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13/10/2022
Petrolio, prezzi sostenuti fino a dicembre
Lo scenario più probabile è una diminuzione di circa 1 milione di barili rispetto agli attuali valori di riferimento.

L’inflazione inizierà a scendere, ma più lentamente di quanto forse ci si aspettava qualche mese fa. Ciò significa che i tassi statunitensi resteranno più alti più a lungo. In Europa, pensiamo che la recessione arriverà prima, ma con la Banca Centrale Europea (BCE) impegnata a combattere l’inflazione, ci saranno tassi più alti. Anche l’incertezza sulla situazione energetica rimane un problema, ma forse meno pressante di qualche mese fa. Se pensiamo all’inflazione e al fatto che è un dato retrospettivo, mentre i consumatori statunitensi continuano a spendere in servizi, vediamo alcuni segnali che indicano che l’inflazione potrebbe aver raggiunto il suo picco. Le tariffe di container e merci sono in calo perché la domanda ha iniziato a diminuire. I prezzi delle materie prime sono in discesa – solo sei mesi fa ipotizzavamo prezzi del petrolio intorno ai 200 dollari al barile. I prezzi delle case negli Stati Uniti stanno diminuendo e i salari non stanno aumentando come si temeva, ma dobbiamo vedere come saranno i prossimi dati. L‘Opec frattanto dovrebbe tagliare la produzione, nel tentativo di sostenere i prezzi. Si prevede una riduzione pari a oltre l’1% dell’offerta globale, rendendo questo taglio il più importante dall’inizio dell’epidemia di Covid-19. In aggiunta, l’Arabia Saudita potrebbe effettuare un’ulteriore riduzione unilaterale, poiché preoccupata per l’impatto di una recessione globale sulla domanda nei mercati emergenti e per la necessità di aumentare le riserve. Il paese arabo, infatti, ha più volte lanciato l’allarme sul fatto che la capacità produttiva di riserva è estremamente bassa e non può essere utilizzata per compensare eventuali deficit. Anche la Russia è favorevole a un rallentamento della produzione, il che non dovrebbe sorprendere dal momento che i guadagni della Russia sono crollati negli ultimi mesi a causa degli enormi sconti chiesti dagli importatori in seguito all’invasione dell’Ucraina.

Va ricordato che la Russia e l’Arabia Saudita, rispettivamente il secondo e il terzo produttore di petrolio al mondo, dipendono dalle entrate energetiche in misura maggiore rispetto agli Stati Uniti per finanziare la spesa pubblica. Lo scenario più probabile è una diminuzione di circa 1 milione di barili rispetto agli attuali valori di riferimento. Alcuni produttori, tuttavia, stanno già producendo a livelli molto inferiori alle loro quote e quindi potrebbero essere già in linea con i nuovi target senza intraprendere alcuna azione di riduzione. A causa della decisione, è probabile che sul mercato ritorni la volatilità; ma nonostante i dubbi sulla tenuta dell’economia globale, il mercato petrolifero resta teso, il che dovrebbe fungere da volano per i prezzi nel quarto trimestre del 2022. La domanda futura di petrolio dovrebbe essere sostenuta dal passaggio dal gas al petrolio e dalle sanzioni alla Russia, che continueranno probabilmente a limitare le forniture. Il rilascio delle scorte di emergenza negli Stati Uniti dovrebbe terminare a ottobre e le scorte commerciali di petrolio dell’OCSE sono ancora basse. Questo nonostante la domanda globale di petrolio rimanga sotto pressione a causa del rallentamento della Cina e delle economie OCSE. Pertanto, sebbene il dollaro forte abbia contribuito al recente calo dei prezzi, il mercato è fondamentalmente stabile. In seguito alla diminuzione della produzione i prezzi potrebbero aumentare, suscitando una reazione degli Stati Uniti, dove Joe Biden ha fatto pressione per abbassare i prezzi dei carburanti in vista delle elezioni di midterm. Gli Stati Uniti sono interessati a tagliare i guadagni petroliferi della Russia, ma allo stesso tempo temono che i prezzi del petrolio possano aumentare se si perde troppa offerta. La scelta di produzione di oggi potrebbe già essere vista come una reazione alle raccomandazioni dell’amministrazione Biden sul tetto ai prezzi.

Gilberto Minghetti




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