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25/03/2022
Papa Francesco consacra Russia e Ucraina al Cuore Immacolato di Maria
Il gesto del Pontefice avrà una portata storica.

Quando torniamo con la memoria ai primi giorni della pandemia, i giorni più duri in cui popoli attoniti venivano falcidiati dal virus, quando gli ospedali non riuscivano ad ospitare tutti i malati né i cimiteri a tumulare tutti i morti, quando cure e vaccini sembravano un miraggio, un’immagine torna alla mente come simbolo di dolore e allo stesso tempo di speranza: Papa Francesco che in una piazza San Pietro desolata e battuta dalla pioggia prega per la fine della pandemia. Quel “venuta la sera”, con cui Papa Francesco cominciò il suo discorso, conteneva tutto il dramma del momento storico che stavamo attraversando, ma allo stesso tempo indicava dove cercare e trovare la speranza. Dopo due anni, alle prese con un male più sordido di quello che risiede nei meandri di una natura ostile perché ha la sua radice nel cuore dell’uomo, in molti vorrebbero vedere Papa Francesco camminare tra le macerie di Kiev e pregare per la pace. Nessuno può dire se questo sarà mai possibile, ma il gesto umile e potente con cui oggi Papa Francesco consacrerà il mondo, e in particolare la Russia e l’Ucraina, al Cuore Immacolato di Maria avrà una portata storica. Non è la prima volta che, seguendo le parole della Madonna consegnate a Fatima, i pontefici in momenti drammatici della storia consacrano il mondo (e più nello specifico la Russia) al Cuore Immacolato di Maria, eppure sembra che questa volta ci sia qualcosa di più.

La sensazione di essere vicini a un disastro di carattere globale, il timore che l’inimmaginabile possa diventare possibile, l’orrore che quotidianamente entra nelle nostre tasche tramite gli smartphone e invade la nostra intimità, fa nascere una domanda profonda di pace, dove la pace per i popoli in guerra si confonde con la pace che ciascuno di noi desidera per il proprio cuore. Il gesto che Papa Francesco insieme al Papa emerito Benedetto XVI e in comunione con tutto il mondo compirà, non è l’atto disperato di un leader spirituale, ma il realistico punto di partenza per tagliare il “nodo della guerra”, per usare un'espressione di Nikita Krusciev durante la crisi di Cuba. Proprio a riguardo della crisi di Cuba (in questo mese più volte richiamata), la speranza è che Papa Francesco possa svolgere lo stesso decisivo ruolo che svolse il suo predecessore Papa San Giovanni XXIII. Nel gesto del Papa non c’è solo la fede in un Dio misericordioso, ma c’è anche una grande fiducia nell’uomo che, a dispetto di tutto il suo male, è capace di riconoscere e scegliere il bene. Noi che assistiamo impotenti alla tragedia che si consuma alle nostre porte, noi che cerchiamo attraverso piccoli o grandi gesti di aiutare un popolo massacrato, con il Papa preghiamo “in quest’ora l’umanità, sfinita e stravolta, sta sotto la croce con te. E ha bisogno di affidarsi a te, di consacrarsi a Cristo attraverso di te. Il popolo ucraino e il popolo russo, che ti venerano con amore, ricorrono a te”.

Giovanni Gut




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