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29/07/2020
“Dove hai Mes quei soldi?”
tutti quei miliardi che l'Europa un po' ci regala, e molto ci presta, a patto che i compiti siano fatti, sarà ancora più difficile spenderli

Prima o poi dovremo dare una risposta alla domanda posta. Diciamocelo pure che la partita è grossa ed eccezionalmente senza gara di ritorno. Tutti quei miliardi che l'Europa un po' ci regala, e molto ci presta, a patto che i compiti siano fatti e pure fatti bene, poiché se non è stato facile ottenerli, sarà ancora più difficile spenderli. Riforme, infrastrutture? Non se ne ha memoria. E un problema proprio nel tempo post-Covid che si aggiunge in più in questo strano Paese: chi deve gestire, chi deve decidere? Se lo stesso dibattito fosse avviato in Germania, in Francia o anche in Costa D'Avorio, interverrebbe una task force di analisti-psichiatri. Perché questo compito spetta ovunque a una sola istituzione: il governo.

Si escluda subito l’ipotesi del Collodiano Campo dei Miracoli perché è impossibile sotterrarli, come anche i famosi armatori Greci che non hanno ancora regolarizzato gli antefatti, ma una situazione così eccezionale, un lavoro così improbo, richiedono tutti i contributi possibili per ottenere il miglior risultato.

Ma l'impressione è che ci troviamo di fronte a un tipico teatrino italiano così riassumibile: delle capacità di questo governo non solo non si fida l'opposizione, normale, ma neppure parte della maggioranza, visto che anche molti esponenti del Pd dicono sia una commissione (di controllo) bicamerale e lo stesso Conte non dice no. Del resto, ancora non sappiamo rispondere a quelle migliaia di lavoratori che aspettano da marzo la cassa integrazione, come si può pensare che 200 miliardi vengano spesi bene e tempestivamente per l'ammodernamento del Paese; che questa coalizione così divisa sia in grado di invertire una rotta che da decenni ha arenato l’ltalia nelle secche dell'inefficienza? Allora, tutti pronti a voler dire la loro, magari per portare acqua al mulino delle proprie clientele. Ma le attenzioni sono verso le destinazioni dei fondi che l'Ue intende destinare per sostenere la ripresa economica e sociale. Preliminarmente è indispensabile che siano attuati i punti A32 e A33 delle Conclusioni del Consiglio europeo.

Il punto A32 dispone che il Consiglio europeo avvii «negoziati con il Parlamento europeo al fine di assicurare il completamento dei lavori sugli atti giuridici conformemente alle pertinenti basi giuridiche con carattere di eccezionale urgenza per far sì che l'Ue sia in grado di rispondere alla crisi».

Il punto A33 riguarda i singoli Stati della Ue che dovranno approvare l'accordo «nel più breve tempo possibile, conformemente alle rispettive norme costituzionali». Occorre che in ogni Stato della Ue ci sia un convergente senso di responsabilità per approvare le scelte del Consiglio europeo, evitando di paralizzare l'Europa.
Ora la ripresa economica è molto legata all'entrata in vigore delle misure concordate nel vertice europeo e sarebbero pesanti le conseguenze dell'eventuale deprecabile mancata ratifica da parte di qualche Stato europeo.

Se aggiungiamo che l'esautoramento delle Camere nella fase pandemia ha portato a un orgoglioso risveglio del Parlamento, se sommassimo i nostri vizi pubblici e privati conosceremmo il risultato, ma non i rimedi; se la presenza italiana nel mondo tenderà a ridursi sappiamo che il nostro debito pubblico aumenterà; infine ricordiamo come il nostro esecutivo, dopo vani tentativi di riforma, sia ancora un re travicello nell'impalcatura costituzionale. Ricordate la parabola dei talenti? “…Avverrà come a un uomo che, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni. A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, secondo le capacità di ciascuno; poi... partì”. Non è un’esaltazione, un applauso all’efficienza, non è un’apologia di chi sa guadagnare profitti, non è un inno alla meritocrazia, ma è una vera e propria contestazione verso il cristiano che spesso è tiepido, senza iniziativa, contento di quello che fa e opera, pauroso di fronte al cambiamento richiesto da nuove sfide o dalle mutate condizioni culturali della società. La parabola non conferma neppure “l’attivismo pastorale” di cui sono preda molte realtà cristiane, molti “operatori” che non sanno leggere la sterilità di tutto il loro darsi da fare, ma chiede alla comunità cristiana consapevolezza, responsabilità, laboriosità, audacia e soprattutto creatività. A ciascuno quel padrone da in funzione della sua capacità, e il suo dono (oggi MES) è anche un compito custodire e far fruttificare.

Il finale. Ai primi due servi la ricompensa è proporzionalmente uguale, anche se le somme affidate erano diverse, perché entrambi hanno agito secondo le loro capacità, forse avranno fatto riforme serie…

Viene infine colui che aveva ricevuto un solo talento, il quale mette subito le mani avanti, manifestando il pensiero che lo ha paralizzato: “…sapevo che sei un uomo duro, esigente, arbitrario, che fa ciò che vuole, raccogliendo anche dove non ha seminato”. Aveva messo al sicuro, sotto terra, il denaro ricevuto, (Pinocchio) e ora lo restituisce tale e quale. Così rende al padrone ciò che è suo e non ruba, non fa peccato… ma la sua pigrizia e l’inaffidabilità non è premiata, anzi, non avendo avuto cura del bene affidatogli.

Ecco dunque la lode per chi rischia e il biasimo per chi si accontenta di ciò che ha, quindi nel giorno del giudizio compariranno due tipi di persone: chi ha ricevuto e ha fatto fruttificare il dono, chi lo ha ricevuto e non ha fatto niente. Chi ha orecchi intenda!

Se tutto ciò è vero, non meravigliamoci del dibattito su chi debba gestire progetti e fondi del Recovery Fund, soprattutto per una politica attiva in tutti i settori in linea con la produttività dei nostri concorrenti. Compito del governo. Ovvio. ln teoria, ma nella pratica se il piccolo è stato bello, la decrescita non è mai così felice...

Gilberto Minghetti
 




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