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21/04/2022
La stagflazione e i dilemmi di politica economica
I dati del Pil del primo trimestre 2022 attestanti una crescita del 4.8% indicano che Pechino dovrà affrontare una dura sfida per raggiungere il suo obiettivo di crescita del 5,5% nel corso di quest'anno.

L’effetto congiunto del rallentamento della crescita economica e dell'inflazione elevata, noto come stagflazione (inflazione con ristagno), sta colpendo nell’anno in corso l'economia globale poiché il conflitto russo-ucraino sta rallentando il ritmo della ripresa economica emersa dopo la recessione generata dal contrasto della pandemia da coronavirus. I canali attraverso i quali la guerra in corso sta riversando i suoi effetti negativi sull’economia sono più d’uno. Innanzitutto un repentino aumento dell’incertezza, che smorza i consumi e gli investimenti di famiglie ed imprese con effetti recessivi sul Pil e sulla occupazione. Una accentuazione degli squilibri sui mercati energetici e delle materie prime (già in atto da novembre) generati dalle ultime sanzioni economiche imposte alla Russia dal mondo occidentale. Che unitamente alle strozzature dal lato dell’offerta che spezzano ulteriormente le catene globali del valore, sta mettendo a rischio intere filiere produttive. L’aumento dell’inflazione, iniziato nel 2021 ed acceleratosi negli ultimi mesi, che se da un lato induce le imprese a ritardare gli investimenti ed a tagliare la produzione, dall’altro erode il potere d’acquisto delle famiglie. Le crescenti pressioni sui prezzi, il calo dell'espansione della produzione e il venir meno della fiducia rappresenteranno tutte un freno per la maggior parte dei paesi del mondo occidentale secondo l'ultimo indice di monitoraggio Brookings Institution-Financial Times. I policymaker sono alle prese con "tristi dilemmi" di politica economica. Il Fondo Monetario Internazionale (FMI ) da parte sua questa settimana ha abbassato le sue previsioni di crescita per la maggior parte delle nazioni che ne fanno parte, portandole al 3,6 per cento nel 2022 (quasi un punto percentuale in meno rispetto allo scorso dicembre).

Mentre i Ministri dell’Economia e i Banchieri Centrali del G? (non si sa quanti saranno a riunirsi dopo la frammentazione del G7 e del G20) si riuniranno negli incontri di primavera del Fondo Monetario e della Banca mondiale per discutere su come far fronte alle prospettive economiche in peggioramento. I policymaker dovranno decidere in fretta su come affrontare il rapido aumento dei prezzi ed i pericoli dell'aumento dei tassi di interesse quando i livelli di indebitamento (pubblico e privato ) sono già elevati. In presenza della "grande battuta d'arresto" per l'economia globale. Il 2022 da fine febbraio è divenuto un periodo teso di riallineamenti geopolitici, persistenti interruzioni dell'offerta e volatilità dei mercati finanziari, il tutto sullo sfondo di crescenti pressioni inflazionistiche e spazio limitato per le manovre di politica economica. Il Brookings-FT Tracking Index for the Global Economic Recovery (Tiger) cerca di scrutare il futuro confrontando gli indicatori dell'attività economica reale, dei mercati finanziari e della fiducia con le loro serie storiche, sia per l'economia globale che per i singoli paesi, cercando di capire in che misura i dati nel periodo attuale sono migliori o peggiori del normale. Nella serie biennale, l'indice Tiger mostra una marcata perdita di slancio della crescita dalla fine del 2021 nelle economie avanzate ed in quelle emergenti, con livelli di fiducia in calo anche dai loro massimi e ridotte performance dei mercati finanziari. Ciascuno dei tre grandi blocchi economici del mondo dovrà affrontare notevoli difficoltà. Mentre la spesa rimane forte negli Stati Uniti e il mercato del lavoro è tornato alle condizioni pre-pandemia, l'inflazione pone gravi difficoltà al mandato di stabilità dei prezzi della Federal Reserve. Il ritmo di crescita dei prezzi è balzato al massimo con l'8,5% registrato a marzo.

La Fed in questo contesto rischia di perdere il controllo della narrativa dell'inflazione (aspettative inflazionistiche di imprese e famiglie che si disancorano) e potrebbe essere costretta ad impostare una politica monetaria più restrittiva rispetto a quella annunciata, aumentando il rischio di un marcato rallentamento della crescita del Pil nel 2023. I problemi della Cina, invece, derivano dal suo desiderio di seguire la strategia di zero-Covid dopo l'impennata dei casi della variante Omicron. I lockdown come le severe restrizioni a Shanghai, minacciano la spesa dei consumatori, gli investimenti e la produzione, mentre il potenziale allentamento della politica monetaria della Banca Popolare Cinese amplificherà nuovamente i rischi a lungo termine per la stabilità finanziaria. I dati del Pil del primo trimestre 2022 comunicati lunedì scorso attestanti una crescita del 4.8% indicano che Pechino dovrà affrontare una dura sfida per raggiungere il suo obiettivo di crescita del 5,5% nel corso di quest'anno. Per l'Europa, più esposta al conflitto russo-ucraino e che sta cercando di ridurre la dipendenza dalle importazioni di energia russe, i livelli di fiducia sono diminuiti drasticamente. Non ci sono alle porte soluzioni politiche facili e la volontà di agire congiuntamente sembra scarseggiare. Considerati questi dilemmi di policy nei tre grandi blocchi economici, mantenere l'economia globale su un percorso di crescita ragionevole richiederà azioni concertate per risolvere i problemi alla radice riguardanti: i) i provvedimenti per limitare le strozzature dal lato dell’offerta indotte dalla pandemia ed esacerbate dal conflitto russo-ucraino; 2) le misure per reprimere le tensioni geopolitiche e 3) quelle mirate come la spesa per investimenti in infrastrutture per aumentare la produttività a lungo termine piuttosto che stimolare la domanda a breve andare.

Marco Boleo




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