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20/04/2023
Don Tonino Bello, il vescovo degli ultimi
I suoi testi testimoniano l’impegno per i deboli di ogni genere.

L’infanzia e la giovinezza ad Alessano, nel Salento, dove ha voluto essere sepolto, accanto alla madre Maria. Gli studi a Bologna, l’esperienza in Seminario, poi nel 1982 l’elezione a vescovo di Molfetta. L’impegno contro gli armamenti da presidente di Pax Christi, lo stile austero e l’accoglienza verso i poveri. Balzò agli onori della cronaca mobilitando la sua diocesi contro l’insediamento dei caccia bombardieri della Nato nella sua Puglia. Anche da vescovo, scelse una vita sobria, semplice, di grande umiltà: andava spesso in bicicletta, in auto guidava da solo, discorreva al bar con la gente. Forbito e poetico scrittore, coniugava il magistero evangelico con il servizio di persona alle famiglie di sfrattati che aveva accolto nella propria abitazione del palazzo vescovile. Non temeva di esporsi anche nelle manifestazioni pubbliche partecipando ai cortei non violenti e pacifisti in occasione dei conflitti internazionali. Mons. Antonio Bello, da tutti conosciuto come don Tonino, è nato ad Alessano, in provincia di Lecce, il 18 marzo del 1935. Il padre, Tommaso, era maresciallo dei carabinieri e la madre, una donna semplice e di grande fede. Si era sposata con Tommaso, ma appena 8 anni dopo rimase vedova e con tre figli piccoli da accudire. Antonio, Trifone e Marcello. Se quel periodo, nel pieno della Seconda Guerra mondiale, fu un periodo difficile per tutta la famiglia, mamma Maria non si abbatté mai. La sua fede e il suo impegno non fecero mancare nulla ai figli. Ad Alessano, frequenta le scuole elementari, e poi viene mandato in seminario dove nel 1948 consegue la licenza di Scuola Media. Nel 1950 fa richiesta di entrare nel Pontificio Seminario Regionale “Pio XI” di Molfetta. Nel settembre 1953 si trasferisce a Bologna nel Seminario dell’O.N.A.R.M.O. per i Cappellani del lavoro. Tra il 1953 e il 1957 frequenta i corsi di Teologia presso il Pontificio Seminario Regionale “Benedetto XV” a Bologna. Viene ordinato sacerdote l’8 dicembre 1957 a soli 22 anni nella chiesa collegiata del SS. Salvatore di Alessano e incardinato nella diocesi di Ugento – Santa Maria di Leuca.

Due anni dopo consegue la licenza in Sacra Teologia presso la Facoltà teologica dell'Italia settentrionale e nel 1965 discute presso la Pontificia Università Lateranense la tesi dottorale intitolata "I congressi eucaristici e il loro significati teologici e pastorali". Tra i suoi incarichi: vicerettore del Seminario diocesano di Ugento per ventidue anni, assistente dell'Azione cattolica e vicario episcopale per la pastorale diocesana. Nel 1982 viene nominato vescovo della diocesi di Molfetta, Giovinazzo e Terlizzi e, nello stesso anno, vescovo della diocesi di Ruvo, tutte riunite in persona episcopi. Riceve l'ordinazione episcopale il 30 ottobre 1982 e nel 1979 inizia la sua esperienza come parroco alla guida della Parrocchia della Natività di Maria di Tricase. I suoi testi che hanno un duplice valore: testimoniano come i temi che egli avrebbe amato da vescovo già crescevano e si sviluppavano in lui fin dai tempi della sua vita presbiterale, così come l’impegno per i deboli di ogni genere; ma ci rivelano anche un linguaggio appassionato, che la trascrizione dalla viva voce ci restituisce in maniera folgorante. Queste parole, conservate grazie alla cura di una fedele, che le registrò ai tempi in cui furono pronunciate, oggi grazie alla Fondazione don Tonino Bello, sono restituiti al pubblico, divenendo un perfetto regalo per la meditazione quotidiana. Dagli scritti di don Tonino Bello emerge - quasi come un assaggio - il suo universo interiore, il suo amore per il Cristo e per i poveri, gli abbandonati, i sofferenti.

Ciascuna voce, vibra per l'originalità dei contenuti che fanno del vescovo di Molfetta uno dei maggiori interpreti dell'uomo contemporaneo. Riportiamo una preghiera adatta per iniziare a conoscere la spiritualità di un grande del nostro tempo, destinato quindi non solo ai fedelissimi di don Tonino, ma anche il pubblico laico che ancora non lo conosce…. “Voglio ringraziarti, Signore per il dono della vita; ho letto da qualche parte che gli uomini hanno un’ala soltanto: possono volare solo rimanendo abbracciati. A volte, nei momenti di confidenza, oso pensare, Signore, che tu abbia un’ala soltanto, l’altra la tieni nascosta, forse per farmi capire che tu non vuoi volare senza di me; per questo mi hai dato la vita: perché io fossi tuo compagno di volo. Insegnami, allora, a librarmi con Te, Perché vivere non è trascinare la vita, non è strapparla, non è rosicchiarla, vivere è abbandonarsi come un gabbiano all’ebbrezza del vento. Vivere è assaporare l’avventura della libertà. Vivere è stendere l’ala, l’unica ala, con la fiducia Di chi sa di avere nel volo un partner grande come Te. Ma non basta saper volare con Te, Signore. Tu mi hai dato il compito Di abbracciare anche il fratello e aiutarlo a volare. Ti chiedo perdono, perciò, per tutte le ali che non ho aiutato a distendersi. Non farmi più passare indifferente vicino al fratello che è rimasto con l’ala, l’unica ala inesorabilmente impigliata nella rete della miseria e della solitudine e si è ormai persuaso di non essere più degno di volare con Te; soprattutto per questo fratello sfortunato, dammi, o Signore, un’ala di riserva. Don Tonino Bello”.

Gilberto Minghetti




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