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17/06/2020
Allarme debito e Pil: una bomba?
scenari molto difficili e di non facile gestione per qualsiasi governo

L'Ocse sgancia la bomba del Pil sull'Italia e chi percepisce uno stipendio od una pensione inizia a temere un taglio dei propri assegni. Questa volta è inutile dare la colpa al coronavirus e al lockdown: sì certamente hanno dato il colpo di grazie ad un'economia già moribonda. Ma l'economia stava già soffrendo in precedenza: secondo l'Ocse l'Italia aveva ingranato la retromarcia da molto tempo e secondo le stime ogni singola famiglia ed ogni singola impresa, entro fine anno, avranno perso qualcosa come molti anni di progressi. E decisamente dovremmo stare a guardare con trepidazione anche quanto potrà accadere sulla nostra pensione o sul nostro stipendio.

L'outlook semestrale dell'Ocse, per la prima volta nella storia dell'organizzazione parigina, ha puntato su due diversi scenari per le prospettive di crescita mondiale. Il brutto è che entrambi sono negativi: il primo scenario tiene conto della pandemia e di come si sia manifestata fino ad oggi, il secondo prende in considerazione le eventuali ripercussioni che si potrebbero registrare nel caso in cui il virus dovesse tornare. La lente d'ingrandimento si sofferma anche sull'Italia.

Secondo l'Ocse il Pil nel nostro Paese dovrebbe subire una contrazione, nel migliore dei casi, pari all'11,3%. Nel caso in cui dovesse tornare il coronavirus è molto probabile che il Pil possa diminuire ulteriormente; per di più l’economista che guida il Desk Italia dell'Ocse, ha dichiarato che il Pil pro-capite (in altre parole la media che fornisce un'indicazione di massima sulla ricchezza delle famiglie) dovrebbe scivolare sui livelli del 1993. Nel 2021, invece, le cose dovrebbero migliorare un po', anche se i livelli del Pil dovrebbero rimanere fermi a quelli di almeno due decenni fa, quindi quelli del 1997-98.

Questo che cosa comporterebbe per chi percepisce uno stipendio o per quanti debbano andare in pensione?  Nel caso in cui si dovesse registrare un crollo del Pil pari al 10% ci sarebbe un effetto rimbalzo per 2021 ed il 2022. In questo caso i lavoratori che dovessero entrare in pensione nei prossimi due anni si troverebbero l'assegno tagliato almeno di un 2%, nei casi peggiori il taglio potrebbe arrivare al 4%.

Sicuramente quello legato al Pil non è unicamente un problema Italiano ed una preoccupazione per ogni singola persona che guardi alla propria pensione o al proprio stipendio. Sempre secondo le stime dell'Ocse il Pil mondiale dovrebbero calare tra il 6% ed il 7,6%: le stime per il nostro Paese sono leggermente migliori rispetto a quelle della Francia, o rispetto a quelle della Spagna. In estrema sintesi l'Italia è stata la prima, almeno in Europa, ad entrare nella crisi sanitaria, ma è anche stata la prima ad uscirne.

Tra l'altro l'Ocse ha anche previsto che la ripresa che arriverà a partire dal 2021 potrebbe essere più accentuata rispetto a quella che ha stimato l'Istat. Stando a questa previsione più ottimistica il rimbalzo potrebbe anche arrivare ad un 7,7%, ma si ridurrebbe ad un 5,3% nel caso in cui dovesse tornare la pandemia. Comunque vada il valore della produzione, sul finire del 2021, dovrebbe essere inferiore a quello ante-crisi.

L'Istat prevede una marcata contrazione del Pil nel 2020 (-8,3%) e una ripresa parziale nel 2021 (+4,6%). Nell’anno corrente la caduta del Pil sarà determinata prevalentemente dalla domanda interna al netto delle scorte, condizionata dalla caduta dei consumi delle famiglie e dal crollo degli investimenti, a fronte di una crescita della spesa delle Amministrazioni pubbliche. Anche per la domanda estera e la variazione delle scorte è atteso un contributo negativo alla crescita.

L’evoluzione dell’occupazione, misurata in termini di ULA è prevista evolversi in linea con il Pil, con una riduzione nel 2020 (-9,3%) e una ripresa nel 2021 (+4,1%).

Diversa appare la lettura della crisi del mercato del lavoro attraverso il tasso di disoccupazione, il cui andamento rifletterebbe anche la decisa ricomposizione tra disoccupati e inattivi e la riduzione del numero di ore lavorate. L’andamento del deflatore della spesa delle famiglie manterrebbe una intonazione negativa nell’anno corrente, per poi mostrare modesti segnali di ripresa nell’anno successivo.

Ignazio Visco, governatore di Bankitalia, si è mostrato da un lato più ottimista sul 2020, con un calo del Pil del 13% in caso di ritorno del virus, ma meno fiducioso su un andamento del Pil a “V”: seguirà una ripresa lenta. Il crollo del Pil avrà evidenti ripercussioni sui conti pubblici, non solo sulla pensione o sullo stipendio. Nel caso in cui dovesse tornare l'epidemia, il deficit potrebbe toccare il 12,8% del Pil e il debito potrebbe arrivare a toccare il record storico del 169,9%.

Nel caso in cui si volesse ipotizzare il peggiore degli scenari, potrebbe apparire tutto sommato raggiungibile un aumento del debito fino al 200% del Pil. Nel caso in cui, invece, si volesse ipotizzare uno scenario senza nuovi contagi, è possibile aspettarsi un deficit intorno all’11,2% con un debito pari al 158,2%. Si tratterebbe, comunque, di scenari molto difficili e di non facile gestione per qualsiasi governo.

II Paese è però vittima di una sindrome: si fa a gara a dire chi è più colpito dalla crisi e a chiedere aiuti, ma intanto il piano elaborato da Colao ha ricevuto molte critiche che hanno lasciato l’amaro in bocca!

Gilberto Minghetti




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