PRIMO PIANO
03/07/2019
La grande fuga dei cervelli dal mezzogiorno d'Italia
Il Sud senza una visione strategica di sviluppo resta nel 'Cono d'Ombra'.

L'ultimo Rapporto AlmaLaurea ha certificato una tendenza purtroppo consolidata negli anni di una grande fuga dal Sud di tanti giovani, diplomati e laureati: La Svimez ne calcola oltre 600.mila solo nel quindicennio 2002-2017, con una perdita secca di ricchezza di circa 30 miliardi di euro. Un'emorragia preoccupante, che deve essere posta tra le priorità assolute del Paese, come segno del suo declino evidente, pur tra diseconomie e punte di eccellenza, con molti stereotipi da sfatare, con risorse significative, che però vengono disperse e/o inutilizzate, senza una visione globale degli obiettivi e delle relative sinergie. "Il Mezzogiorno non è solo sottosviluppo, ma vi sono isole felici di buona impresa privata e di buona P.A.", ha scritto recentemente il D.G. della Banca d'Italia, S. Rossi. Certamente i suoi atenei perdono posizioni nelle classifiche internazionali, con una loro minore competitività, a favore di molte università del centro-nord, segno anche della carenza  di servizi e di opportunità di lavoro nei territori di riferimento, che tendono a generare quello sradicamento doloroso, che fin qui ha spezzato centinaia di migliaia di famiglie, infrangendo anche le aspirazioni di poter contribuire allo sviluppo della propria terra di nascita, riportando indietro gli orologi della storia recente del nostro Mezzogiorno. Come afferma il Prof.E.Felice, (Docente di Storia Economica presso la Università G. D'Annunzio di Ch-Pe): "ll Sud e' la più grande area sottosviluppata dell' Europa occidentale, con i tre fattori di svantaggio: il capitale umano, il capitale sociale e la crisi demografica, aggravata proprio dallo spopolamento dei giovani, specie tra i 30 ed i 40 anni"(con un tasso di disoccupazione vicino al 65%).

Tutte problematiche strutturali, dove il finanziamento pro-capite per cittadino resta inferiore al Centro-Nord, con una spesa pubblica, sì più inefficiente e clientelare, ma che è andata diminuendo, almeno dall'ultimo ventennio. In più il caso dolente dell'uso parziale e distorto dei fondi europei, che in tanta parte dell'Europa sono stati un forte volano allo sviluppo, riequilibrando altresì aree depresse (dalla Germania alla Polonia), ma che  non hanno ottenuto gli stessi risultati nelle nostre regioni meridionali, con un sostanziale fallimento dell' Agenzia per la Coesione Territoriale. Questa avrebbe dovuto spingere per una programmazione strategica delle risorse comunitarie, con grandi opere e reti infrastrutturali capaci di colmare il ritardo esistente, non la dispersione delle risorse in mille rivoli, spesso nelle tante "cattedrali nel deserto ", costruite nei suoi territori. Qui  la spesa del settore pubblico allargato mediamente risulta inferiore  del 23%, rispetto al centro-nord, specie per la cultura e le politiche sociali, con una prevalenza delle pensioni, lasciando  scoperti altri servizi primari, dagli asili nido ai trasporti, alla sanità :come ricorda il Prof. G.Viesti (Docente di Economia all' Università di Bari),con la disponibilità di minori servizi pubblici, spesso con qualità inferiore per le imprese ed i cittadini, rispetto agli standard della U.E. Così sono passati oltre venti anni dall'uscita dall'Obiettivo Uno dell'U.E., anche di regioni come l' Abruzzo ed il Molise, con l’illusione di aver superato le condizioni di sottosviluppo, affiancando le regioni più ricche ed avanzate del Paese e dell' Europa. Il risveglio però è stato amaro, nel constatare come fù effimero quell'annuncio, quasi beffardo, di fronte al ritorno di tanti parametri tipici del sud nella produzione di ricchezza, con le sue diseguaglianze e differenziazioni tra le aree forti, spesso costiere e quelle più deboli, tipiche delle aree interne dell'Appennino, caratterizzate da maggiore spopolamento, perdita di occupazione e deficit cronico di infrastrutture e servizi, specie innovativi, decisivi nella competizione economica globale.

