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09/07/2021
La Pandexit che verrĂ 
cosa potrebbe accadere nella fase di uscita dei sistemi economici dalla pandemia

Due recenti studi ci aiutano a capire cosa potrebbe accadere nella fase di uscita dei sistemi economici dalla pandemia: uno della Banca dei Regolamenti Internazionali (BRI) e l’altro dello European Fiscal Board. Il primo dedicato ad uno scenario mondiale mentre il secondo all’Eurozona. Non dimenticando che tutti i Paesi seppur in condizioni diverse si trovano sulla stessa barca. Gli analisti della BRI, la Banca delle Banche Centrali, nel loro rapporto annuale hanno coniato il neologismo: Pandexit, il vero rischio che il mondo sta per affrontare. Ovvero, un'uscita dai programmi di sostegno senza precedenti messi in campo dalle Banche Centrali e dai Ministeri del Tesoro di singoli Stati o di Federazioni che contemperi rassicurazioni alle economie e attenzione al rischio inflattivo. Di fatto, restano parole scritte sulla sabbia. Questo perché dopo un’unità d’intenti iniziale nelle misure di sostegno, nella Pandexit l'ordine sparso ormai sembra albergare: sintomo evidente di panico in aumento. In altre parole il mondo intero è entrato in questa crisi all’improvviso e all'unisono, ma l'uscita si sta rivelando più lenta e non coordinata. Un esempio di ciò sono le recenti azioni di due banche centrali prese dal mazzo. Quella russa, che dopo aver alzato i tassi d’interesse base di 125 punti nelle ultime tre riunioni del direttivo, ora minaccia altri 100 punti in un colpo solo per il 23 luglio: arrivando al 6,5% di benchmark. Mentre recentemente, il reverse repo (un pronti contro termine inverso) della Fed degli Usa ha accettato liquidità per 992 miliardi: il corrispettivo di 8 mesi di Qe drenati dal sistema in un solo giorno. Che dire? Una cosa è certa: la Pandexit sarà molto più rischiosa e ardua della lotta alla pandemia.

Gli analisti della BRI hanno rimarcato che la “vigorosa risposta delle politiche al Covid-19 ha portato ad un recupero economico più veloce del previsto, ma la ripresa disomogenea presenta ardue sfide per le autorità”. Attualmente nel breve periodo un sostegno flessibile delle politiche monetarie e fiscali è stato la chiave essenziale per favorire la ripresa. Nel lungo termine, invece, le politiche monetarie e di bilancio dovranno ripristinare i margini di sicurezza, un compito difficile date le diverse condizioni di partenza dei singoli Paesi, inedite, e l'inadeguatezza delle riforme strutturali. La pandemia da Covid-19 ha accentuato le disuguaglianze di reddito e di ricchezza. La politica monetaria da parte sua non può intaccare questa tendenza crescente di lungo periodo, ma potrebbe attenuarla favorendo la stabilità macroeconomica. L'azione tempestiva e decisa, questa volta, dei Banchieri Centrali e dei Governi ha circoscritto i danni economici della pandemia da Covid-19, con l'approssimarsi del consolidamento della ripresa però, i responsabili delle politiche economiche e sociali devono prepararsi ad affrontare sfide diverse ma altrettanto impegnative legate al Pandexit. La ripresa economica finora si è manifestata incompleta e non uniforme, con alcuni Paesi e settori che recuperano rapidamente e altri in ritardo. Questa disomogeneità potrebbe generare col tempo complicazioni, a causa dell'inasprimento delle condizioni finanziarie generali provocato dall’uscita più rapida di alcune economie rispetto ad altre. Con la Pandexit, constatiamo un aumento del debito pubblico, una riduzione dei tassi d'interesse ed un rigonfiamento dei bilanci delle banche centrali. Nel lungo termine, la normalizzazione delle politiche monetarie e di bilancio fornirà il margine di sicurezza necessario per far fronte a eventi inaspettati come è stata la pandemia da Covid-19 o a future recessioni. Allo scopo di garantire una ripresa duratura sarà necessario affrontare gli effetti più persistenti della pandemia. In questo contesto aumentare la crescita potenziale è essenziale, e può essere fatto solo attraverso riforme strutturali incisive e continue e con un coordinamento di tutti i Paesi ma per ora malgrado le riunioni del G-7 e del G-20 si procede in ordine sparso.

