Le elezioni in Emilia Romagna hanno affondato il mito della spallata che negli ultimi mesi ha costituito il principale collante politico del Centrodestra. La promessa di Matteo Salvini agli alleati è stata principalmente questa: trovo il modo di buttare giù il governo entro l’estate 2020, riporto il Paese alle urne, consegno la vittoria alla nostra coalizione. Però ormai questa mossa è svaporata, il Quirinale ha fatto sapere con chiarezza che non consentirà elezioni anticipate con la vecchia norma in nessun caso. Restava la spallata emiliana. Non ha funzionato.
Le prime conseguenze le abbiamo già viste. Forza Italia e FdI hanno improvvisamente alzato un muro contro le avances di Salvini per discutere le intese sulle prossime regionali, e principalmente quelle sulla Puglia (dove il Capitano non vorrebbe Raffaele Fitto) e sulla Campania (dove è scettico sul bis di Stefano Caldoro). Ma è solo l’inizio.
Il probabile epicentro della sfida interna che si aprirà nel Centrodestra sarà l’interpretazione del modello sovranista. La versione rude, provocatoria, cattivista, che ne ha dato Salvini raccoglie molti voti ma attiva anticorpi altrettanto potenti, gli stessi che hanno rovesciato in due mesi il risultato emiliano trasformando la quasi certa vittoria di Lucia Bergonzoni in sconfitta di larga misura. La codifica più cauta della Meloni ha un crescente successo, che tuttavia è difficile immaginare più largo del 10-15 per cento.
Per funzionare, alla coalizione servirebbe il contrappeso dei voti moderati, un’opzione praticabile per l’elettorato non-estremista che stenta a mettere la croce sul simbolo del Carroccio o della Fiamma, ma quel contrappeso non c’è. Forza Italia non lo fornisce più, è stata spolpata dall’attivismo degli alleati, è guidata dal più anziano leader italiano e se conserva alcune ridotte al Sud è solo perché lì trattiene la filiera dei grandi portatori di preferenze.
Però ora c’è poco tempo per pensare, altre 6 regioni attendono; infatti il 2020, cari lettori, è l'anno dei test “regionali”. Ebbene si, dopo l'appuntamento dell’Emilia Romagna, che ha visto la conferma del centrosinistra con Stefano Bonaccini, e in Calabria, passata alla forzista Jole Santelli, saranno chiamati alle urne i cittadini di altre 6 regioni, da Nord a Sud. Fra maggio e giugno, infatti, si voterà in Liguria, Veneto, Toscana, Marche, Campania e Puglia.
Le maggioranze uscenti sono di centrodestra nelle due regioni del Nord e di centrosinistra nelle altre quattro. Nella tarda primavera cercano una riconferma i governatori di Liguria e Veneto. Giovanni Toti, fondatore di Cambiamo!, sostenuto da tutta la coalizione nonostante qualche malumore in Forza Italia, se la vedrà con Alice Salvatore (M5S) mentre il centrosinistra è al lavoro per scegliere il proprio nome. E poi Luca Zaia, che i leghisti chiamano il “Doge”. In carica a Palazzo Balbi dal 2010, correrà per la terza volta consecutiva senza conoscere, al momento, gli avversari.
Occhi puntati sulla Toscana, governata da Enrico Rossi. Se il centrosinistra ha già scelto il suo candidato, ovvero Eugenio Giani, presidente del Consiglio regionale uscente, il centrodestra non ha ancora raggiunto un accordo. Uno dei nomi caldi nelle scorse settimane è stato quello del giornalista Paolo Del Debbio, ma sul suo nome o su un altro non è ancora arrivata la benedizione dei leader.
Nella mia Regione le Marche, governata dal dem Luca Ceriscioli, il deputato di Fratelli d'Italia ed ex sindaco di Potenza Picena Francesco Acquaroli attende di conoscere la rosa dei contendenti. Mentre è già delineato il quadro in Campania e in Puglia. Nella prima di queste due regioni, Vincenzo De Luca è a caccia del bis per il centrosinistra contro l'azzurro Stefano Caldoro per la terza sfida consecutiva, mentre il M5S non ha ancora pronunciato il verdetto sul candidato. In Puglia Michele Emiliano, governatore in carica e fresco vincitore delle primarie del Partito democratico, punta alla riconferma. I suoi avversari sono l'ex presidente Raffaele Fitto, esponente di Fdi e co-presidente dei Conservatori e riformisti europei a Strasburgo, e la pentastellata Antonella Laricchia.
Basterà attendere qualche mese e il quadro dei rapporti di forza fra centrodestra e centrosinistra, a livello regionale, sarà ancora più chiaro.
Luca Cappelli