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25/10/2021
Lavoro, tra rabbia ansia e paura
Spetta alla politica, ancora una volta, adeguare gli strumenti normativi e vigilare su accordi e contrattazioni, ma con tanto coraggio.

L'ultima tragedia sul lavoro si è consumata ieri a Loreo (Rovigo) dove un operaio di 61 anni, Paolo Merli, è morto, finendo sulle rotaie di un capannone mentre era in movimento un vagone ferroviario che trasportava fertilizzanti. Tutto ciò 24 ore dopo la morte a Bologna, al suo terzo giorno di lavoro all'lnterporto, di Yaya Yafa, 22enne della Guinea Bissau, morto per essere stato schiacciato da un camion durante operazioni di carico / scarico, aggiungendo alla tragedia l’altra che coinvolgerà l’autista del camion che ha schiacciato e ucciso il giovane. Mentre si fa largo la solidarietà fra i lavoratori per la raccolta dei fondi per il trasporto della salma in patria, ci si continua a chiedere perché questo succede e come mai non si fermi questa strage. Obiettivamente una ricetta univoca non esiste: è un problema e una tragedia enorme che richiede tutta una serie di interventi, di tipo formativo e culturale, ma anche di genere normativo. Il ragazzo che è morto aveva un contratto della durata di sette giorni; quindi, si presume l’impossibilità che fosse stato formato sulla sicurezza. Subito il pensiero corre verso una normativa che vieti contratti di questo tipo nonché catene di forniture e subforniture. Non solo il settore della logistica è ormai una giungla conclamata, ma chi ci rimette sono i lavoratori, spesso i più fragili, basti pensare che i dati desunti sugli infortuni non sono rassicuranti: 46.820 denunce nel 2021, in aumento dell'11% rispetto al 2020, una percentuale superiore a quella nazionale dell'8,5%. Una situazione molto grave, anche i sindacati, da diverso tempo, hanno fatto proposte stringenti sui temidella sicurezza e del lavoro.

Oggi, con il decreto fiscale pubblicato in Gazzetta Ufficiale, finalmente vengono inasprite le pene e si parla di mettere in rete i servizi ispettivi per poter avere una 'black list' delle aziende già sanzionate. In più verranno assunti 1.000 ispettori ed è ciò di cui c'è maggior bisogno perché vanno aumentati i controlli. I sindacati martedì protesteranno con uno sciopero per rivendicare maggiore sicurezza sul lavoro, per due ore si fermeranno tutti i settori, inoltre, il nuovo sindaco di Bologna, Matteo Lepore, li ha convocati al tavolo per affrontare il tema della qualità del lavoro nella logistica. Questa rapidità di reazione da parte del Comune ci farebbe ben sperare che sicurezza e salute dei lavoratori diventino una priorità; tuttavia, è richiesto anche un intervento della Regione, per ricordare non solo che un pezzo importante della sicurezza sul lavoro è in capo alle Ausl, ma che hanno un ruolo di verifica e ispezione fra i loro compiti. Peraltro, sappiamo che i sindacati hanno chiesto con forza, a suo tempo, che questo tema fosse inserito nel Patto per il Lavoro e il Clima e il presidente, Stefano Bonaccini, aveva annunciato la convocazione, per settembre, di un tavolo sulla sicurezza e la salute dei lavoratori, oggi gli ricordiamo questo impegno con la speranza di non dover aspettare un altro infortunio mortale perché venga riunito il tavolo. L’ingiustizia sociale, come fenomeno spesso ricorrente, si palesa quando mancano il contenuto e la forma (che spesso è sostanza, ma ormai tutto pare essere dimenticato): manca proprio tutto. Tutto ciò evidenzia, nella città che per prima si è dotata di regole (vale anche per i riders), che il sistema normativo nel mercato del lavoro non è ancora maturo. E, a essere sinceri, non si tratta neppure di norme, ma, forse, dì contrattazione: serve maggior contrattazione.

Con il sistema attuale, si arriva lì spesso solo dopo che la frittata è già stata fatta. Viene alla mente il nostro prof. Marco Biagi, il giuslavorista ucciso dalle Br, che tante volte aveva parlato di «meno legge e più contrattazione fra le parti», nell'ipotizzare uno «statuto dei lavori». Non un'assenza di regole, ma un sistema che da rigido diventi flessibile e applicabile di situazione in situazione. Una modalità più 'morbida' e meno 'centralistica' che incrementi però le tutele del lavoratore senza strozzare le aziende. E' roba di vent'anni fa, anche più, ma attualissima. Ad esempio, non si vedono ancora in città, in maniera drastica, gli effetti dello sblocco dei licenziamenti, ma quello che i sindacati hanno già denunciato è uno scenario dove ogni giorno si verificano due o tre licenziamenti individuali o plurimi (sotto la soglia delle quattro unità non è richiesta l'apertura di alcuna procedura di confronto sindacale), con il risultato che in 20 giorni (eravamo a metà luglio) in diversi avevano già perso il lavoro. Cresce inevitabilmente anche il ricorso agli interinali. Spetta dunque alla politica, ancora una volta, adeguare gli strumenti normativi e vigilare su accordi e contrattazioni, ma con tanto coraggio.

Gilberto Minghetti




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