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18/12/2020
Don Checco sempre con noi
Grazie don Checco, abbiamo ancora bisogno di te e sappiamo che ci sarai vicino

A don Francesco Rosso il Signore aveva fatto il dono di nascere a Carloforte nel sud della Sardegna, una terra aspra dove la volontà degli uomini, nei secoli, ha domato una natura ostile e la Fede ha lenito e accolto le sofferenze degli “ultimi”, erigendo una Chiesa dedicata alla “Madonna dello Schiavo”. Il senso di questa origine non ha mai abbandonato il suo lungo cammino spirituale. Proprio lì, infatti, don Checco volle ritornare, insieme al Movimento Cristiano Lavoratori, quasi dieci anni fa, per celebrare i suoi quaranta anni di sacerdozio, come a confermare, in quei luoghi decisivi, quel patto che aveva stretto con Colui che gli aveva indicato la via del servizio sacerdotale vicino al mondo del lavoro.

In quelle terre lavorare significa spesso mettere in gioco la propria vita, anche scendendo nelle viscere della terra, nelle miniere dalle quali si estrae la materia che alimenta le industrie che producono i beni che aiutano a vivere meglio e che, a volte, accompagnano la bramosia del benessere. Proprio nello stare vicino a chi soffre per lavorare e vivere, don Checco aveva maturato sul campo il senso ultimo della sua missione che sarebbe diventata un dono per tanti lavoratori, oltre i confini della “sua” terra.

Questa sua esperienza e vocazione sono diventate patrimonio di tutto il mondo del lavoro e dei suoi corpi intermedi, quando i vescovi italiani gli attribuirono la responsabilità negli organismi nazionali della Pastorale sociale, incaricandolo di seguire le attività della cooperazione e dentro il Movimento Cristiano Lavoratori.

Con il MCL è stato un lungo ed affettuoso cammino. Nel 2002 è Assistente ecclesiastico in una realtà associativa ormai matura, ma sempre desiderosa di confermare il coerente fondamento della sua attività nella Dottrina sociale della Chiesa. Ogni circostanza organizzativa era preceduta ed affiancata dalla sua parola, fonte di conforto spirituale, di formazione, di ispirazione necessaria alle opere. Con una attenzione generosa e consapevole della speranza, rappresentata, nel Movimento, dalla presenza dei giovani, ai quali dedicava parole di verità e di incoraggiamento. Nel settembre del 2010 disse: “Occorre avere coraggio... e occorre farlo, vincendo la paura diffusa di essere sostituiti, anzi dobbiamo avere la capacità di prenderli per mano perché comincino ad accompagnare i nostri sforzi, capiscano la storia che ci illumina”.

Al Movimento è rimasto vicino sempre, ben oltre il suo lungo assistentato che terminò nei primi mesi del 2014, a cui seguirono oltre cinque anni di direzione del periodico Traguardi Sociali, le cui pagine ospitavano i suoi corsivi che imponevano la riflessione sul senso dell’organizzare ed agire, per quelle opere che mostrano nel concreto la Fede. E proprio “la fede e le opere” è il titolo del suo ultimo scritto con il quale, meno di un anno fa, a gennaio del 2020, dedicava alle nostre azioni parole profetiche. “Il Natale - scriveva e vale anche in questi giorni di vigilia - ci offre la visibilità della vita vera, per affidarci l’opportunità di trasmettere questa stessa vita, con la nostra vita”. La testimonianza della nostra fede a cui ci sospinge l’incarnazione di Cristo significava, secondo don Checco, che “la fede e le opere non possono vivere disgiunte”. Invocava, citando una intervista del cardinale Bassetti, “una rinnovata presenza dei cattolici nella vita civile” che parta “dalla contemplazione: è la fede che dona forza per affrontare le sfide più audaci”. Ricordava la “carità politica” indicata da Paolo VI, per richiamare l’attualità del nostro dedicarci agli altri: “la crescita e la vita sociale sembrano passare in second’ordine rispetto ai propri tornaconti e ai propri interessi. Quello che è più grave è ostentare atteggiamenti personali propagandandoli come ispirati dalla fede!”.

Un credente” era il suo ultimo monito: “non può rimanere ai margini di una società che cambia” quasi a presagire una nuova attualità dell’impegno cattolico nei tempi difficili che sopraggiungevano.

Non ci si può allontanare da un insegnamento che riguarda la ragion d’essere del Movimento. La sua improvvisa scomparsa non interrompe questa vicinanza, la rende più forte e trasforma la nostra gratitudine in un dovere morale, in un impegno ritrovato, nella continuazione di un cammino cominciato tanti anni fa e che trova sempre nuove ragioni e nuove sfide.

Grazie don Checco, abbiamo ancora bisogno di te e sappiamo che ci sarai vicino.

Pietro Giubilo

 




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