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30/04/2022
“La vera ricchezza sono le persone”
Una vita cristiana che non abbraccia anche l’economia, le imprese, le banche ed il lavoro è ristretta, tradisce il Vangelo, e non riesce a ridurre le iniquità.

“La vera ricchezza sono le persone: senza di esse non c’è comunità di lavoro, non c’è impresa, non c’è economia. La sicurezza dei luoghi di lavoro significa custodia delle risorse umane, che hanno valore inestimabile agli occhi di Dio e anche agli occhi del vero imprenditore”, con queste parole Papa Francesco ci porta a pensare ai tanti in sofferenza per mancanza di lavoro, per la precarietà e lo sfruttamento, per la perdita della vita sul posto del lavoro. Vi è da più parti un forte richiamo a forme di produzione più partecipative nelle quali il lavoro dovrebbe essere, nella efficace semantica del Papa Santo Giovanni Paolo II, la ‘chiave essenziale’ della questione sociale e nelle parole di Papa Francesco ‘dignitoso’. Ma non tutti i lavori però sono ‘lavori degni' e riescono a realizzare le nostre aspirazioni. Un lavoro ha queste caratteristiche se produce ‘beni e servizi’ utili alla collettività e se non è precario. Il consumo di siffatti beni e servizi dovrà farci camminare insieme alla giustizia, alla lotta alle miserie ed alla fame nel mondo provocata dalle carestie, generate da eventi climatici avversi e dai conflitti. Abbiamo estremo bisogno di un’economia diversa da quella attuale che ha poca comunione. Una vita cristiana che non abbraccia anche l’economia, le imprese, le banche ed il lavoro è ristretta, tradisce il Vangelo, e non riesce a ridurre le iniquità.

Oggi l’economia dovrebbe essere la nuova sintassi sociale e se il cristianesimo vorrà continuare la sua tradizione sociale e civile millenaria dovrà raddoppiare gli sforzi perché noi cristiani, sia a livello individuale che come comunità, dobbiamo restare sempre concentrati sulle ricadute economiche della nostra fede, perché il primo ‘camminare insieme’, il primo bisogno di unità e di comunione, è quello tra le varie dimensioni della nostra vita cristiana, che non devono più andare separate le une dalle altre. Osservando che la forbice delle diversità tra ricchi e poveri, giovani e anziani, donne e uomini si allarga sempre più, rischiando di alimentare la rabbia sociale e il conflitto, bisogna rimboccarsi le maniche e continuare con ancora maggior vigore a seminare azioni di solidarietà e di amicizia, di dialogo e di sostegno, ma anche a far sentire la nostra voce invocando politiche adeguate e coraggiose che rilancino l’occupazione e mettano al centro le famiglie e i cittadini, i giovani e i poveri. Solo così il ‘camminare insieme’ risulterà per noi cristiani proficuo. Il nostro 01 maggio, all’insegna della pace e della solidarietà, è l’occasione giusta per recuperare “il valore del lavoro”, come ci ha detto l’altro giorno il Presidente Mattarella e continuare nell’impegno per assicurare il lavoro a tutti: un lavoro dignitoso, giusto, retribuito e sicuro.

Antonio Di Matteo




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