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16/07/2019
L’ottimismo di Tria e i dubbi sfumati del Paese
Sembra che le banche centrali si muovano per prevenire una crisi data per scontata

La differenza sui numeri del Pil è minima (un decimale), ma lo è molto di più sullo scenario economico del Paese, per il quale il ministro dell’Economia Giovanni Tria mostra più ottimismo rispetto al governatore di Bankitalia, Ignazio Visco. Il confronto è andato in scena  sul palco dell'assemblea dell’Abi. Terminato l’intervento di Visco, che aveva lanciato l'allarme stagnazione, dopo quello sul debito (il miracolo economico ci fu quando non c’era questo  carico) e spread (che dovrebbe tornare vicino allo zero, mentre l’aumento innesca una catena di rincari del costo del denaro) è toccato a Tria, che ha mandato un messaggio di fiducia.

Rispetto all’assemblea Abi del 2018, con lo spread a 300 punti e il governo minaccioso sull’euro, in un clima definito allora dal Presidente  Patuelli «da rischio sudamericano», Tria ha delineato uno «scenario significativamente diverso›› che ha dissipato i «dubbi immotivati» sull’Italia.

Con una crescita fin qui «soddisfacente››, la discesa dello spread sotto i 200 punti e l'accordo con l'Ue che «ha consentito di evitare la procedura di disavanzo eccessivo. Senza tagliare alcuna spesa programmata, con l’assestamento di bilancio abbiamo rafforzato la credibilità e la fiducia nel Paese». Tesi condivisa dal premier Giuseppe Conte: «Teniamo i conti in ordine senza misure regressive››. Tria ha così confermato la validità di un aumento del Pil dello 0,2% quest'anno, mentre sul fronte flat tax,  ha confermato che si lavorerà «per creare spazi iscali» per la riforma dell’Irpef. Ben diverso il giudizio di Visco. Anticipando il Bollettino  il governatore ha tagliato allo 0,1% la crescita del Pil nel 2019 e a poco meno dell'l% nella media del biennio successivo, con una crescita scesa dello 0,6% sulle previsioni del triennio. Per Visco questo è solo il punto minimo di partenza per un sentiero duraturo di calo del debito e stabilità di un'economia che «ristagna» (nei prossimi mesi le imprese si attendono un rallentamento della domanda e un’espansione molto modesta degli investimenti) e deve passare attraverso un contesto con forti rischi internazionali e interni. Insomma, per Visco, quota 100 spingerebbe solo in misura moderata l’occupazione mentre per una discesa duratura dello spread serve una strategia che tranquillizzi gli investitori anche stranieri, tornati ad assorbire il 40% delle emissioni nette. Quindi serve un «piano organico di riforme», e più attenzione a scuola, lotta all’evasione fiscale, oltre a «una strategia credibile di riduzione del debito››. Il tutto insieme a «una strategia di comunicazione molto convincente, che non si presti ad equivoci››. Tuttavia nel sistema bancario il Governatore vede ancora «fattori di  debolezza», in particolare tra le piccole banche per cui è auspicabile un percorso di aggregazioni. Sul fronte dei salvataggi bancari, Visco condivide il richiamo di Patuelli giudicando «opportuno» rivedere il quadro delle regole europee con un confronto anche in sede Bce.

In particolare, l'agenzia di rating Dbrs conferma la propria valutazione sull'Italia a 'BBB [High)', con trend stabile. Per Dbrs in Italia migliorano il settore bancario e le politiche di bilancio e per Tria, «Il vento è cambiato rispetto a un anno fa, pure gli investitori hanno fiducia»  le riforme hanno contribuito al superamento della crisi, restituendo all’Italia un settore bancario «più solido ed efficace.

Interessante, infine  è stata la conclusione del presidente ABI, Patuelli, soffermatosi  sul tema dell’aspetto sociale  connaturato a tutte le attività bancarie.  Oggi, a suo giudizio, il risparmio è intrinsicamente sociale: è previdenza e l’investimento sociale è quello fatto dalle famiglie quando acquistano la prima casa o quella per le vacanze. E le banche erogano mutui, fanno prestiti. Così come seguire gli investimenti delle imprese ha una valenza sociale. E così che l'etica è sovrastante rispetto all’economia. La relazione svolta, non è stata un discorso occasionale, ma è un atto di indirizzo dell’associazione bancaria italiana, valorizzata  anche dalla presenza del Capo dello Stato.

Sembra che le banche centrali si muovano per prevenire una crisi data per scontata. All’Italia le loro mosse però non possono bastare. Il calo dei tassi e la minor conflittualità nei confronti dell’Unione europea hanno fatto miracoli, ma, date le ambiguità (e i danni) che condizionano l’azione di governo fanno sì che la fiducia resta merce rara e, da parte dei manager,  considerano che, nonostante i progressi del sistema in materia di crediti deteriorati e di spread, nonché il miglioramento degli utili, in materia di fiducia il più resta da fare.

Gilberto Minghetti

 




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