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25/05/2022
Pnrr, le raccomandazioni dell'Ue
La voce fisco per Bruxelles si compone nelle Raccomandazioni per l'Italia non solo del capitolo catasto.

Anche se formalmente non si tratta di un impegno dell'Italia legato al Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), la Commissione di Bruxelles torna a chiedere di allineare i valori catastali ai valori correnti di mercato. E, dunque, a riordinare valori e rendite secondo parametri più aderenti alla realtà del mercato immobiliare italiano. Anche in questo caso, però, Lega e Forza Italia si sono messe di traverso e, con una estenuante mediazione raggiunta con Palazzo Chigi, si è arrivati a una riformulazione del paragrafo contenuto nella delega fiscale. Il testo dell'intesa prevede che si avvierà da oggi al 2026 una nuova mappatura degli immobili italiani, ma senza modificare la tassazione, con un richiamo indiretto ai valori di mercato, indicando accanto alla rendita catastale una rendita ulteriore, non valida a fini fiscali. Per Lega e Forza Italia significa niente nuove tasse. Peccato, però, che l'iter della delega sia legato al pacchetto concorrenza e che Pd, M5S e LeU non abbiano ratificato l'intesa raggiunta tra centrodestra e Draghi. Il risultato è al momento lo stallo e non è prevedibile che la situazione cambierà fino alle prossime elezioni amministrative.

 Fisco più snello: meno imposte sul ceto medio

La voce fisco per Bruxelles si compone, nelle Raccomandazioni per l'Italia, non solo del capitolo catasto. Ma anche della riforma della tassazione per cittadini e imprese. Sul primo versante, i commissari insistono sull'obiettivo di adottare e attuare opportunamente la legge delega sulla riforma fiscale, in particolare attraverso la revisione delle aliquote marginali d'imposta. Il che significa intervenire su scaglioni e aliquote per fare sì che il peso della tassazione si riduca sui ceti medi, i più penalizzati alle aliquote marginali. Per le imprese uno dei criteri guida è quello della razionalizzazione e riduzione delle agevolazioni fiscali, anche per l'iva, e delle sovvenzioni dannose per l'ambiente garantendo equità e riducendo la complessità del codice tributario.

Conti a rischio. No alla spesa in deficit

Lo stop al Patto di Stabilità non significa che si può continuare a spendere in deficit. Anzi. Per la Commissione il nostro Paese è àncora a rischio sostenibilità per i conti pubblici. L'Italia vive «squilibri eccessivi» per l'alto debito pubblico e la crescita debole. Al Paese si chiede quindi di garantire una riduzione credibile e graduale del debito e la sostenibilità di bilancio a medio termine attraverso II consolidamento graduale, gli investimenti e le riforme e di limitare la crescita della spesa corrente. Come dire: non più spesa in deficit.

Costo del lavoro: sì al taglio del cuneo

La Commissione Ue raccomanda all'Italia per ridurre ulteriormente le tasse sul lavoro e aumentare l'efficienza del sistema. La richiesta di Bruxelles riguarda il cosiddetto taglio del cuneo fiscale e contributivo e  dunque, del costo del lavoro in modo da far costare di meno il  lavoro alle imprese e da far arrivare più soldi in busta paga e al lavoratore in termini di salario netto. Un fronte, quest'ultimo sul quale il ministro Orlando spiega che serve una manovra pluriennale che riguarda tutto il governo, in primo luogo ministero dell’Economia. Fino ad oggi, infatti, le manovre dee ultimi governi hanno fatte scattare più bonus temporanei che tagli strutturali del costo del lavoro. Anche perché servono ingenti  risorse.

Concorrenza

È una delle riforme più attese da Bruxelles e deve essere attuata, con i provvedimenti a valle operativi, entro il 31 dicembre prossimo. Parliamo della riforma della concorrenza, che riguarda una serie ampia di settori (i servizi pubblici locali, l'idroelettrico, concessioni portuali, distribuzione del gas, farmaci, poteri dell'Antitrust), ma che è bloccata da mesi in Commissione Attività produttive al Senato per il nodo delle concessioni balneari. Con un braccio di ferro che vede schierati da una parte il governo, dall'altra Lega e Forza Italia, che puntano a rinviare le gare per le nuove concessioni oltre il 31 dicembre 2023 e a fissare indennizzi pieni per chi dovesse cedere l'attività. Una soluzione che non trova consenso a Palazzo Chigi: gare entro i termini e indennizzi con perizia asseverata. I tempi per trovare un accordo sono, però, strettissimi. Entro oggi dovrà essere formalizzato, perché l'esecutivo chiederà alla Conferenza dei Capigruppo di Palazzo Madama la calendarizzazione in aula in modo da votare il provvedimento entro il 31 maggio. Altrimenti scatterà la fiducia che sarà posta sul testo base che non va giù a Lega e Fi. Ma il voto al Senato è solo una tappa per la legge sulla concorrenza: alla Camera si affronterà l'altro nodo, che tocca taxi e Ncc. Ma a questo punto Il presidente Draghi  è sempre più deciso ad andare avanti anche rischiando uno scontro frontale e mettendo nel conto l'eventualità di una crisi di governo. Rischio che viene citato da molte parti e se non si superano le schermaglie propagandistiche, ormai inevitabili con le elezioni amministrative alle porte. Ma se qualcuno  dovesse decidere di tradurre in concreto i ruggiti da comizio anche solo rallentando la marcia delle riforme, dopo il monito europeo Draghi - peraltro già deciso ad accorciare i tempi con le cattive - non esiterà a mettere sul tavolo, purtroppo,  la fine del governo e della legislatura.

Gilberto Minghetti




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