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03/04/2023
Difesa europea, un progetto politico di 70 anni fa
Le istituzioni europee non hanno ancora pienamente quel carattere istituzionale, federale, democratico e partecipativo che appariva invece nel progetto della CED.

Sergio Romano ha avuto, in questi giorni, l’amabilità e l’intelligenza di ricordare (“L’esercito Ue e l’interesse italiano: quello che De Gasperi capì”) “solennemente” una data, il 10 marzo 1953, come “una delle più importanti della nostra storia contemporanea”. Cosa successe in quei giorni lontani? I primi anni ’50 furono caratterizzati da un grande fervore europeista. La vicinanza della fine del grande conflitto civile in Europa – erano trascorsi appena cinque anni – sollecitava, da parte delle principali nazioni dell’Europa occidentale, la fruttuosa ricerca per la costruzione di organismi comuni che, oltre a porre le basi per impedire quelle divisioni e ostilità che avevano caratterizzato tutto il cinquantennio precedente, potessero salvaguardare e rafforzare il peso politico di una Europa uscita devastata dalla guerra. Il 9 maggio del 1950, il Ministro degli esteri francese Robert Schuman si espresse con quella famosa dichiarazione che proponeva di porre l’insieme della produzione franco-tedesca di carbone e acciaio sotto un Alta Autorità comune. Meno di un mese dopo i sei governi (oltre la Francia, la Germania, l’Italia, il Belgio, l’Olanda e Lussemburgo) dichiararono la loro adesione. In particolare, l’Italia sotto l’impulso di De Gasperi e Sforza, ministro degli Esteri, scelse di aderire, comprendendo il valore politico della proposta, nonostante le particolari difficoltà derivanti dal fatto di essere tributaria dell’estero per il rifornimento delle materie prime siderurgiche e di avere una produzione interna a costi comparativamente più elevati di quelli degli altri Paesi europei. Il Trattato giunse a conclusione alla Conferenza di Parigi il 18 aprile 1951 e furono necessari 13 mesi, maggio 1952, per ottenerne la ratifica dei singoli Parlamenti nazionali. Nacque la Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio. Parallelamente a questa iniziativa si avviò un progetto ancora più decisivo sul piano politico: quello di una comunità militare.

Anche in tal caso su iniziativa francese, condivisa dagli altri Paesi e, peraltro, con l’autoesclusione dell’Inghilterra che non avrebbe aderito neppure all’altro organismo sulle produzioni del carbone e dell’acciaio. Lo schema organizzativo ipotizzato per la Comunità Europea di Difesa fu analogo a quello applicato per la CECA che presentava un carattere prevalentemente funzionale, attraverso la costituzione di una Alta Autorità, che disponesse di poteri di decisone delegati dagli Stati sovrani, affiancata da un Comitato di Ministri che avrebbe dovuto dividere con il Commissario l’esercizio della sovranità ed infine una Assemblea e una Corte di giustizia. L’Italia di De Gasperi non si limitò, in questo caso, ad esprimere la sua adesione, ma a fine dicembre del 1951, i Ministri europei, riuniti a Strasburgo accolsero all’unanimità una proposta dello statista trentino, decidendo di inserire nel testo del Trattato della CED l’impegno di studiare e progettare una autorità politica europea. Tale proposta venne formulata in un articolo che ebbe il numero 38 che, come scrive Achille Albonetti in un suo testo fondamentale (“Preistoria degli Stati Uniti d’Europa”, Roma 1964), “finì per rappresentare nel gergo degli esperti e dei federalisti, il cosiddetto cappello politico della futura Comunità”. Cosa affermava questo articolo approvato a Strasburgo? Con esso l’Assemblea prevista dal progetto della CED avrebbe dovuto studiare “la costituzione di una Assemblea eletta su basi democratiche, i poteri che saranno ad essa conferiti e le modifiche che dovessero eventualmente essere apportate alle disposizioni del Trattato, relativamente alle altre istituzioni della Comunità, in particolare nell’intento di garantire una adeguata rappresentanza degli Stati”. L’articolo continuava affermando che “l’Assemblea doveva ispirarsi nei suoi studi, al principio che l’organizzazione a carattere definitivo che sostituirà l’attuale organizzazione provvisoria dovrebbe essere concepita in modo da poter costituire uno degli elementi di una struttura federale o confederale, fondata sul principio della separazione dei poteri e comportante, in particolare, un sistema rappresentativo bicamerale”.

