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23/04/2020
Elezioni 2020 altro slittamento
Il problema รจ che mancano i Politici con la P maiuscola

L’emergenza da Coronavirus ha fatto slittare le elezioni regionali in varie parti d’Italia, così anche quelle amministrative. La data utile del 14 giugno subirà ancora un rinvio. Infatti un decreto del Governo, di questi giorni, approvato in consiglio dei ministri e firmato dal Presidente Mattarella, stabilisce che le elezioni regionali si potranno tenere in autunno tra settembre e ottobre. Si legge ancora nella nota del Governo che per il rinnovo dei consigli comunali e circoscrizionali, limitatamente all’anno 2020, il turno annuale ordinario si terrà in una domenica compresa tra il 15 settembre ed il 15 dicembre.

Già cari amici anche perché ci sono dei legittimi interrogativi: come si potrà fare una “normale” campagna elettorale, dei comizi, delle riunioni? È tutto molto precario. Ma c’è un altro aspetto, oltre quello dell’assembramento, che va preso in giusta considerazione. La gente è stanca, sta vivendo un periodo difficile, periodo non destinato a finire a breve, con delle ripercussioni sia economiche che psicologiche. Ci vorrà del tempo prima che si torni alla normalità, che si acquisisca una certa serenità e un nuovo approccio con la politica.

La quarantena ha creato maggiore sconforto e diffidenza nella classe dirigente ad ogni ordine e grado. Sarà necessario ricucire, ridare vigore e fiducia alle istituzioni.

Quello che è emerso dal periodo emergenziale, che si sta ancora oggi affrontando, è che bisognerebbe andare avanti con e per meritocrazia. Non potrà mai più amministrare uno sprovveduto, non ci possono essere persone incapaci che hanno vissuto la politica solo per inciampo o per incarichi di partito.

Cari lettori oggi più che mai c’è bisogno di competenza, di capacità, di velocità e non di protagonismo. L’emergenza ha aperto un varco e denudato i problemi reali dei Comuni, delle Regioni, del Paese, forse ci ha regalato un’occasione unica, quella di tornare ai Politici con la P maiuscola.

Io ho sempre creduto che la politica abbisogni di sangue e carne, di passione e umanità, di consapevolezza e responsabilità. Nella cosiddetta Prima Repubblica come ci ricorda Piero Sansonetti: “quando uno andava al governo, anche per fare magari il sottosegretario, aveva alle spalle una esperienza robustissima. Non facevi il ministro se non eri stato sperimentato per molti anni. Nelle sezioni di partito, nelle assemblee di fabbrica, nei consigli comunali di provincia. E se non c’era l’assoluta certezza della tua capacità di fare il ministro, non facevi il ministro. Non diventavi presidente del Consiglio se non eri unanimemente considerato tra le dieci persone più capaci di tutto il Paese”.

Tornando alle elezioni: si voterà, dunque, in autunno? Credo sia impossibile, risulterebbero delle elezioni falsate.  L’estate non è il momento migliore per fare la campagna elettorale, caldo a parte, c’è un tessuto sociale che andrà ricomposto, uno scoramento che dovrà essere indirizzato altrove. Cambierà in ogni caso lo scenario, sia che si tratti di novembre o della primavera 2021.

Stessa cosa dicasi per le elezioni regionali 2020; infatti chiusi i seggi in Calabria (vittoria centrodestra) ed Emilia Romagna (vittoria centrosinistra), lo sguardo ora va ai prossimi altrettanto delicati appuntamenti elettorali. In totale sono nove le regioni chiamate alle urne in questo 2020: Emilia Romagna e Calabria, dove si è già votato il 26 gennaio, poi Veneto, Campania, Toscana, Liguria, Marche, Puglia e per ultima si è aggiunta anche la Valle d’Aosta.

Ma il vero problema non sono le elezioni che prima o dopo si faranno ma il fatto che non esista più una classe dirigente in politica degna di questo nome. Nel Riformista ce lo spiega benissimo Piero Sansonetti: “la forza dell’Italia è che ha sempre avuto ceti politici molto forti. Dall’Ottocento ai tempi dell’Unità. Ha sempre avuto una classe di governo robusta e una opposizione di grande livello. Soprattutto dopo il fascismo, cioè nella storia della Repubblica. La classe politica, mediamente, è sempre stato il meglio che l’Italia intellettuale sapesse esprimere. Sia a sinistra, sia nel centro cattolico, sia a destra. La borghesia e la classe operaia, cioè i due pilastri sui quali si è costruita la grandezza di questo Paese, non si facevano amministrare da personaggi di seconda fila, ma consegnavano la loro parte migliore alla politica”.

Ecco torniamo a questo!

Luca Cappelli




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