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10/10/2019
Il senso del tempo: l’ultima notte di caccia... al centro politico
si è aperta l’ultima notte di caccia al centro senza progetti, né programmi coerenti e credibili

“L’ultima notte di caccia” è il titolo di una canzone di un famoso gruppo musicale italiano degli anni passati e ben si addice a ciò che sta succedendo in questi ultimi mesi: si è aperta l’ultima notte di caccia al centro politico italiano.

I politici di vecchio stampo lo hanno nel DNA, i loro allievi lo hanno appreso, gli avventurieri della politica ancora no; i tempi cambiano, i bisogni reali del popolo pure, quindi è necessario e fondamentale che la politica afferri nell’immediato quali siano i modi e i termini con i quali attrarre il consenso degli elettori. Attualmente, il quadro dei partiti esistenti, e dei politici che li rappresentano, pare che abbiano perso il senso del tempo e, dopo i terremoti elettorali delle politiche del 2018 e delle europee del 2019, appare in essi un senso di smarrimento davvero incomprensibile. Le compagini dei partiti attuali, che hanno preso il posto di quelli storici della Repubblica italiana post bellica, nel loro tentativo di darsi una nuova identità a seguito delle vicende di “mani pulite” che ha visto coinvolto tutto, escluso nessuno, l’arco parlamentare, hanno ricercato nuove formule identitarie che, pur apparendo come delle novità, nel “tempo” hanno perso e dimenticato il motivo fondamentale del perché della loro nascita, per cui vivono in un eterno limbo abitato dai fantasmi di un passato glorioso e nostalgico.

Per la propria sopravvivenza, si sono inventati il sistema elettorale maggioritario e bipolare, convinti che i partitini, oscillanti tra chi offrisse di più in termini di poltrone, sarebbero spariti in quanto costretti ad allearsi con le forze maggiori, poi sono tornati al sistema proporzionale per conservare il potere e sconfiggere quelle forze che si presentavano come innovative, quindi pericolose.

Il risultato, nelle varie tornate elettorali, ha causato un ulteriore crisi, dalla parte dei perdenti, mentre da quella dei vincitori si è vista una reale incongruenza nell’attività di governo e, quindi, di disorientamento ideale e pratico.

Tra le forze di destra, Forza Italia ha perso definitivamente quello slancio innovativo che dal 1994 l’ha vista crescere e diventare un partito vincente, ma, incapace di fornire nuove formule politiche e di governo, si frantuma sempre di più tra gli estremismi più conservatori e tra coloro che cercano di smarcarsi dall’uomo solo al comando.

Solo Fratelli d’Italia, ha ottenuto un discreto risultato elettorale, mentre la Lega, colta da sindrome di onnipotenza, ha fatto una scommessa che è da vedere quanto sarà produttiva.

A sinistra il PD, per quanto abbia mantenuto un suo elettorato nei grandi centri urbani, è la forza politica che più di ogni altra dimostra il peso di contraddizioni mai risolte, tra coloro che pensano ancora al centralismo democratico del vecchio PCI, PDS, DS, e coloro che provengono da altre esperienze che non sono di sinistra, ma solo progressiste; le faide interne si manifestano con il virus delle ripetute scissioni di cui la sinistra è affetta dal 1921.

Quello che si è presentato come il Movimento anti sistema, i Cinque Stelle, ha subito una sconfitta così rovinosa che ha portato tra i loro parlamentari un totale disorientamento, al punto che, nella formazione del Conte bis, abbiamo assistito a timidi smarcamenti, distinguo e astensioni che sono la prova di un totale smarrimento relativo alla mancanza di contenuti; infatti, oltre allo sbandierato reddito di cittadinanza, abbiamo assistito a cambiamenti di fronte continui che hanno fatto perdere il senso stesso della loro esistenza.
 
