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23/07/2019
Sanita' italiana: bene pubblico da preservare
La comunicazione come strumento d’innovazione ed equità

La sanità italiana è universalmente riconosciuta tra i sistemi più avanzati, in primo luogo per la generalità delle sue prestazioni, nonché per il livello delle cure, specie in alcune specialità e territori. Un tratto distintivo, che il nostro Paese ha anticipato rispetto alla stessa legislazione europea con il Trattato di Lisbona, definendo ed impegnando tutti gli Stati membri a garantire" un livello elevato di protezione della salute umana". In particolare la sanità pubblica deve essere potenziata "in termini di prevenzione e gestione delle malattie, limitazione delle fonti di pericolo per la salute umana e armonizzazione delle strategie sanitarie ", con la "Salute per la Crescita" ed il suo Programma d'Azione 2014-2020". Tutte indicazioni strutturali finalizzate a migliorarne i servizi generali all'interno della Regione Europea, stabilite dall' OMS, con " il miglioramento significativo del livello di salute e di benessere delle popolazioni, la riduzione delle diseguaglianze in ambito sanitario, il rafforzamento dei sistemi sanitari pubblici, assicurando sempre la centralità della persona, attraverso l'universalità dell'assistenza, l'equità, la sostenibilità ed l'alta qualità degli interventi". Tutto questo quadro legislativo internazionale ed europeo si lega alla dimensione nazionale, attraverso lo snodo essenziale che è stato rappresentato dalla legge di Riforma Sanitaria (L.833/78), che a distanza di oltre quarant’anni mostra sempre la sua validità, anche se vengono evidenziati limiti e carenze applicative, di fronte al cambiamento epocale di una società italiana, cresciuta ma in maniera diseguale, anche in questo campo, tra Nord e Sud. Una recente ricerca pubblicata sul giornale scientifico "Lancet", ne conferma infatti l'eccellenza tra i sistemi sanitari mondiali, con alcuni livelli di successo quali il più basso indice di mortalità infantile, registrato nel nostro Paese, pur tra le carenze nella medicina della prevenzione e della ricerca pubblica.

La peculiarità del SSN garantisce così l'accesso a tutti i suoi servizi, al di là dello status economico, sociale, di genere e religioso dei suoi cittadini, anche se per i migranti si vanno registrando restrizioni anacronistiche nella fruizione delle cure, di tipo specialistico. In tal senso di rilievo assumono qui l’iniquità dei ticket e delle cd " liste di attese", scandalosamente lunghe, specie in realtà ospedaliere del Mezzogiorno d 'Italia, che alimentano il triste fenomeno dei " viaggi della speranza" verso il Nord ed all'estero dei malati. Tutte tematiche complesse ed interconnesse con le dinamiche d'invecchiamento della popolazione, comuni all'intero mondo occidentale, con gli specifici stili di vita e le varie patologie conseguenti, specie con il forte intreccio della sanità sul  territorio e le problematiche sociali di riferimento, soprattutto con le emergenze come l’aumento delle patologie mentali e delle dipendenze, nonché con la non  autosufficienza dei portatori di handicap, che in Italia non godono di particolari ed adeguati supporti di assistenza e di cura. Da qui anche i problemi giganteschi, in primis di natura geo-politica, relativi al governo mondiale di fenomeni intrecciati con l'esplosione della natalità   nei Paesi in Via di Sviluppo (Africa- Asia), che si riverberano in primo luogo proprio sulle fortissime dinamiche migratorie, con patologie croniche dovute altresì alla denutrizione ed allo scarso accesso allo stesso bene primario dell'acqua. Quindi urgono nuove strategie avanzate e globali, fortemente interconnesse con la lotta ai cambiamenti  climatici, per ricomporre in un nuovo equilibrio sostenibile  e circolare la cura di "Madre Terra", tra aree avanzate sempre più con una" Silver Economy" e quelle depresse, alimentate da dinamiche opposte di imponente crescita demografica, con squilibri socio-economici, che rischiano di far incrementare guerra, povertà e sfruttamento indiscriminato, senza la garanzia del rispetto degli stessi diritti umani basilari. La salute resta centrale come fattore di stabilità e di sicurezza interna, a livello planetario , al fine di garantire la necessaria coesione socio-economica, che oggi non è assicurata  nemmeno in Paesi ricchi come gli Stati Uniti d’America dove l'accesso alle cure è limitato e condizionato dal sistema assicurativo privato, che ha messo non a caso  l' "Obama Care" al centro delle stesse dispute politico-ideologiche tra il libero mercato ed il sistema di Welfare State, dopo l'avvento della Presidenza Trump.

