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13/06/2022
I pericoli dell'inflazione
Oggi le tensioni internazionali creano incertezza.

Tassi di interesse che aumentano, la Borsa che crolla, l'euro sotto pressione, lo spread che torna a far paura. Una situazione da «si salvi chi può». Che cosa si può fare? Oggi per di più la Bce sembra addirittura voltare pagina. Alza gli interessi, blocca a partire da luglio gli acquisti di titoli pubblici. Il risultato è che lo spread vola, la Borsa perde oltre il 5% e i titoli bancari sono sotto pressione. Molti economisti sostengono che si tratta di un cambiamento inevitabile e atteso. Perché con un'inflazione all'8% nell'area euro, tassi di interesse negativi e depositi bancari che rendono meno di zero, si rischiava di penalizzare fortemente il risparmio. Certo, l'inflazione è dovuta a fattori esterni. Ma l'erosione del potere di acquisto dipende, essenzialmente, dal fatto che dobbiamo pagare 80 miliardi di euro in più per le importazioni. È vero che il Tesoro ha messo in campo 35 miliardi per attenuare il colpo, ma qualcuno deve pur pagare il conto. Come possiamo uscirne? Innanzitutto, bisogna selezionare con attenzione gli interventi, evitare ad esempio misure come il cash- back che favoriscono i redditi alti. E puntare a sostenere chi soffre di più in questa situazione. Non abbiamo le risorse per proteggere tutti. Certamente non siamo in una situazione di emergenza così grave da imporre una patrimoniale, piuttosto è quanto mai opportuno essere selettivi. Non credo che sia determinante lo sbalzo dello spread provocato dalla situazione politica internazionale, quanto invece l’aumento in conseguenza della nuova politica monetaria. Nel 2021 tutto il debito pubblico italiano è stato assorbito dalla Bce che ci ha finanziato come fosse un bancomat.

Però è anche vero che oggi le tensioni internazionali creano incertezza. E tutto questo complica ulteriormente la situazione e rende più difficile la gestione della politica monetaria. Ma lo spread sarebbe aumentato anche senza la guerra in Ucraina. Per tanti anni ci siamo abituati a tassi di interesse al minimo. Se agli annunci seguiranno i fatti, la Bce aumenterà il tasso annuale dello 0,5% a settembre. Considerando che l'inflazione, a maggio, è aumentata in un solo mese dello 0,8%, è evidente che c'è una fortissima sproporzione. Insomma, il pericolo numero uno resta l'inflazione. Negli Stati Uniti non è mai stata così alta da 40 anni. In Italia non ce la passiamo meglio. Come si può evitare oggi l’espansione. Se non con l’unica cosa che si può fare, aumentare i tassi di interesse. È vero che in questa maniera c'è rischio di una recessione, ma per ora l'economia pare reggere; lo dimostra anche la produzione industriale che, dopo l'incertezza di gennaio, è tornata a marciare e ad aprile c'è stata una bella ripresa. L'economia tutto sommato è vitale. La Borsa intanto crolla paurosamente. Bravo chi sarebbe in grado oggi di fare previsioni, ma chi investe sul mercato azionario deve avere un orizzonte di lungo termine, evitando reazioni impulsive. L'Italia non rischia più degli altri, abbiamo un debito pubblico stratosferico, salari fermi, costi delle materie prime alle stelle e anche un altro problema di non poco conto, siamo un Paese che non cresce da almeno venti anni, il reddito medio del 2019 era pari a quello del 1999. E ancora non siamo tornati ai livelli pre-crisi.

Insomma, è vero che i salari sono bassi, ma anche i profitti non sono mica aumentati. Ci si sta accorgendo adesso che nonostante tutto si è ancora distanti dall’equilibrio di salario, quello in grado di eguagliare la domanda e l’offerta di lavoro (con disoccupazione a zero). Una cosa certa è che il dollaro si è rafforzato perché gli Stati Uniti si sono mossi prima sui tassi di interesse. Ora la mossa della Bce potrebbe fermare questo trend. Vedremo anche se tutti ne condividono il ritardo, intanto Lorenzo Bini Smaghi, presidente di Société Générale, fa il punto sulle decisioni prese dalla Banca centrale europea e riflette con evidente amarezza sul tempo perduto nell’ultimo decennio, sostenendo che abbiamo perso dieci anni a suon di bonus e finanziamento dei consensi elettorali! Gli operatori finanziari si aspettano anche che l’euro resti debole contro il dollaro, poiché la Bce è ancora dietro la curva rispetto alla stretta monetaria della Fed e si trova ad affrontare forze stagflattive più intense rispetto a quelle che interessano l’economia statunitense. Concludendo, se non vado errato, all’inizio del corrente anno contavamo molto sulla rete di protezione offerta dalla BCE, tuttavia vi erano qualche riserve sulla possibile revisione dei piani di acquisto, purtroppo oltre al Covid e i problemi di casa nostra, dobbiamo fare i conti anche con una guerra a molti pezzi che stenta a trovare le vie della pace.

Gilberto Minghetti




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