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21/05/2020
Scuola e ideologia dominante
Esempio di quando l’istruzione è utile a costruire una Nazione

Anche se è comune convinzione che la scuola italiana sia lasciata allo sbando e che lo Stato sia completamente assente dalle vicende che la riguardano, in realtà, analizzando bene le varie riforme che sono state realizzate nella storia, notiamo che a ogni cambio di forma di Stato, o di compagine governativa, la scuola assume una valenza diversa secondo una determinata visione di società.

Considerata la condizione attuale della scuola, per comprendere ciò che può sembrare una contraddizione, basta porsi una semplice domanda: che società vuole l’ideologia dominante? Le risposte arriveranno man mano che esporremo le prime riforme realizzate sin dal periodo monarchico e accenneremo alla situazione sociale, partendo proprio dalla dichiarazione d’intenti sin dagli esordi della scuola dello Stato unitario, dal 13 novembre 1859, quando la Legge Casati è estesa a tutto il Regno dopo l’unificazione.

Tutti sappiamo che, immediatamente dopo l’unità d’Italia, vale il motto “Fatta l’Italia, bisogna fare gli italiani”. Applicando tale assioma, lo Stato è molto presente per controllare la società e la formazione dei suoi strati attraverso il controllo dell’istruzione. Basta considerare alcuni stralci della legislazione: “L’utilità… della scuola non consiste nell’insegnare a leggere e scrivere (…). L’obbedienza, l’assiduità… ecco cosa deve insegnare la scuola. …I maestri non insegneranno l’alfabeto, ma saranno l’esempio vivente di tali valori”.

Siamo nella fase in cui la Destra storica assume il potere esprimendo la maggioranza in uno Stato monarchico che da assoluto diventa parlamentare. L’analfabetismo comprende il 74 % della popolazione, quindi lo Stato assume direttamente la gestione dell’istruzione scolastica. Per gli studenti che non studiano, sono sancite pene disciplinari: ammonizioni, sospensione da corsi ed esami, espulsione. L’istruzione elementare è suddivisa in due gradi. Grado inferiore, composto di due anni le cui nozioni da apprendere sono: leggere, scrivere, far di conto e religione. Grado superiore composto di ulteriori due anni durante i quali si apprendono: geografia elementare, storia nazionale, scienze fisiche e naturali, applicabili al quotidiano: per i maschi, elementi di geometria disegno lineare; per le femmine apprendimenti di lavori donneschi tra i quali il ricamo e il cucito.

L’istruzione primaria, invece, aveva una durata triennale; essa formava i maestri e aveva valore abilitante all’insegnamento nel grado superiore delle elementari. L’Istruzione secondaria era suddivisa in tre tronconi: liceo, istituto tecnico e scuola tecnica. Il liceo puntava a una formazione di studi classici, formato da un quinquennio ginnasiale e un triennio liceale. Frequentata da alunni di eccellenza, era veicolo esclusivo per accedere agli studi universitari volti a formare i quadri dirigenti dello Stato. Infatti, l’Istruzione superiore era impartita nelle università, comprendente cinque facoltà: Teologia Giurisprudenza, Medicina, Scienze fisiche matematiche e naturali, Filosofia e lettere. Essa forma, quindi, la cerchia ristretta della classe dirigente.

La Scuola tecnica aveva una durata di tre anni, atta all’avviamento al lavoro, mentre l’istituto tecnico aveva una durata quinquennale con l’aggiunta della sezione fisica - matematica per permettere l’accesso alle facoltà d’ingegneria, di scienze fisiche matematiche e naturali, significativamente per formare i quadri tecnici e professionali intermedi, per chi intendeva dedicarsi alla carriera nel pubblico servizio, nell’industria e nel commercio. I docenti erano suddivisi in: professori titolari e professori reggenti a tempo determinato, mentre i maestri erano nominati dal Comune. I docenti universitari erano suddivisi in titolari e in dottori aggregati.

Il 15 luglio 1877, con la Sinistra storica al potere è emanata la Legge Coppino, che deve far fronte a un analfabetismo pari al 68% dell’intera popolazione. Tale riforma, ripropone l’obbligatorietà del corso inferiore che passa da due a tre anni e, per incoraggiare la maggiore frequenza, prevede multe a genitori inadempienti l’obbligo scolastico dei figli e stabilisce che il Fondo delle multe sia volto all’assistenza degli alunni diligenti. Qui, però si evidenzia una grande stortura, giacché gli alunni inadempienti sono figli di contadini che, in buona parte dell’anno, sono impegnati nei lavori campestri, mentre i diligenti appartengono a famiglie ricche, per cui il risultato finale fu che: le multe inflitte ai figli dei lavoratori agevolano gli studi dei ricchi.

Così, 19 ottobre 1877, il Governo, resosi conto della stortura, stabilisce che le famiglie povere non siano legate all’obbligatorietà e, con il Regio Decreto 16 febbraio 1888, istituisce il Patronato scolastico, formato da persone ragguardevoli per favorire i fanciulli poveri.

Nell’ultimo trentennio del secolo XIX, in Italia si evidenzia la presenza di numerose università, ma parallelamente persiste, ancora, un alto tasso d’analfabetismo, ciò indica che la scuola serve alle classi elevate come canale di mobilità sociale ascendente. Permaneva, comunque, la volontà di realizzare il senso di appartenenza a una Nazione, la coscienza che lo Stato unitario era fornito da idealità comuni presenti in tutti gli strati sociali e in tutte le parti del Paese.

A questa missione contribuirono scrittori e storici, le cui opere restano ancora come esempio fondamentale della letteratura ottocentesca; l’Italia unita doveva presentarsi come l’erede di grandi eroi e condottieri, per cui furono chiamati alla ribalta personaggi come gli Orazi e i Curiazi dell’antica Roma, il quattrocentesco Ettore Fieramosca, il cui romanzo fu scritto nel 1833 da Massimo d’Azeglio e proposto come simbolo del Risorgimento italiano e delle italiche virtù. Altra opera importante, di indirizzo pedagogico, per inculcare nei giovani studenti gli ideali di amore per la Patria, il rispetto dell’autorità e dei genitori, l’eroismo e l’amore per i più sfortunati, è Cuore, il libro di Edmondo De Amicis, ambientato nella Torino del periodo tra il 1878 e il 1886.

La scuola, dunque, è da sempre stata un campo di battaglia, i cui soggetti sono le forme ideologiche, certamente non la volontà di istruire un Popolo.

Alberto Fico
 




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