Proprio ora  in Italia si va riaccendendo il dibattito su come conciliare tali diritti universali, con le relative compatibilità economico-finanziarie del SSN, specie di fronte ai limiti ed alle carenze drammatiche, evidenziatesi in alcuni settori come i pronto soccorso, causati dai vuoti d'organico, registrati  in regioni come l' Abruzzo ed il Molise, dove non si attiva il tour-over del personale ( in via d'uscita con la quota 100), ipotizzando addirittura di inviare i medici militari per far fronte alle emergenze più acute. Davanti a queste dinamiche regressive più che mai si leva il messaggio forte d’ispirazione cristiana per mantenere tali conquiste, ponendo sempre al centro la persona , con l'umanizzazione delle cure, integrando i livelli sociali e sanitari, in un equilibrio tra le  strutture pubbliche e  quelle private, convenzionate con il SSN. Qui il ruolo e le prestazioni garantite da tutto l'universo formativo ed ospedaliero cattolico  costituiscono una sicura garanzia di equità e qualità di prestazioni, potendo citare i tanti casi di eccellenza, che recentemente la CEI, attraverso le sue " Linee Guida per la Pastorale della Salute ", ha ribadito riprendendo la parabola del Buon Samaritano, con l'esempio dello stesso Ordine dei Ministri degli Infermi, (fondato da San Camillo De Lellis), che dal 1586 ha assicurato una vera e propria "rivoluzione sanitaria", curata dalla Famiglia Camilliana Laica, in tutto il mondo. In questo ambito si sono registrate anche pregevoli iniziative accademiche, come quella promossa dalla Pontificia Università Lateranense, sulla scia del "Cantiere Sinodale della CEI", per "farsi carico delle fragilità del territorio", al di là del generale spirito caritatevole cristiano. Un'azione organica, che per risultare strutturale e continuativa deve poter legare strettamente il valore dell'alta formazione universitaria, con l'elevata assistenza sanitaria avanzata, non solo nei grandi centri d’ eccellenza (Report di Crea Sanità-Tor Vergata 2019).

Uno sforzo non rituale, ma osmotico e verificato, con il ventaglio più aperto di tutte le sue prestazioni, assicurandone un'altissima “performance” di base e specialistica di tutte le sue figure. Una visione “olistica”, come quella espressa dalla stessa Pontificia Università Gregoriana, che ha inserito nella più generale tutela dei diritti umani, proprio quella del Welfare e della Salute, come beni inalienabili dell'essere umano, da garantire sempre. In tale contesto assume un rilevo assoluto proprio la comunicazione, basata prima sui fondamenti dell'umanesimo che sui dettami specialistici e tecnici, essenziali in un mondo in profondo cambiamento, dove vanno coniugati i valori della tradizione e dell'innovazione, tecnologica ed organizzativa, con figure professionali sempre più specialistiche ed aggiornate, ma intercorrelate tra loro. Come ricordato da H. Bergson:" La Comunicazione avviene quando, oltre al messaggio, passa anche un supplemento di anima". Uno strumento, non fine a se' stesso, che non deve essere utilizzato per nascondere limiti e carenze, di tipo corporativo ed autoreferenziale, con un linguaggio efficace e trasparente, tra tutti i suoi operatori, senza dimenticare la centralità e la sensibilità dei pazienti. Ad essi, non solo a parole, ma nei fatti vanno garantiti servizi avanzati e qualitativi, con una comunicazione empatica ma responsabile, che abbia altresì una dimensione educativa, sia nella forma che nel contenuto, con un approccio diretto e semplice, superando i vizi di una burocrazia cieca e lentissima, che offende in primo luogo i soggetti più fragili e vulnerabili. In conclusione la salute come bene pubblico da tutelare, anche attraverso il controllo e il giudizio di tutte le sue deviazioni, con un’informazione ed una comunicazione aperta e tempestiva, specie nella prevenzione e gestione delle emergenze, valorizzando la stessa figura del difensore dei diritti del malato.



Sergio Venditti                                     

Presidente Mcl Abruzzo e Molise

 

 




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