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27/05/2022
Il rialzo dei tassi della Bce
L’abilità della Bce dovrebbe consistere nell’essere pronta a sostenere i paesi più indebitati aiutandoli a garantire la sostenibilità del loro debito pubblico

La Presidente Christine Lagarde in suo recente discorso tenuto a Lubiana lo scorso 11 maggio, per il 30° anniversario della Banca di Slovenia, ha inviato un chiaro segnale che la BCE aumenterà i tassi d’interesse a luglio. Rimodulando la ‘forward guidance’, ovvero le indicazioni prospettiche che la Banca centrale fornisce riguardo alle sue future intenzioni per quanto concerne la politica monetaria, in base alla valutazione delle prospettive per la stabilità dei prezzi. Considerato che “le azioni che dimostrano [l’]impegno [della BCE] per la stabilità dei prezzi" sono fondamentali per garantire che le aspettative di imprese e famiglie sull'inflazione futura non aumentino ulteriormente e mettano alla prova la credibilità dell’Istituzione di Francoforte. L'inflazione dell'Eurozona ha raggiunto il livello record del 7,5% ad aprile (quasi quattro volte l'obiettivo del 2% fissato dalla BCE con ‘l’inflation targeting’). Le sue considerazioni indicano altresì che la Presidente Lagarde sia in sintonia con un numero crescente di membri del Consiglio direttivo della BCE che hanno chiesto per la riunione che si terrà il prossimo 21 luglio un aumento di 25 punti base del tasso d’interesse sui depositi. Quest’ultimo è attualmente fermo al - 0,5% ed è in territorio negativo dal 2014, quando è stato abbassato per contribuire a mettere sotto controllo la crisi del debito sovrano dell’Eurozona. Molti tra gli addetti ai lavori concordano che questo di luglio non sarà un aumento isolato e che ne seguiranno altri sei. Per loro l’obiettivo della BCE sarebbe quello di un aumento dei tassi del 1,25% entro la fine del 2023. I funzionari della BCE sono sempre più preoccupati che le ricadute economiche negative dell'invasione russa dell'Ucraina manterranno l'inflazione elevata più a lungo e incorporeranno le aspettative di aumento dei prezzi nelle famiglie e nelle imprese.

La Presidente Lagarde ha affermato inoltre che la guerra russo-ucraina "è probabile che acceleri due cambiamenti strutturali in corso che, durante la transizione, potrebbero portare a ulteriori shock negativi sull'offerta e pressioni sui costi". Il primo è legato alla struttura delle catene di approvvigionamento globali. Mentre il secondo è inerente alla transizione verde. Nello specifico il conflitto: 1) pur non comportando necessariamente la de-globalizzazione potrebbe ridurre il perimetro di azione delle multinazionali nell’organizzare la produzione dove i costi sono più bassi; 2) è probabile che acceleri la transizione verde come mezzo per ridurre la dipendenza dai combustibili fossili. In effetti, i percorsi per raggiungere la sicurezza energetica e quella climatica ora puntano fermamente nella stessa direzione. È probabile che ciò mantenga la pressione non solo sui prezzi dei combustibili fossili, ma anche sulla domanda di alcuni metalli e minerali che già scarseggiano. In questo contesto, appare sempre più improbabile un ritorno delle dinamiche disinflazionistiche dell'ultimo decennio. Di conseguenza, è opportuno che vi sia una normalizzazione della politica monetaria (rialzo dei tassi d’interesse). Nel contempo, non vi è un eccesso di domanda aggregata nell'Eurozona, visto che consumi e investimenti sono entrambi ancora al di sotto dei livelli pre-crisi. In un siffatto contesto, la determinazione e la flessibilità saranno fondamentali. Il nostro Fabio Panetta, all’interno del Consiglio direttivo della BCE, è l'unico ad opporsi a un aumento dei tassi a luglio, preferendo attendere la diffusione dei dati sulla crescita del Pil del secondo trimestre 2022 che verranno comunicati una settimana dopo.

Il cambiamento nella politica monetaria avvicina la BCE all’operato della Federal Reserve statunitense e della Bank of England, che hanno entrambe già alzato i tassi di riferimento di recente. Tuttavia, i responsabili delle politiche monetarie dell’Eurozona sono ancora molto indietro rispetto ai loro colleghi negli Stati Uniti e nel Regno Unito nel ciclo di aumento dei tassi di interesse e sono stati gli unici del trio a utilizzare i tassi negativi a lungo come strumento di policy. Il ritardo è dovuto ai timori che un repentino aumento dei tassi renda esplosiva la sostenibilità del debito pubblico di alcuni paesi dell’Eurozona con una ‘posizione fiscale’ sfavorevole. Nell’intento della Lagarde, dopo il primo aumento dei tassi, il processo di normalizzazione dovrà essere graduale" e dovrà esserci nella ‘scatola degli attrezzi’ della BCE un nuovo strumento" per far fronte a qualsiasi aumento improvviso degli oneri finanziari del debito pubblico di un paese acquistando i suoi titoli. Gli oneri finanziari aggiuntivi richiesti dagli investitori per acquistare il debito italiano rispetto a quello tedesco che fa da riferimento sono aumentati di oltre 2 punti percentuali la scorsa settimana per la prima volta in quasi due anni. Sottolineando i timori che un eventuale inasprimento della politica monetaria da parte della BCE potrebbe avere dei riflessi negativi sui paesi dell’Eurozona con un onere del debito più elevato. Quello dell’aumento dei tassi è oramai un passaggio obbligato visto che bisogna evitare che le aspettative di inflazione di famiglie ed imprese nei paesi dell’Eurozona si disancorino e che necessitino in futuro di una politica monetaria più restrittiva per essere stabilizzate. Vanno però tenuti sotto controllo gli effetti collaterali del provvedimento. L’abilità della BCE pertanto dovrebbe consistere nell’essere pronta a sostenere i paesi più indebitati aiutandoli a garantire la sostenibilità del loro debito pubblico non dimenticando quanto accaduto nel 2010-12. Anche se questo continuerà ad essere una struttura di azzardo morale sistemico. Col quale i sistemi politici dei paesi ‘cicala ‘dell’Eurozona continueranno a preservare lo ‘status quo’ ed a posticipare 'sine die’ la presa di coscienza della necessità di cambiare rotta.

Marco Boleo




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