PRIMO PIANO
02/05/2022
La pace è responsabilità di tutti
La storia umana presenta corsi e ricorsi, dando prova di non aver spesso appreso le lezioni del passato.

“ La guerra è un mare inesplorato, pieno di scogli e che si deve solcare fra le tenebre della notte”. Parole di Von Clausewitz che hanno una loro validità indiscutibile anche oggi seppure i mari possano essere solcati da imbarcazioni dotate di attrezzature sofisticate, che comunque può capitare non bastino. Senza andare indietro di oltre un secolo fino al Titanic, molto più vicino a noi nel tempo e nello spazio c'è stata la tragedia del Moby Prince, che non a caso nell'opinione locale e più attenta appare ricollegabile a traffici di armamenti rimasti sinora coperti per quella stessa ragion di stato (debitamente con la “s” minuscola) che ha lasciato senza risposta certa l'attribuzione delle responsabilità per l'abbattimento dell'aereo di linea Itavia ad Ustica. Altro grande insegnamento utile per comprendere davvero la storia ed i fatti è quello che ci viene dall'antichità classica, dal padre stesso della storiografia ovvero che occorre andare oltre la descrizione degli eventi ma analizzarne le cause immediate e remote a partire da quelle economiche. Nel caso dell'invasione russa dell'Ucraina (che etimologicamente significa “terra prossima”, non certo “terra nostra” né un “hinc sunt leones” con cui gli antichi Romani molto sbrigativamente indicavano gli allora inesplorati territori dell'Africa subsahariana), anche se indiscutibilmente Putin è un autocrate, limitarsi a condannarne l'operato o a dire che abbia agito sulla base di calcoli del tutto infondati (ritenendo - specie sulla base della vergognosissima fuga dall'Afghanistan – che il Presidente USA Biden fosse più malleabile ancora di Obama che praticamente non ha mosso un ciglio per il Donbass e la Crimea) è limitarsi ad una lettura superficiale dei fatti, delle loro cause e dei possibili sviluppi a breve e lungo termine.

Cosa di tanto grave e diverso è avvenuto da un lato per la Russia e per gli USA rispetto agli ultimi anni ed alla inopinata ascesa al potere in Ucraina di un populista alla Zelensky autoimprestatosi alla politica? E' questo che va investigato, anche perchè fa tornare alla mente gli attacchi portati nella campagna elettorale da Trump a Biden (già quando questi era candidato alla vicepresidenza) per gli interessi del figlio di costui proprio in Ucraina, visto tra l'altro che tale tornata presidenziale vedeva in competizione Hillary Rodham Clinton ed un tycoon prestato alla politica da un'America operaia ed agraria, dal post Vietnam guardata con sussiego (a volte apertamente sprezzante) dai liberals, che signori incontrastati dei media statunitensi riuscirono a far passare pressochè inosservata la cosa, fino ad insinuarne che fosse un qualcosa di inventato dai Russi per interferire sulle elezioni. Ora viceversa di quelli interessi qualcosa di molto inquietante è filtrato e che può spiegare come, nonostante gli ammassamenti di mezzi e truppe russe su vari punti del fronte fossero stati ripresi e mostrati a tutto il mondo, il Cremlino abbia deciso di rompere gli indugi e di invadere uno Stato indipendente, violando in modo inequivoco il diritto internazionale e, prima ancora, quanto il buon senso avrebbe dovuto consigliare. Analogamente l'altrettanto repentino ed apparentemente inspiegabile ritiro russo deve essere oggetto di una disamina attenta e non di frettolose speranze. Potrebbe essere infatti che sia stato raggiunto dai Russi un obiettivo principale, colpendo (o distruggendo o impadronendosene) siti considerati vitali per la propria sicurezza.

Se le cose sono andate così, le fortissime espressioni usate da Papa Francesco – ferma restando la reale vicinanza agli Ucraini e la condanna fermissima di massacri, stupri e violazioni del diritto umanitario (da considerarsi soprastante allo stesso diritto internazionale) - contro gli organi governativi e legislativi dei Paesi Occidentali per aver deciso di fornire l'esercito ucraino di armi sofisticate, sono da sottoscriversi ed ancor più: da viverle e praticarle col cuore, nella mente e soprattutto nelle opere e nei gesti concreti e fattivi di pace. Ma occorre anche riflettere sulle reali ragioni di una retorica d'accatto, che aveva un fondamento ed un senso nello scontro tra democrazie e totalitarismi, ed alla cui stregua ancora avremmo da una parte open societies e dall'altra una autocrazia illiberale con il suo autocrate ed oligarchi (e per ora almeno sforzandosi di non coinvolgere altre realtà politiche, istituzionali e religioso-culturali non assimilabili in tale forzata dicotomia). Per non dire poi che entro tale ottica, ad essere coerenti fino all'estremo, lo scontro Est-Ovest per l'istallazione di missili sovietici con testate nucleari a Cuba vide proprio gli Stati Uniti minacciare quell'isola indipendente ma antistante la Florida e lo sbarco di esuli anticastristi alla Baia dei porci non sarebbe stato destinato al fallimento o rimasto isolato se tali istallazioni minanti la sicurezza USA non fossero state smantellate e ristabilito un “accettabile” equilibrio del terrore che ha retto fino al crollo dell'URSS. Allora Kennedy = Putin ? Certamente no per mille ragioni, anzitutto stante il diversissimo contesto storico, però per noi Italiani connazionali di Giambattista Vico resta un'inquietudine di fondo, frutto di una consapevolezza irrisolta, ovvero che con una inquietante pervicacia la storia umana presenta corsi e ricorsi, dando prova di non aver spesso appreso le lezioni del passato.

Vittorio Benedetti




Via Luigi Luzzatti 13/a - 00185 ROMA - Tel +39-06-7005110 - Fax +39-06-77260847 - [email protected]
2012 developed by digitalset digitalSet