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05/05/2023
Inflazione, la Bce alza i tassi
Finora è stato relativamente agevole concordare sulla necessità di aumentare i tassi ai livelli attuali, ma nei mesi a venire sarà più difficile raggiungere il consenso.

Cristhine Lagarde quando divenne Presidente della Banca Centrale Europea (BCE) il primo novembre 2019 si definì un gufo saggio, inaugurando un nuovo linguaggio tra i Banchieri Centrali che si distinguono in genere tra falchi e colombe (talvolta piccioni). La nuova definizione ornitologica non è priva di significato, se soprattutto la si collega al fatto che la C. Lagarde disse sin dal suo insediamento che intendeva avviare una revisione completa del modus operandi nella politica monetaria della BCE. A partire dal tema cruciale della definizione dell’obiettivo primario ovvero la stabilità monetaria: come variazione del 2% dell’inflazione. Per comprendere meglio la sua strategia attuale, nella lotta all’inflazione, occorre riconsiderare i suoi primi passi da Banchiere Centrale a Francoforte sul Meno. Nel dicembre del 2019 ‘rimase ferma’ lasciando il pilota automatico inserito da M. Draghi. Per tre ragioni interconnesse tra loro: 1) A livello macroeconomico c’era una genuina incertezza che condizionava non poco la strategia della BCE: dagli obiettivi agli strumenti, che avevano bisogno di essere ricalibrati; 2) Dal momento che le posizioni all’interno del Consiglio Direttivo (CD) erano diverse, lasciare inserito il pilota automatico del suo predecessore, le lasciava un margine temporale per cercare consenso nei componenti. Considerato che tanto più è condivisa una decisione di policy tanto più avrà effetti. Le posizioni all’interno del CD erano in buona sostanza due: a) le colombe che ritenevano che l’obiettivo del 2% dell’inflazione dovesse essere modificato visto che la remunerazione reale del capitale era diminuita strutturalmente: il che significava che il tasso di inflazione obiettivo doveva avvicinarsi al 4% per influenzare le aspettative e portare i tassi nominali definitivamente in territorio positivo; b) i falchi sul loro trespolo, invece, ritenevano anch’essi che il rendimento reale del capitale fosse caduto ma che la BCE non poteva far nulla, che doveva prenderne atto e modificare il target inflazionistico verso il basso, il che avrebbe comportato un’immediata normalizzazione della politica monetaria: ponendo fine ai tassi d’interesse reali negativi. Ciò, questo era il parere dei falchi, avrebbe sfatato pure la tesi secondo la quale la caduta del rendimento reale del capitale fosse dipesa da un eccesso di espansione monetaria.

Non basta, i falchi ritenevano altresì un obiettivo superato il far coincidere la stabilità monetaria col semplice 2% di variazione dei prezzi al consumo. Nelle loro intenzioni occorreva considerare tutta una altra gamma di prezzi, a partire dalle attività finanziarie e reali, il che avrebbe comportato un obiettivo conseguito e la fine dei tassi d’interesse negativi. Poiché la revisione prendeva tempo come accennato, era meglio stare fermi e cercare consenso all’interno del CD della BCE. Le due precedenti motivazioni ne determinavano una terza: 3) quando c’è incertezza e le posizioni in campo sono diverse: il non prendere decisione alcuna minimizza il rischio di perdite, soprattutto in termini reputazionali. La Lagarde ha un atteggiamento diverso rispetto al predecessore Mario Draghi: sembra che gestisca meglio il CD. Non ha un'idea preconcetta di dove andare a parare; ha un buon fiuto politico, interpreta i pensieri dei componenti il Direttivo e riesce a condurli verso una decisione ampiamente condivisa. I componenti del CD attuale lodano la capacità della Lagarde di ottenere un ampio sostegno per compromessi accuratamente costruiti anche se non sempre sono d'accordo su ogni aspetto. Per favorire l'unità d’intenti la C. Lagarde mantiene un contatto stretto coi Governatori delle Banche Centrali di Germania, Francia, Italia, Spagna e Olanda per discutere le mosse prima di ogni riunione del CD. Mentre lei stessa o il suo capo economista Philip Lane contattano anche i restanti 15 Governatori nazionali. Nella situazione attuale più la BCE si avvicina alla sospensione dei suoi aumenti dei tassi d’interesse, più sarà difficile per C. Lagarde mantenere l'unità. Già nel marzo scorso ci fu un manipolo di dissidenti, capitanati dal nostro F. Panetta, che temevano che l'aumento dei tassi sarebbe stato rischioso per i fallimenti bancari in corso. Finora è stato relativamente agevole concordare sulla necessità di aumentare i tassi ai livelli attuali, ma nei mesi a venire sarà più difficile raggiungere il consenso poiché ora ci sono più correnti di pensiero che si intersecano. Molti si aspettano che la C. Lagarde possa utilizzare una combinazione di altri strumenti di politica monetaria per ottenere il supporto per le decisioni sui tassi d’interesse: i) come impegnarsi in ulteriori aumenti; ii) promettere di non tagliarli per un periodo dopo la pausa nel rialzo; o iii) accettare di accelerare il ridimensionamento del bilancio della BCE. L'economia dell’Eurozona è cresciuta dello 0,1 per cento nel primo trimestre del 2023, più debole del previsto ma in miglioramento rispetto alla stagnazione della fine dello scorso anno.

Gli economisti affermano che questo rimbalzo, nonostante lo shock energetico dello scorso anno e il forte aumento degli oneri finanziari, riflette un accumulo dei risparmi in eccesso durante la pandemia, una spinta dei generosi sussidi governativi e la ripresa del commercio globale. Mentre l'inflazione complessiva è scesa per cinque mesi consecutivi dal picco del 10,6% registrato nell'eurozona nell’ottobre scorso, la resilienza dell'economia unita all'aumento dei margini di profitto e dei salari ha mantenuto le pressioni sui prezzi core in aumento dopo l'esclusione nel paniere delle fonti energetiche fossili e degli alimentari. Molti si interrogano su quando la BCE smetterà di alzare i tassi d’interesse. Una decisione che potrebbe mettere duramente alla prova le decantate capacità di leadership di C. Lagarde. C’è molta incertezza. C’è un conflitto in corso, la globalizzazione è rallentata, le catene di approvvigionamento si stanno scomponendo e ricomponendo, per citare solo alcuni fattori. È una situazione di grande instabilità, molto difficile da interpretare correttamente. C'è il rischio di esagerare, ma il rischio di far scappare l'inflazione è più reale che mai. La C. Lagarde si considera un gufo collocato al di sopra dei falchi e delle colombe: che convoglia i membri del CD con posizioni divergenti su una decisione di politica monetaria comune e poi la comunica. Oggi hanno deciso di alzare i tassi dello 0.25 percento, riducendo l’intensità del rialzo. I dati in calo dell’inflazione ‘core’(- 0.4%), della base monetaria (M3) (- 3.9%), dei depositi bancari e dei prestiti, unitamente al rallentamento della crescita del Pil nell’Eurozona: hanno suggerito alla BCE cautela nella stretta monetaria ma non un rilassamento.

Marco Boleo




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