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16/06/2023
Il potere delle idee economiche
In risposta ad una recessione economica sarĂ  opportuna una politica fiscale espansiva.

Le idee economiche, se connesse alla definizione ed alla misurazione delle politiche economiche, assumono un potere immenso. Lo storico Adam Tooze che quattro anni fa sul suo seguitissimo blog si è espresso in questi termini ha ragione. Quella del ‘vuoto di Pil’ (output gap), ad esempio, finora alla base delle raccomandazioni fiscali della ‘Commissione Europea’, ha avuto il potere di condizionare le sorti economiche dei Paesi dell’Eurozona. Il concetto su cui si fonda l’’output gap’ è abbastanza chiaro. La politica monetaria e quella fiscale devono essere passate al vaglio in rapporto a qualcosa. Quando si ragiona in termini di politica economica non è sufficiente dire, in particolare, che la politica fiscale è espansiva o che quella monetaria è restrittiva. Quello che bisogna sapere è lo stato del sistema economico sul quale si imposta la manovra di politica economica. In risposta ad una recessione economica sarà opportuna una politica fiscale espansiva. Ma di quanto dovrà esserlo? La risposta dipende da quanto è stata forte la recessione. O se preferite da quanto l’attuale andamento ciclico del sistema economico è lontano dal suo potenziale strutturale. Viceversa, in risposta ad un surriscaldamento del sistema economico ci si aspetterebbe una manovra di politica economica restrittiva, tanto più che un ‘boom’ tenderà a migliorare la posizione fiscale generando maggior gettito. Ma, ancora, in che misura? Nel formulare tali giudizi, la nostra valutazione dipende dal divario tra il livello attuale di Pil e quel valore che non è direttamente osservabile: il Pil potenziale. Prima degli anni ‘70 del secolo breve questa era la cultura economica. La macroeconomia era sostanzialmente vista come un problema di ingegneria. Gli obiettivi erano quelli di mantenere un sistema economico su un sentiero di piena occupazione e di bassa inflazione: il ‘fine tuning’. Mediante l’utilizzo di appropriati strumenti di policy le autorità di politica economica avrebbero mantenuto gli aggregati macroeconomici sui sentieri desiderati: l’operare di funzioni di reazioni, che altro non sono che particolari servomeccanismi, presupponevano una visione del sistema economico analoga a quella di un circuito idraulico.

Il Pil potenziale, il ‘vuoto di Pil, il saldo di bilancio strutturale, non sono pertanto invenzioni della tecnocrazia miope dell’Unione Europea e del suo impianto derivante dall’ordo-liberalismo ma della teoria economica Keynesiana elaborata al di là dell’Atlantico: la ‘New Economics’ durante l’Amministrazione del democratico J. F. Kennedy nella prima metà degli anni ‘60 del secolo breve prima che si concludesse tragicamente. Qualcuno ci potrebbe dire che i Keynesiani d’America hanno travisato il pensiero del loro maestro ma a nostro avviso lo hanno espresso in termini quantitativi. Quando si fece largo una visione attiva e ottimistica della politica economica, il cui compito doveva essere quello di riportare la domanda aggregata (consumi più investimenti) in linea con la crescita reale potenziale. Il termine ‘stabilizzazione’, infatti, non significa il mero livellamento dei punti di massimo e di minimo del Pil e dell’occupazione e neppure cercare di mantenere stabile la domanda aggregata di beni e servizi. Comporta altresì di minimizzare le deviazioni da un trend crescente e non da un livello medio immutabile. Facendo in modo di conseguire unitamente ad un livello stabile dei prezzi, la piena occupazione della forza lavoro e della capacità produttiva. L’economista Arthur Melvin Okun messo a capo del Consiglio dei Consiglieri Economici di J. F. Kennedy sviluppò ed evidenziò il concetto di Pil potenziale, di saldo strutturale e di vuoto del Pil. Concentrandosi sul bilancio di pieno impiego si riuscì a spostare l’attenzione dal bilancio pubblico corrente a quello che avrebbe dovuto essere in equilibrio di piena occupazione: cosa che ebbe il beneficio collaterale di focalizzare l’attenzione del Congresso sulla questione della piena occupazione senza che venisse ‘spaventato’ dalla politica fiscale espansiva e dai suoi effetti sul saldo effettivo di bilancio ed approvasse il pacchetto di misure fiscali espansive volute dal Presidente J. F. Kennedy. Nella proposta di riforma delle regole fiscali della Commissione Europea pare che non ci sia più alcun riferimento ai concetti di Pil potenziale, di ‘vuoto di Pil, e di saldo di bilancio strutturale.

Con l’attenzione che sembra spostarsi dal saldo di bilancio strutturale al rapporto debito pubblico-Pil e con la diminuzione di quest’ultimo che poggia ora sull’andamento di un nuovo indicatore: la ‘spesa pubblica netta’, che la Commissione Europea ha proposto-imposto ai singoli Paesi membri. Questo nuovo indicatore preso a riferimento può essere espresso come la spesa pubblica primaria al netto di due elementi fondamentali: i) le entrate fiscali discrezionali (derivanti dalla differenza tra le entrate totali e quelle cicliche); e ii) la spesa composta dalle indennità di disoccupazione. Ma questi fattori, per essere misurati necessitano della conoscenza del l’andamento del ciclo economico (e, quindi, dell’output gap) e fanno pressoché coincidere il concetto di spesa pubblica netta a quello di saldo primario strutturale che non si voleva prendere in considerazione. Stando così le cose rientrano dalla finestra tutti i problemi legati alla determinazione delle variabili strutturali. L’unico elemento che potrebbe condizionare positivamente siffatte dinamiche è dato dal fatto che il piano di rientro da un debito pubblico elevato, concordato con la CE, si estende su un arco temporale dai quattro ai sette anni. In questo modo le revisioni del Pil potenziale non avrebbero effetti diretti immediati sulla spesa pubblica netta presa a riferimento. Non si sfugge quando si ragiona di deficit e di debito pubblico dalla misurazione di variabili chiave quali il Pil effettivo e quello potenziale che hanno una matrice keynesiana e non sono invenzioni dei tecnocrati che lavorano a Bruxelles.

Marco Boleo




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