La prova dello smarrimento del senso del tempo si avverte nello sventolio di concetti, o proposte, che richiamano a un finito centrodestra o centrosinistra che ormai non esistono più, appartengono a un tempo passato, ormai affidato alla storia delle esperienze tristemente fallite; intelligenti come formule di mantenimento del potere, ma prive di ogni riferimento ideale e etico.

L’ennesima piroetta, a cui siamo ormai abituati, di Matteo Renzi che ha come formula la riscossa del centrosinistra, dichiarando di porsi, però, al “centro” dello scacchiere politico; la proposta del partito di centro avanzata da Carlo Calenda (costruito a tavolino); il continuo richiamo, tipo sirene, effettuato da Forza Italia all’elettorato cattolico e moderato; tutte queste cose messe assieme, aumentano il vuoto, il nulla politico nel quale la partitocrazia italiana si sta pericolosamente rivoltando.

Lo spettacolo, indecoroso, cui stiamo assistendo, pone in essere la convinzione che si sia aperta la stagione della caccia all’elettorato cattolico e moderato, individuato in quella grande percentuale di astensionisti che si manifesta sempre di più in ogni campagna elettorale.

Cacciatori e pescatori, stanno armando i propri fucili e preparando le canne da pesca, per individuare e catturare con lusinghe, che sanno di alimento scaduto, l’elettore di centro che, mentre fino a qualche anno fa era visto come il fumo negli occhi, oggi è diventato chimerico oggetto del desiderio.

Renzi, Calenda e Berlusconi, non riescono a staccarsi da sistemi basati su pure dichiarazioni di intenti, o di sbandieramenti e proclami ormai lontani anni luce dalla realtà concreta che sfugge ad ogni tentativo di caccia o di pesca.

Certo, un partito centrista è tornato ad essere necessario; ma proprio perché è necessario diventa fondamentale che sappia fare proposte credibili, innovative, che rivoluzionino e ribaltino l’attuale visione di società, ormai diventata priva del senso dello Stato, dell’etica e del lavoro, quindi di una nuova economia.

Solo così si può sdoganare una grande forza moderata, interclassista, che abbia capacità contrattuale e mobilità nello scacchiere politico italiano ed europeo.

Non può essere considerata di centro la politica di precarizzazione della società, e ancora continuamente riproposta come vincente, operata da Renzi con i contratti a termine, grazie ai quali aumentavano le assunzioni dei lavoratori a tempo determinato e veniva presentato come una grande vittoria contro la disoccupazione, ma non si teneva conto della equivalente diminuzione dei contratti a tempo indeterminato; situazione, questa, che non permetteva alle nuove generazioni di guardare al futuro con sicurezza.

Non può essere considerato di centro Forza Italia solo perché “si dichiara” cattolico; un partito monocratico, legato al capo e al suo destino. Un partito “non-partito”, perché privo di tutti quegli organismi interni di rappresentatività democratica, di dialettica propositiva, per cui non può dare voce a tante anime culturali-sociali-etiche-economiche che un vero partito di centro necessariamente porta in sé.

Calenda ancora non si è capito cosa sia; al momento rappresenta la Confindustra e quei poteri dell’alta finanza che ha attraversato con notevoli incarichi. Dopo avere annunciato il lancio del manifesto “Siamo europei” ha dichiarato di porsi anch’egli al centro per dare voce a tale area, poi… il nulla.

Quello che appare, oltretutto, è la notevole confusione tra il centro politico non rappresentato e il notevole astensionismo che si manifesta ad ogni tornata elettorale e che è il segno di una politica non credibile e incongruente alla quale il Popolo sovrano non dà più credito.

Insomma, a parte le dichiarazioni e le manifestazioni d’intenti, lo sbandieramento di una insignificante posizione politica nell’emiciclo parlamentare, niente di nuovo è presente in questo tempo buio della Repubblica. Si è aperta l’ultima notte di caccia al centro, senza progetti, né programmi coerenti e credibili.

Alberto Fico
 




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