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15/07/2019
Le due A di Di Maio
Nella questione Alitalia si incrocia la questione Atlantia

Verrebbe naturale dire "Salvate il soldato Di Maio". Ed in effetti Di Maio sembra accerchiato e costretto a dover combattere su tutti i lati. Ovviamente innanzitutto quello che sarebbe il suo nemico "istituzionale", ovvero le opposizioni al governo, che in realtà è quello che gli da meno preoccupazioni stante la sua inanità. Più impegnativa la lotta contro il suo alleato, il collega vicepremier Salvini, che a circa un anno dal giuramento del governo Conte lo ha non solo superato ma quasi doppiato nei sondaggi. Ma il "nemico" più pericoloso è quello interno. Il suo movimento sta vivendo un periodo tragico, lacerato al suo interno con lotte intestine la cui posta non è solo il ruolo e la "poltrona" di Di Maio, ma soprattutto il posizionamento del movimento oggi, e soprattutto in futuro. Questi conflitti si riflettono naturalmente sulla tenuta del governo sottoponendo l'alleanza giallo-verde a tensioni non sempre e facilmente controllabile. La dimostrazione di ciò è nell'intervista rilasciata dal sottosegretario Spadafora alla "Repubblica". Non la prima quella dell'accusa di sessismo a Salvini ma la seconda, in cui dice chiaramente che il problema è con chi ci si deve alleare in futuro. Da per scontato, giustamente, che alle future elezioni politiche il Movimento 5 Stelle non si potrà più presentare da sola, ma dovrà allearsi. E, secondo lui, visto che l'alleanza con la Lega "svuota" il Movimento, l'unica alleanza possibile è con il PD. Ma per arrivare a questo bisogna "cavalcare" quei temi che evidenziano le differenze con la Lega ed esaltano la "compatibilità" con la sinistra. E' chiaro che questa linea politica porta inevitabilmente prima o poi ad una crisi di governo, cosa che Di Maio vede come il fumo begli occhi.

Ma esiste un ulteriore fronte per Luigi Di Maio, un fronte ancora più impegnativo quello economico. Di Maio si è voluto fare carico, con crescenti critiche dal fronte interno, della onerosa responsabilità del Ministero del Lavoro unitamente a quello dello Sviluppo economico. E su questo fronte vengono alla luce tutte le contraddizioni del movimento fondato da Grillo, contraddizioni mai risolte ma che, stando oramai al governo, non è più possibile non sciogliere. Emblematica in questo senso è il caso Alitalia. Di rinvio in rinvio siamo arrivati alla scadenza del 16 luglio che, a detta di Di Maio, non sarà ulteriormente prorogata. Tutti questi rinvii non hanno oggettivamente fatto bene all'Alitalia. E questo è il primo problema di Di Maio: la difficoltà a decidere non sapendo quali "pesci prendere", in quanto le battaglie storiche del Movimento entrano in contrasto con le necessità di dover governare nell'interesse degli italiani. Scontano i cinque stelle la mancanza di una "cultura di governo". Nella questione Alitalia si incrocia la questione Atlantia, da qui le due A. E' indubbio che un governo deve farsi carico del rilancio non solo del salvataggio della compagnia di bandiera, come detto dal Premier Conte. Ma per fare questo occorre trovare una cordata atta a questo salvataggio. In passato in realtà non si è mai fatto. Si è passati da una alleanza con Air France, che ha scientemente lavorato per affossare Alitalia, ad una coalizione di imprenditori italiani, che tutto sapevano fare escluso far volare aerei, fino ad una alleanza con un'altra compagnia aerea, questa volta araba che anch'essa gestiva Alitalia nella sola ottica dei propri interessi. Quindi è chiaro che una cordata per rilanciare Alitalia non deve avere come partner principale e maggioritario un'altra compagnia aerea, può averla laddove vi siano delle sinergie compatibili, e questo potrebbe essere il caso di Delta.

Un partner sinergico ma non concorrenziale come FFSS è perfetto. Manca però ancora un partner per completare il quadro. Sarebbe quasi naturale pensare a qualcuno che gestisca i principali scali aerei italiani, anche in questo caso la sinergia è evidente, e tutti sarebbero interessati a far decollare finalmente Alitalia. M ail problema è che questo partner si chiama Atlantia, ed il movimento cinque stelle è partito lancia in resta proclamando il ritiro delle concessioni autostradali a prescindere da qualsiasi risultato giudiziario. Rivedere il sistema delle concessioni, non solo autostradali, è assolutamente condivisibile, ma tutto deve essere fatto con la giusta prudenza del buon governo. Occorre non solo procedere nell'attenzione più accurata agli aspetti legali, ma anche nella più assoluta correttezza sostanziale. Di Maio invece è partito all'attacco con una posizione totalmente "ideologica" contro Atlantia, cosa che ai cinque stelle succede troppo spesso. Salvo poi dover far i conti con la realtà e trovarsi a dover far retromarcia rendendosi conto che la soluzione Alitalia passa, con una alta probabilità, tramite Atlantia. Ed ecco che dal definire l'azienda dei Benetton "decotta" (per di più a mercati aperti!) si arriva ad affermare che "non c'è nessun pregiudizio su offerta Atlantia"; ed infatti il consiglio di amministrazione di Atlantia ha dato mandato all'AD Castellucci di "esaminare il piano di salvataggio e presentare un'offerta per entrare nella cordata  fino al 35/40%". "Giggino" si sta rendendo conto, a sue spese, che senza una seria cultura di governo non si va da nessuna parte, sia alleandosi con la Lega che con il PD. Dovrebbero rendersene conto anche gli altri esponenti dei cinque stelle, se non lo fanno la loro eclisse è segnata.

 Giancarlo Moretti

 




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