5Stelle, alla sostituzione politica di Conte con Mario Draghi. Per la verità, al di là di ipotesi strategiche e di un disinvolto tatticismo, l’aspetto più importante delle vicende che riguardano le novità nel campo politico centrista è rappresentato dalla volontà di ridare spazio e ruolo al popolarismo. Un vero primato del popolarismo europeo che fermi le involuzioni del neo ideologismo relativista e green della sinistra è la questione politica sulla quale si gioca il futuro della Ue e di alcuni singoli paesi. Si avverte la necessità di quel lievito culturale prima che politico che pone al centro la persona, i suoi diritti e i suoi doveri, di quell’attenzione al pluralismo sociale, di quella valorizzazione di ciò che unisce e non fa dell’avversario un nemico, di quella capacità di coniugare valori e necessità, di quel moderatismo che sa scegliere. In una parola di quella politica di servizio che ha caratterizzato il pensiero politico di ispirazione cristiana, inquadrato nella Dottrina sociale della Chiesa. Irrobustire il salvaguardare il centro non è una operazione di geometria politica e di bilanciamento. E’ innanzitutto ritrovare il sentiero smarrito.

Pietro Giubilo




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