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05/08/2022
La moneta a buon mercato
La moneta a buon mercato ha tenuto a galla le cosiddette imprese zombie quelle che riescono a stare nel mercato se l’economia cresce e se il costo dell’indebitamento è basso.

L’inflazione è tornata. L’aumento dei prezzi ha posto di nuovo il problema del potere di acquisto in alto all’agenda politica, economica e sociale. Non accadeva da più di quarant’anni. Inevitabilmente questo accadimento ha messo di nuovo sotto la lente di ingrandimento la politica monetaria e le Banche Centrali che la praticano. Le controversie di teoria economica che sono dietro alle scelte dei Banchieri Centrali non sono però di nuova fattura. Al contrario, mentre le problematiche mutano, resta il dibattito su come conseguire la stabilità monetaria e finanziaria. Negli ultimi mesi un grande esperimento di politica monetaria sta volgendo al termine. La scorsa settimana, la Banca Centrale Europea (BCE), ultima in ordine di tempo rispetto alla Federal Reserve o alla Bank of England ha annunciato il suo più grande rialzo dei tassi in due decenni, riportando il suo tasso di riferimento ad appena lo 0%. Coloro che ora rimpiangono le conseguenze della moneta a buon mercato si affrettano a incolpare i Banchieri Centrali. Ma il problema ha origine dalle scelte di politica monetaria che hanno adottato. Quello che il Governatore della Bank of Japan Haruhiko Kuroda ha definito lo ‘standard globale’: un obiettivo di inflazione del 2%, ha svolto negli ultimi venti anni diverse funzioni: fornire alle Banche Centrali un ancoraggio chiaramente definito, ancorare le aspettative di inflazione e affrancare i Primi Ministri dalla responsabilità della politica monetaria. Ma l’utilizzo di queste regole del pollice per gestire l’offerta di moneta con l’obiettivo di conseguire un certo tasso d’inflazione hanno degli effetti collaterali. Negli anni '70 del secolo breve l’economista monetario Charles Goodhart della London School of Economics notò che ogni volta che la Bank of England fissava un obiettivo specifico per l'offerta di moneta, la precedente relazione che legava la creazione di moneta all’inflazione si interrompeva. La ‘legge di Goodhart’ afferma che qualsiasi aggregato monetario che viene utilizzato per il controllo risulta inaffidabile e l’’inflation targeting’ non ne è stato immune. Grazie in larga misura alla terza fase della globalizzazione e ai progressi tecnologici, le pressioni inflazionistiche sono diminuite negli anni '90, consentendo ai Banchieri Centrali di abbassare i tassi di interesse. Dopo il fallimento delle imprese dotcom della New Economy all'inizio del secolo, i timori di deflazione hanno indotto la Federal Reserve guidata da Alan Greenspam a fissare il tasso sui Fed funds al minimo postbellico dell'1%.

A ciò seguì un boom del credito globale. Il crollo che ne è seguito nell’agosto del 2007 ha scatenato pressioni deflazionistiche ancora più forti. La Fed ha provveduto a ridurre a zero il tasso d’interesse di riferimento. In Europa e Giappone, per la prima volta nella storia, i tassi sono diventati negativi. Per tutto il decennio successivo, i Banchieri Centrali hanno giustificato le loro azioni continuando a fare riferimento all’’inflation targeting’. Eppure questi obiettivi hanno prodotto una serie di distorsioni nei mercati dei beni ed in particolare in quelli finanziari. I tassi di interesse ultra bassi hanno spinto il mercato azionario statunitense a valori quasi record e hanno fornito lo slancio per il gonfiarsi delle bolle in un'ampia varietà di ‘attività finanziarie’ che vanno dalle criptovalute alle auto d'epoca. Costretti a ‘inseguire il rendimento’, gli investitori si sono assunti rischi maggiori. Il calo dei tassi a lungo termine ha danneggiato i risparmi e ha innescato un massiccio aumento dei disavanzi pensionistici dei sistemi a capitalizzazione gestiti dai fondi pensione. La moneta a buon mercato ha tenuto a galla le cosiddette imprese zombie quelle che riescono a stare nel mercato se l’economia cresce e se il costo dell’indebitamento è basso. Le imprese e gli stessi Governi hanno utilizzati i crediti a basso costo per indebitarsi di più. La maggior parte degli economisti presume che i tassi di interesse riflettano semplicemente ciò che sta accadendo in quella che chiamano "economia reale". Ma, come sostiene Claudio Borio della Banca dei Regolamenti Internazionali, la banca delle Banche Centrali che non ha vincoli politici e peli sulla lingua, il costo del denaro riflette e, a sua volta, influenza l'attività economica. Secondo Borio, l'era dei tassi di interesse ultra bassi ha spinto l'economia globale lontano dall'equilibrio. A suo avviso, i tassi bassi hanno generato tassi ancora più bassi. Durante la pandemia i Banchieri Centrali hanno cercato di raggiungere i loro obiettivi d’inflazione quando hanno abbassato i tassi di interesse e stampato moneta a go go.

Gran parte della quale è stato utilizzata dai Governi di riferimento per far fronte ai costi economici e sociali straordinari dei lockdown. Attualmente, l'inflazione è tornata a mordere e le Banche Centrali si stanno affrettando a riprendere il controllo dell’offerta di moneta cercando di non far cadere l'economia o indurre un'altra crisi finanziaria. Il fatto che i tassi ufficiali siano ben al di sotto dell’inflazione, su entrambe le sponde dell'Atlantico, suggerisce che i responsabili delle politiche monetarie non stanno più seguendo ciecamente i loro obiettivi di inflazione escludendo tutte le altre considerazioni. Questo è il benvenuto. Ma i politici eletti non possono continuare a sottrarsi alle proprie responsabilità. Devono riconsiderare i mandati delle Banche Centrali, tenendo conto dell'impatto della politica monetaria non solo sull'inflazione a breve termine, ma anche sulle quotazioni delle attività (in particolare quelle immobiliari), sulla leva finanziaria, sulla stabilità finanziaria e sugli investimenti. L'esperimento con i tassi zero e negativi ha fatto insomma a nostro avviso danni considerevoli. Per una visione opposta intesa a giustificare l’operato delle Banche Centrali che abbiamo criticato alla luce delle Relazioni annuali della Banca dei Regolamenti Internazionali e di un recente libro di ‘Edward Chancellor: The Price of Time’, c’è l’ultimo libro di Ben Bernanke: ‘21st Century Monetary Policy’, il Governatore della Fed che ha raccolto l’eredità di Alan Greenspan. Alla prossima puntata. Cercando di parare il colpo delle critiche di Ben Bernanke.

Marco Boleo




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