Un gap secco di capitale umano, essenziale fattore di sviluppo, che tende a perpetuare la grande piaga dell'emigrazione nel Mezzogiorno, che da oltre un secolo ha disperso, con una "Diaspora", milioni di suoi figli in ogni parte del mondo. Certamente questa fuga dei cervelli per molti versi appare più grave, perché consapevole di tanti giovani diplomati e laureati, che rischia di essere irreversibile. Allora la storica "Questione Meridionale" oggi andrebbe rivisitata, con nuovi fattori di studio e di proposte dinamiche, rispetto al grande dibattito post-unitario, con l'aggravante che ora essa sembra essere stata derubricata dall'agenda  politico-istituzionale dell'attuale classe di governo, che pur avendo ricostituito un ministero di riferimento, esso è stato privato di risorse adeguate, alimentato solo dai  proclami ad effetto, con le sirene del solo reddito di cittadinanza. Un circolo vizioso, che rischia di diventare mortale, se rapidamente non si appresta una manovra "choc" di investimenti in infrastrutture e servizi strategici, con un Paese che rischia di spezzarsi in due, specie se dovesse passare la proposta unilaterale di autonomia differenziata delle sue istituzioni regionali  e locali, che minerebbe alla base l'essenziale unità nazionale, specie senza un modello federalista avanzato, come quello tedesco, più cooperativo e solidale tra le sue aree forti e quelle deboli. Il "conto alla rovescia" è partito da tempo e  non consente più di tollerare la politica dei rinvii e delle promesse facili, con la sola narrazione della spinta della motrice del nord, per trascinare dietro di se' anche gli ultimi vagoni fermi di tante zone del Sud. In questo quadro complesso e variegato, pieno di contraddizioni e di squilibri territoriali la formazione assume ancor più un valore decisivo per il futuro, come "ponte per il lavoro" e per la stessa tenuta democratica del Paese, che sta vivendo una continua delegittimazione e svilimento dall'esecutivo "Sovranista-Populista", che seduce, illude e rischia poi di abbandonare i cittadini ad loro destino di declino irreversibile del"Sistema Italia", con la retorica  del D.L."Decrescita Felice".

In questo contesto problematico, il mondo cattolico deve alzare ancor più forte la sua voce critica, ma costruttiva, con una piattaforma programmatica chiara, puntuale e misurabile sulle varie priorità del lavoro come " chiave essenziale di sviluppo", prima ancora nei territori più deboli e con i soggetti più fragili e vulnerabili, quali giovani e donne, non solo del Sud, come risposta di solidarietà e cooperazione, che possa accompagnare tutto il Paese nella ripresa e nello sviluppo equilibrato e stabile. Una sfida decisiva, che il M.C.L. deve cogliere al meglio, a fianco non solo delle chiese locali, per alleviare le ferite delle vecchie e nuove povertà, ma altresì favorire  un'alleanza tra il mondo del Terzo Settore e tutte le forze sociali ,con un "patto dei produttori", capace  di sostenere una grande strategia di sviluppo del Mezzogiorno. Questa sostenuta da " un criterio di equità nella ripartizione, sia per la parte corrente, sia degli investimenti in conto capitale", con interventi attivi volti alla coesione territoriale, sia essa nazionale o di programmazione europea, per ridurre il divario economico, sociale ed occupazionale, che caratterizza le varie realtà del Paese. E' quindi necessario applicare, già dalla prossima Legge di Bilancio, la clausola del 34% introdotta nella scorsa legislatura, estendendola al settore pubblico allargato e restituendo così alle politiche di coesione un carattere di effettiva "addizionalità" alle risorse disponibili. Un appello agli "Uomini Liberi e Forti", celebrato nel suo centenario a Caltagirone, con il suo messaggio cristiano e popolare, richiamando tutti all'impegno diretto, per  cambiare i destini di un Paese smarrito, prima dell' avvento stesso della dittatura fascista.

Un impegno solenne che parta dal Sud, superando i mali endemici del clientelismo e trasformismo, oramai diffuso, anche nelle elitè, che perseguono il potere per il potere, non con un  autentico spirito di servizio per le tutte le comunità, basato sul principio della sussidiarietà, sia orizzontale che verticale. A queste il richiamo espresso in ultimo dal Presidente Costalli, a non "cedere al declino, questo è il tempo di Identità e Civismo", che deve risultare il nerbo di tutti i programmi di trasformazione, aperti al confronto ed alla cooperazione con il vitale, ma disperso mondo del volontariato cattolico. Esso deve superare la sua irrilevanza, tornando a rappresentare tutti i ceti produttivi e popolari del Paese, con quella " Rivoluzione Culturale " auspicata, in chiave liberale, dal nostro filosofo Benedetto Croce, per :"formare il cittadino di domani, con un opera collettiva di mobilitazione di tutti i possibili educatori ".Una linea di Pensiero ed Azione, come Francesco ha chiesto nella" Laudato Sì", con una vera partecipazione attiva ed informata sui valori e non sugli interessi, perseguendo sempre il "Bene Comune", sperimentando altresì nuovi modelli mutualistici proprio nel Mezzogiorno, come auspicato dalla Fondazione Con Il Sud.

Sergio Venditti                       

Presidente Mcl Abruzzo & Molise

 

 




Via Luigi Luzzatti 13/a - 00185 ROMA - Tel +39-06-7005110 - Fax +39-06-77260847 - [email protected]
2012 developed by digitalset digitalSet