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18/05/2022
Le sirene populiste
La narrazione di Draghi mette in evidenza come l'Ucraina combatte per la democrazia e la libertà, mentre Scholz rimarca i rischi di una probabile escalation verso il nucleare.

La differenza nella complessa stagione che stiamo vivendo la stanno facendo le leadership. I Governatori delle Banche Centrali ed i Primi Ministri sono chiamati a decisioni cruciali. Coi primi a far fronte ai rischi ormai concreti di stagflazione ed i secondi a gestire i rapporti con la Russia. Servono decisioni rapide e credibili. Sul fronte politico i leader di Germania e Italia stanno offrendo esempi contrastanti di come perseguire un doloroso necessario disaccoppiamento dalla Russia. Olaf Scholz e Mario Draghi sono in prima linea nel drammatico cambiamento di politica estera dell'UE generato dall'invasione russa dell'Ucraina. Le loro economie, la più grande e la terza più grande dell’Eurozona, dipendono fortemente dall'energia russa. I predecessori di Scholz e Draghi hanno cercato un rapporto privilegiato con Vladimir Putin e hanno favorito i legami economici. Interrompere queste connessioni danneggerà l’Italia e la Germania più della maggior parte del blocco di paesi dell’Eurozona. Ma mentre i due stanno cercando di seguire un percorso comune: uno tentenna e l'altro sembra avere le idee più chiare sul da farsi. E questo avrà conseguenze per gli equilibri politici all'interno dell’Eurozona. L'approccio cauto di Scholz è sembrato una riluttanza ad agire. Dalla sospensione del gasdotto Nord Stream 2 agli embarghi dell'UE sul carbone e il petrolio russi, si è tirato indietro prima di cedere. Il suo piano pluriennale da 100 miliardi di euro per modernizzare l'esercito tedesco è stato messo in secondo piano dalle esitazioni sulla questione più urgente di fornire armi in Ucraina. A Roma Draghi ha detto agli italiani che la scelta non era una semplice scelta tra "burro” e "cannoni". Visto che per avere più burro servivano più cannoni.

Ha spinto per sanzioni dell'UE più stringente e ha suggerito un tetto massimo al prezzo da pagare per il gas allo scopo di ridurre il flusso di entrate giornaliere a Mosca. In un discorso al Parlamento europeo, ha delineato una revisione dell'UE per raggiungere un ‘federalismo pragmatico’. In altre parole Draghi sta cercando di concettualizzare il ruolo che l'UE dovrebbe svolgere in questa crisi, mentre Scholz si sta concentrando sullo status quo. La narrazione di Draghi mette in evidenza come l'Ucraina combatte per la democrazia e la libertà, mentre Scholz rimarca i rischi di una probabile escalation verso il nucleare. Entrambi i leader guidano coalizioni in ordine sparso, ma Draghi è aiutato dalla sua caratura internazionale e dalla popolarità di cui gode in patria per aver salvato l’euro. Usa insomma il prestigio guadagnato dieci anni fa come salvatore dell'Eurozona per convincere gli elettori ad accettare un percorso difficile. Ha dalla sua parte il fatto di essere un uomo libero: non avendo aspirazioni politiche per un secondo mandato. Scholz, invece, dopo essere succeduto alla cancelliera Angela Merkel lo scorso anno, deve anche gestire una scadenza elettorale più lunga. L'Italia è stato uno dei paesi più solidali con la Russia, ma Scholz non sta solo invertendo gli anni della Merkel in termini di simpatia per Putin, ma anche una lunga tradizione di pacificismo. A dire il vero, la risolutezza di Draghi non ha del tutto soppresso il sentimento russofilo o anti-Nato presente in Italia.

A parte il Presidente Sergio Mattarella e il PD, il resto del sistema politico è molto più sfumato o contrario alle opinioni atlantistiche e pro-UE di Draghi. Per ora Putin è il cattivo, ma se questa narrativa dovesse cambiare, quei partiti potrebbero causare problemi alla stabilità di governo e influenzare una popolazione ancora incerta su quanti sacrifici sopportare per aiutare l'Ucraina. Tuttavia, la capacità di Draghi di trasformare una posizione di debolezza in una di forza - e la difficoltà che Scholz ha nel farlo - stanno cambiando le dinamiche di potere all'interno dell'UE. I paesi del Sud Europa (le cicale) che vengono da sempre rimproverati da quelli del Nord (le formiche) per il loro lassismo fiscale si stanno ritagliando un ruolo politico di primo piano. Testimoniato dalla loro capacità di assorbire i rifugiati ucraini e di mostrare solidarietà agli altri Stati membri, come l'offerta di aiuto della Grecia. In questa crisi, la geografia sta giocando a vantaggio del Sud. L’affaccio sul Mediterraneo, un tempo un problema durante la crisi dei rifugiati siriani e libici, ora rappresenta l'accesso a forniture energetiche più diversificate dall'Algeria e dal Medio Oriente. Mentre Scholz inizia il suo mandato, le difficoltà interne della Germania potrebbero ostacolare il funzionamento dell'UE. È sempre più assente dai dibattiti su quale dovrebbe essere il nuovo modello energetico dell’UE fermi restando gli obiettivi sui cambiamenti climatici. E questo è piuttosto preoccupante. Visto che gli elettori europei hanno bisogno di una leadership forte, di un percorso chiaro poiché dovranno essere fatti sacrifici. È necessario in definitiva un ancoraggio all’albero maestro della nave europea per sfuggire al richiamo delle sirene populiste.

 

Marco Boleo

 




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