PRIMO PIANO
04/11/2022
Il salto nel buio della Bce
La trasparenza della politica monetaria aumenta se si comunica in modo credibile il percorso futuro degli obiettivi e degli strumenti.

Nell’attuale comportamento della Banca Centrale Europea (BCE) si sta scavando un solco profondo tra quello che comunica con le sue pubblicazioni ed il suo operato giorno per giorno che rende noto nelle periodiche riunioni del Comitato o con le esternazioni dei suoi componenti. Nei recenti Bollettini economici della BCE, infatti, viene spiegato con dovizia di particolari il comportamento che dovrebbe assumere nella lotta all’inflazione. Il succo del ragionamento è il seguente. Il maggior costo delle materie prime rende le famiglie più povere e fa lievitare i costi di produzione delle imprese. In un sistema di mercato ognuno cerca di difendersi dai rincari aumentando il proprio prezzo o salario. Ma così facendo si innesca una spirale che non può aver successo a causa della scarsità di energia. Questo circolo vizioso conduce ad un aumento permanente delle aspettative di inflazione e dell'inflazione stessa, che potrebbe perpetuarsi anche quando il prezzo relativo dell'energia si sarà stabilizzato al livello più alto. Il compito della Banca Centrale (BC) è quello di impedire che ad un aumento permanente del prezzo relativo dell'energia segua un aumento permanente dell'inflazione. In questo caso ci sono effetti transitori avversi molto costosi per le fasce più deboli della popolazione, via l’aumento dei tassi d’interesse, ma la BC purtroppo non ha gli strumenti adatti per contrastarli. Tocca pertanto ai Governi ed alla politica fiscale farvi fronte. Ma quest’ultima avrà più o meno margini a seconda dello stock di debito pubblico accumulato dai singoli stati. Detto in altro modo la BCE sta provando, con il solo mezzo a sua disposizione (la manovra sui tassi), di annullare la parte della crescita dei prezzi dovuta alla domanda. Qui però si scoperchia il vaso di Pandora di una Banca Centrale Europea unica per sistemi giuridico-fiscali (e quindi sociali) diversi. In parole povere, possiamo dire che la quota di inflazione da domanda è certamente presente in Francia, Germania e Nord Europa; meno in Italia, lo è mediamente in Spagna; non è presente in Grecia… insomma questa politica avrà effetti diversi su contesti diversi.

Certamente per il nostro paese rischia di avere effetti recessivi che possono essere contrastati solo con politiche fiscali attive e mirate (ad esempio nel favorire una transizione energetica che limiterebbe l’inflazione da importazione di combustibili fossili come petrolio e gas, e quindi che favorisca l’investimento in energia rinnovabile). Quello che sconcerta però nel comportamento della BCE, come accennato all’inizio, è il cambiamento di strategia. Messa da parte qualsiasi forma di ‘forward guidance’, la BCE continua coi rialzi dei tassi al buio. Nel senso che mostra ai quattro venti di non avere una funzione di reazione esplicita che modelli le aspettative di famiglie, imprese e mercati. La scelta di effettuare “interventi da decidere riunione per riunione”, comporta il rischio di innescare un circolo vizioso per il quale l’ambiguità monetaria manifestata riduce la sua credibilità, e pertanto l’efficacia del suo operato. I danni dell’abbandono della ‘forward guidance’ sono evidenti se si tengono presenti gli ingranaggi del meccanismo di trasmissione che ha origine da quello che il Presidente Christine Lagarde ed il suo consiglio direttivo fanno e dicono di voler fare nel presente e in futuro. L’operato e gli annunci devono influenzare nella giusta direzione le aspettative di famiglie e imprese e mercati. Quello che riusciva bene con la ‘forward guidance’. Ora c’è da chiedersi che cosa potrebbe comportare tutto ciò nell’attuale contesto in cui l’inflazione continua ad essere trainata dalle spinte sui costi delle imprese generate dai prezzi altalenanti dei combustibili fossili. Non ci vuole molto a capirlo. Bisognerebbe evitare che le aspettative di inflazione incorporino sistematicamente questo aumento dei prezzi energetici trasformandolo da temporaneo a strutturale. Il ruolo della BCE in un simile scenario dovrebbe essere quello di rendere nota in modo trasparente la sua tabella di marcia e la tempistica. Ovvero: dovrebbe comunicare qual è il livello del tasso di interesse compatibile nel medio periodo col suo obiettivo d’inflazione, dato il tasso di interesse reale di equilibrio di lungo periodo. Annunciare di conseguenza la sua politica monetaria avendo una regola, al contempo discrezionale, adattabile all’evoluzione congiunturale. La trasparenza della politica monetaria aumenta pertanto se si comunica in modo credibile il percorso futuro degli obiettivi e degli strumenti. Una simile condotta, se attuata, diventerebbe una bussola per il sistema economico europeo nel suo complesso.

Con una ricaduta positiva. L’aumento delle probabilità che le aspettative di inflazione di medio termine restino ancorate. Di riflesso, i costi della restrizione monetaria diventerebbero minori, la recessione diventerebbe meno probabile ed in ogni caso, le sue coordinate principali, profondità e durata, sarebbero più lievi. In altre parole, una Banca centrale credibile può attuare una politica monetaria anti-inflazionistica minimizzandone i rischi congiunturali recessivi. Visto che non è per nulla scontato che il tasso d’interesse a lunga aumenti dopo che è aumentato quello a breve. Il tasso a lunga, infatti, è legato alle aspettative: alti tassi a breve abbattono quelli a lunga, se domano le attese d’inflazione e l’incertezza. Una banca centrale può contrastare l’inflazione, infatti, se la prevede e se aumenta i tassi dell’interesse a breve termine (o diminuisce la liquidità) in anticipo, seccamente, al disopra dell’inflazione temuta, senza generare incertezza. Pone così le aspettative sotto controllo. Evita che l’aumento dei tassi d’interesse a breve si estenda ai tassi a lunga, con effetti negativi sull’attività economica. La BCE purtroppo si sta dirigendo da tutt’altra parte. Una politica monetaria che subisce i problemi, in attesa di conoscere i dati, e campa alla giornata, riunione per riunione, sembra l’esatto contrario di quello che sarebbe utile in una situazione straordinaria come quella che stiamo vivendo. Lo strumento degli annunci vincolanti (la forward guidance) è stato archiviato, vista l’incertezza economica ed i ritardi degli effetti della politica monetaria. Ma entrambi questi argomenti sono proprio quelli che la teoria monetaria indica come fattori che dovrebbero consigliare una Banca centrale ad adottare una regola monetaria flessibile. Altrimenti aumenta il rischio che le aspettative di inflazione, quindi l’inflazione effettiva, vadano nella direzione opposta a quella auspicata. Con tutte le conseguenze del caso.

Marco Boleo




Via Luigi Luzzatti 13/a - 00185 ROMA - Tel +39-06-7005110 - Fax +39-06-77260847 - [email protected]
2012 developed by digitalset digitalSet