In buona sostanza, il progetto della CED assumeva un carattere politico federativo, costituendo in nuce quell’Europa politica sovranazionale che avrebbe avuto non solo un esercito comune, ma anche una politica estera comune. Mentre proseguiva il percorso per l’approvazione del Trattato della CED che, tuttavia, come sappiamo, si arrestò nell’agosto del 1954 per il voto contrario del Parlamento francese, l’iniziativa di De Gasperi, cioè l’indirizzo operativo dell’articolo 38 del Trattato CED, venne ulteriormente individuato, con una mozione approvata il 30 maggio del 1952 , dai ministri degli Esteri dei sei Paesi della CECA, come obbiettivo e progetto da presentare entro il 10 marzo 1953 per la costituzione di una Comunità Politica Europea. Il progetto di Statuto per la creazione di una Comunità Politica Europea venne puntualmente consegnato ai rappresentanti dei sei governi membri della CECA il 29 marzo del 1953 a Strasburgo dalla Commissione costituzionale europea, una Assemblea costituita ad hoc, sul modello della Assemblea della CED. Questo fu il risultato della decisione presa in quella data che Sergio Romano ha ricordato per la sua importanza nella storia dell’Europa contemporanea. Con quella indicazione venne presentato un progetto di comunità politica che prevedeva un Parlamento composto da due camere – la Camera dei popoli e il Senato - il primo a suffragio universale diretto, il secondo invece eletto dai parlamenti nazionali. Il Parlamento avrebbe approvato le leggi a maggioranza semplice e promulgate dal Presidente del Consiglio Esecutivo europeo. Questo avrebbe costituito l’organo esecutivo della Comunità, dopo aver ricevuto la fiducia del Parlamento, con potere di nomina e di revoca degli altri membri del Consiglio che avrebbero avuto il titolo di Ministri della Comunità Europea. Oltre al ricordo di quella importante data e dei caratteri politici che contrassegnavano l’Europa che avrebbe dovuto nascere, non possiamo non formulare qualche riflessione. Pur essendo trascorsi 70 anni le istituzioni europee non hanno ancora pienamente quel carattere istituzionale, federale, democratico e partecipativo che appariva invece nel progetto della CED. Nonostante i passi avanti compiuti non è ancora quel soggetto politico che era negli auspici di quegli anni. Del resto è anche interessante notare che, rispetto ad allora, la stessa rinnovata attenzione per la necessità di quello che viene chiamato un “esercito europeo” o una politica di difesa comune, oggi non riesca a andare oltre gli aspetti tecnici.

Una riprova di questo limite lo abbiamo visto anche negli orientamenti che sono emersi all’indomani della invasione della Russia in Ucraina, con la elaborazione da parte del Consiglio dell’Unione europea, nel summit del 21 marzo dello scorso anno a Versailles, nel quale, proprio di fronte agli eventi ad est, si è dato vita ad un piano di azione denominato Strategic Compass, cioè Bussola europea. Si tratta di una serie di iniziative volte a realizzare un coordinamento e sviluppo di sistemi di intelligence, sempre ricercati e mai raggiunti, della creazione di un piccolo esercito di 5 mila militari, di pacchetti di strumenti diplomatici e di contrasto alla manipolazione delle informazioni, il tutto rafforzando i rapporti con le istituzioni internazionali e la cooperazione con esse, dall’ONU, alla NATO, dall’OCSE, all’Unione Africana, e all’ASEAN. Nella sostanza, non vi è traccia di un percorso che si indirizzi verso la costituzione di una comunità di difesa, mentre più concretamente si realizzerà, soprattutto, un ampliamento delle spese militari dei singoli paesi, per affrontare le condizioni che si vanno creando a seguito della conflittualità con la Russia, in un ambito di stretta dimensione atlantica. La sollecitazione che scaturì dal Trattato della CED, ricordata da Sergio Romano, che certamente fece progredire il disegno dell’Europa, tuttavia, ci conferma nel contempo che, proprio perché amputato della comune politica estera e di difesa, quel progetto resta al momento ancora incompiuto.

Pietro Giubilo




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