A questo punto vediamo cosa bolle nell’Eurozona esaminando il rapporto dello European Fiscal Board coordinato da Niels Thygesen. Nella sua ultima valutazione dell'orientamento del bilancio dell'’Eurozona, lo European Fiscal Board ha certificato che i piani di politica economica nazionali per il 2022 equivalgono ad un orientamento di bilancio appropriato per l'Eurozona nel suo insieme: al fine di sostenere una ripresa complessiva dell’intera area. L’intento del rapporto è stato quello di analizzare come, sullo sfondo di un forte rimbalzo economico quest'anno e il prossimo e l'allentamento delle misure di emergenza, il deficit fiscale dell'Eurozona dovrebbe dimezzarsi tra il 2021 e il 2022, pur rimanendo ben al di sopra dei livelli pre-crisi. Misure economiche più mirate, finanziate con un significativo sostegno di bilancio ancora in allestimento, nella transizione dovrebbero evitare un indebolimento del settore produttivo e incoraggiare la crescita sostenibile, facilitando nel contempo le transizioni verdi e digitali. E’ probabile che questo rimbalzo e la successiva ripresa abbiano effetti duraturi sulla struttura dell’economia europea, con alcuni settori in crescita ed altri destinati a declinare, sebbene sia troppo presto per dire se la crisi abbia indebolito in modo duraturo il potenziale di crescita dell'intera area. A dire il vero, i settori ad alta intensità di contatto finora hanno subito il peso maggiore e potrebbero avere maggiori probabilità di subire danni permanenti. Ma in una tale ripresa "a forma di K", dove vi saranno settori che si riprenderanno mentre altri declineranno, l'incognita chiave è fino a che punto le restrizioni avranno accelerato le tendenze preesistenti e promosso l'emergere di nuovi modelli di economia. Queste dinamiche rimangono difficili da valutare in quanto i rubinetti fiscali per ora rimangono aperti, ma diverranno più evidenti man mano che i deficit inizieranno gradualmente a riassorbirsi. Un sostegno fiscale ben congegnato però potrebbe utilmente lubrificare gli ingranaggi di questo complesso processo di aggiustamento.

Ci si può aspettare che il Recovery and Resilience Facility (RRF) favorisca tale sostegno fiscale intelligente nei prossimi anni. La nuova facility temporanea fa la parte del leone dell'iniziativa Next Generation EU (NGEU) che vanta una dotazione complessiva di 672,5 mld di euro, di cui 312,5 miliardi sono sovvenzioni del RRF. Un obiettivo generale dell'RRF è stimolare le riforme strutturali e finanziare investimenti a favore della crescita, sostenendo nel contempo le transizioni verde e digitale. L'impatto economico della spesa del RRF dipenderà in modo cruciale dal fatto che i fondi siano spesi in modo efficiente e per programmi d’investimento che altrimenti non sarebbero stati avviati. Nel complesso, le prospettive economiche per l'Eurozona sono migliorate negli ultimi mesi, ma permangono notevoli incertezze. I rischi al rialzo e al ribasso rimangono considerevoli ma sono diventati equamente bilanciati, incentrati in modo cruciale sui progressi nell'implementazione delle vaccinazioni, sulle mutazioni del virus, sull'entità e sulla natura dei fallimenti e sul comportamento di spesa delle famiglie uscite dalla crisi. Nei mesi a venire questioni come i fallimenti delle imprese e la riallocazione del capitale e della manodopera saranno all’ordine del giorno.

La Relazione annuale della BRI presenta uno scenario centrale per la ripresa con un aumento temporaneo dell'inflazione, insieme a due scenari più complessi. In uno, il forte stimolo fiscale e l'utilizzo dei risparmi accumulati portano a una crescita più solida ma anche ad un incremento dell'inflazione e ad un sostanziale inasprimento delle condizioni finanziarie globali per via dei rialzi dei tassi d’interesse. Nell'altro, invece, la crescita economica risulterà deludente perché il virus con le sopraggiunte varianti si dimostrerà più difficile da ingabbiare. Noi confidiamo sul fatto che alla fine prevarrà uno scenario intermedio tra i due delineati in precedenza: fatto di opportunità e di rischi che un ritrovato coordinamento tra i Paesi riuscirà ad indirizzare verso una ripresa e resilienza della quale beneficeranno in media chi più e chi meno.

Marco Boleo
 




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