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24/06/2022
Le Banche Centrali oscillano tra l’oracolo di Delfi e Odisseo
L'ambiguità può costituire un boomerang per l'economia
Le ‘indicazioni prospettiche’ o ‘forward guidance’, finora sono state molto utilizzate dai Banchieri Centrali in giro per il mondo. Sono costituite da informazioni che la Banca Centrale può fornire riguardo alle sue future intenzioni per quanto concerne la politica monetaria: sulla base degli obiettivi che vuole conseguire. La BCE ha iniziato ad utilizzarle nel luglio 2013, sotto la Presidenza di Mario Draghi, quando il Consiglio direttivo annunciò di attendersi che i tassi di riferimento (base) sarebbero rimasti bassi per un prolungato periodo di tempo. La ‘forward guidance’ può essere definita come ispirata all’oracolo di Delfi (delfica) o a Odisseo (odissea), a seconda che la gestione delle aspettative future di famiglie, imprese ed operatori di mercato venga perseguita dalla Banca Centrale con l’utilizzo o meno di un impegno vincolante. In genere, siffatti impegni non sono particolarmente amati dai Banchieri Centrali, che preferiscono mantenere elementi di flessibilità fin quando gli stessi non mettono a repentaglio la credibilità di annunci o azioni di politica monetaria. Ma a volte, quando non c’è altra scelta, anche le Banche Centrali più reticenti finiscono col ‘legarsi le mani’, come Odisseo all’albero della nave, per convincere mercati e operatori diffidenti. Gli annunci dei Banchieri Centrali sortiscono effetti diversi a seconda del come, del dove e del quando vengono fatti. E di colui che pronuncia le parole. Il risultato finale poi dipende da come vengono interpretate da famiglie, imprese ed operatori di mercato. Sono buone (good) quelle che generano l’’effetto Odisseo’: il Banchiere Centrale viene creduto, di conseguenza le aspettative reagiscono in maniera conforme alle intenzioni di chi le ha pronunciate. Sono, invece, parole cattive (bad) quelle che provocano l’’effetto Delfi’: il banchiere centrale viene interpretato, e le informazioni vengono ricavate da ciò che resta implicito nelle sue parole. Ma questo può provocare effetti imprevedibili e indesiderati. Pertanto ogni annuncio sulla politica monetaria diviene un esame per il Banchiere Centrale. Il problema insomma è che con l’ambiguità non è affatto sicuro che le aspettative si muovano nella direzione che il banchiere centrale auspica. In questo caso prevale l’’effetto Delfi’: una previsione ambivalente che può creare effetti imprevedibili. Oggi questo effetto è un rischio concreto, visto che le dichiarazioni personali dei banchieri centrali non solo aumentano di numero, ma non sono coerenti tra loro: falchi e colombe all’interno dello stesso direttivo di una Banca Centrale non affermano la stessa cosa. L’ambiguità poi può costituire un boomerang per l’economia. Anche molto pericoloso. Le due Banche Centrali più importanti al mondo, la Fed e la BCE, hanno al timone due avvocati, che finché leggono quanto gli è stato scritto non sorge alcun problema nella comunicazione delle loro intenzioni. Tutto si complica quando arrivano le domande dei giornalisti e devono andare a braccio. Philip Lane, l’alter ego della avvocatessa Lagarde, più di una volta ha dovuto metterci una pezza ed il rattoppo è stato peggiore del buco. Essere creduto, come Odisseo che si fa ‘legare le mani’ all’albero della nave, senza però essere frainteso, come poteva accadere con il responso dell’oracolo di Delfi. È questa la sfida che devono affrontare i Banchieri Centrali nella situazione attuale quando gli annunci di politica monetaria finiscono per rappresentare l’unica àncora di stabilità in un contesto macroeconomico di crescente incertezza come quello attuale. La Fed è rimasta ‘dietro la curva’ ovvero è arrivata in ritardo nel contrasto dell’inflazione ed ora rischia di dover aumentare i tassi d’interesse più del dovuto per far rientrare l'inflazione. Mentre la BCE è alle prese con gli effetti asimmetrici del rialzo dei tassi sui singoli paesi. Quelli col debito pubblico elevato, tra i quali l’Italia, rischiano di inceppare il meccanismo di trasmissione della politica monetaria. I cambiamenti nelle condizioni di finanziamento dei paesi più indebitati potrebbero, infatti, destabilizzare le dinamiche di mercato dei titoli di stato con uno ‘spread’ fuori controllo. A Francoforte sul Meno si sta lavorando su uno strumento anti-frammentazione del mercato dei titoli ma per ora si conosce quasi nulla. Cosa potrebbe accadere ai due lati dell’Atlantico attualmente è al centro del dibattito e noi cercheremo di darvene conto. Marco Boleo


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