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29/05/2023
Il Pnrr italiano e la recessione tedesca
La buona riuscita del ‘Next Generation EU’ sarebbe un viatico per un debito europeo strutturale richiesto a gran voce negli anni passati specialmente dall’Italia.

Quando la Germania si prende il raffreddore gli altri paesi dell’Eurozona iniziano a starnutire. Questo è particolarmente vero per l’Italia che rimanendo nella metafora si becca pure l’influenza. Pertanto le notizie negative sulla difficile congiuntura tedesca dovrebbero lanciare un segnale d’allarme al Governo Meloni che dovrebbe raccoglierlo. Visto che una cospicua parte delle nostre esportazioni va verso la Germania. La contrazione del Pil tedesco è dipesa principalmente dalla riduzione della spesa pubblica del 4,9%, superiore alle aspettative, già in un momento di flessione dell’economia. Il mancato supporto ai consumi privati, che son diminuiti del 1.2% a causa del rialzo dell’inflazione, ha privato poi la domanda aggregata tedesca di un’altra componente fondamentale. Stando così le cose i ritardi nella messa a terra del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) potrebbero convogliare il vagone dell’economia italiana verso un binario morto. Il Belpaese inoltre non ha lo stesso spazio fiscale della Germania per far fronte col proprio bilancio pubblico ad una recessione conseguente al mancato utilizzo dei fondi europei. Negli ultimi anni, in Italia, la crescita del Pil è stata più rosea del previsto ed ora, che il livello del Reddito Nazionale è ritornato ai livelli che aveva raggiunto prima della pandemia, come accennato prima, il PNRR potrebbe costituire la spinta più importante per alimentare la crescita. Con un impulso alla domanda aggregata pari al 2% del Pil all’anno fino al 2026. La preoccupazione è che un rallentamento, o anche il solo annuncio che parte degli interventi previsti non ci sarebbero più, potrebbero avere un effetto negativo sulle aspettative di crescita e sul rapporto debito pubblico/Pil. I mercati finanziari monitorano, infatti, da vicino la crescita del Pil visto che contribuisce a garantire la sostenibilità del debito pubblico se è superiore al costo medio del debito. Per alimentare la crescita occorrono investimenti pari al 2% del Pil all’anno.

Ci sono coloro che pensano che questo stimolo possa essere eccessivo ma la Banca d’Italia stima un livello di investimenti pari al 3% del Pil solo per manutenere le infrastrutture esistenti. Qui siamo al 2%. L’utilizzo delle risorse del PNRR significa garantire una crescita più robusta che crea occupazione, riduce il rapporto debito/Pil, migliora la posizione fiscale dell’Italia e libera risorse da usare per gli investimenti che sono il motore della crescita. Lo ripetiamo affinché aumenti la consapevolezza di più italiani su questo punto. L’idea di rinunciare a parte dei fondi del PNRR, utilizzando solo quelli a fondo perduto, è una idea scarafaggio che influenza in negativo l’andamento dello spread. Non è buona cosa, infatti, allungare i tempi di attuazione del PNRR. Saper spendere e saperlo fare bene e nei tempi fissati dall’Unione Europea è fondamentale, per sostenere la crescita non solo nell'immediato ma anche per il futuro. Aumentando quella strutturale. È una occasione per cambiare registro. Un fallimento nell’attuazione del PNRR sarebbe pessima cosa e si rifletterebbe molto negativamente sui mercati finanziari. Non ci stanchiamo di ripeterlo. La buona riuscita del ‘Next Generation EU’ sarebbe un viatico per un debito europeo strutturale richiesto a gran voce negli anni passati specialmente dall’Italia. Ed un suo mancato utilizzo sarebbe una perdita di credibilità. Una capacità di bilancio europeo come forma di stabilizzazione macroeconomica che favorisca la convergenza di lungo periodo, cruciale in una unione monetaria, dovrebbe divenire la norma. La politica monetaria in mano alla Banca Centrale Europea mentre quella fiscale in quelle dei singoli Paesi non costituisce una politica economica ottimale. Le manopole delle due politiche dovrebbero essere manovrate in sincronia e questo può avvenire solo se c’è coordinamento.

Marco Boleo




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