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21/10/2022
Gli stipendi degli italiani sono bassi
Sviluppare competenze trasversali cognitive e manageriali รจ un fattore estremamente importante per avvicinarsi con consapevolezza al mondo del lavoro.

Gli stipendi dei lavoratori italiani sono troppo bassi. E l'inflazione galoppante continua a eroderli, rendendoli «non adeguati alla disponibilità o alle mansioni richieste dalle aziende». Questo è il principale motivo per il quale le imprese non trovano personale. Lo dimostra un'indagine Ipsos secondo cui salario e tempo sono le variabili che gli italiani considerano più importanti per la scelta di un lavoro. Nel dettaglio, il 61% degli intervistati ritiene che gli stipendi non siano congrui rispetto alle disponibilità o alle mansioni richieste. Analizzando i settori, sono di questa opinione il 43% dei lavoratori del commercio e il 45% di chi opera nel settore manifattura e costruzioni. Per quanto riguarda i salari inadeguati, il 39% degli intervistati ritiene che il costo del lavoro sia troppo alto e le tasse che le aziende pagano per ogni lavoratore siano eccessive. Per il 23% la responsabilità è dei manager, che non danno il giusto valore al lavoro. Riguardo alle possibili soluzioni per riavvicinare domanda e offerta di lavoro, per il 36% degli intervistati servono sgravi fiscali per le aziende che assumono disoccupati, per il 34% una riduzione generale del costo del lavoro per le imprese, da convertire in adeguamenti salariali per i lavoratori, mentre il 33% suggerisce l'introduzione del salario minimo. Ma anche l'eliminazione dei meccanismi del reddito di cittadinanza, indicata dal 27% delle persone. Il tempo è il secondo terreno di scontro, ma anche di potenziale incontro, fra aziende e lavoratori. Rispetto al passato, la percezione delle persone è che le aziende richiedano maggiore efficienza, produttività, velocità nello svolgimento delle mansioni, realizzando lo stesso lavoro in minor tempo (lo pensa il 37% degli occupati e il 46% dei disoccupati), e che sia richiesta ampia flessibilità d’orario, rendendosi disponibili quando serve all'azienda e reperibili anche fuori dai normali orari di lavoro (35% degli occupati e 45% dei disoccupati). C'è però un'area di incontro fra lavoratori e imprese sul tema della gestione del tempo e della flessibilità, e passa dal riconoscimento economico: il 34% degli intervistati si dichiara infatti disponibile a rispondere alle richieste delle imprese a fronte di un incremento della remunerazione. In particolare, sarebbero disposti a trasferte lavorative anche non concordate (39%), a lavorare il sabato e la domenica (37%), a essere reperibili fuori dall'orario di lavoro (36%).

Quanto alle prospettive lavorative a fronte della crescita dell'inflazione, alla crisi energetica e al generale impoverimento del potere d'acquisto dei salari, il 54% degli italiani ritiene che gli individui e le famiglie dovranno accettare dei compromessi pur di poter lavorare ed avere un reddito. Tale opinione è consolidata soprattutto nel settore manifatturiero (58%) e nei servizi (54%), meno nel commercio (49%). Solo il 29% degli intervistati ritiene che i lavoratori saranno disposti a fare rinunce sui propri consumi pur di ottenere lavori in linea con le proprie aspettative, non solo economiche. Dall'altro lato, il 45% prevede che ci sarà una forte richiesta di adeguamento degli stipendi all'inflazione e le aziende dovranno farvi fronte per non perdere personale. Il 37% degli intervistati afferma poi che ci sarà una maggiore tendenza alla migrazione dei lavoratori tra regioni italiane o verso Paesi esteri per avere stipendi più alti, oppure (30%) per stabilirsi in territori dove il costo della vita è più basso. Sviluppare competenze trasversali cognitive e manageriali è un fattore estremamente importante per avvicinarsi con consapevolezza al mondo del lavoro. La passione per la conoscenza, il desiderio di scoprire il mistero della vita e dello spazio anche «sporcandosi le mani», costruendo e sperimentando, sono i motori che hanno spinto l’MCL ad affrontare aggiornamenti e a integrare saperi diversi e complementari spaziando tra più discipline, in particolare la formazione. L’esperienza, la cura nel coltivare il proprio talento sono stati al centro della storia di questi 50 anni di vita, desiderosi di andare oltre il sapere accademico, sviluppare competenze trasversali, cognitive e manageriali, formarsi a tutto tondo e avvicinarsi con consapevolezza al mondo del lavoro. Si tratta di programmi composti da diversi percorsi tematici, ma anche arricchito da scambi e convegni internazionali, sempre nel solco della Dottrina Sociale della Chiesa. Attraverso le competenze trasversali o soft skills, come leadership, intelligenza sociale o gestione dei progetti; i contenuti interdisciplinari, ad esempio etica, geopolitica, linguaggio dei media e trasformazione digitale; infine, con i percorsi specifici per le discipline giuridiche, economiche e mediche, condotti con la metodologia dei casi è stata offerta ai lavoratori l’occasione di ricerca di prospettive migliori di crescita comune.

Gilberto Minghetti




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