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26/04/2019
Il Governo è diviso su tutto
Intanto il nostro Paese è nel guado.

In una situazione normale, la crisi sarebbe già scoppiata da un pezzo. Non c’è tema su cui i due azionisti del governo, Lega e Cinquestelle, non litighino in maniera furibonda. Dalla famiglia allo ius soli, dallo sblocca-cantieri al decreto-crescita. Eppure l’ipotesi che il governo Conte si faccia da parte sembra davvero remota. Se non addirittura impraticabile. E non solo perché ci sono state le ennesime parole rassicuranti del leader della Lega, Matteo Salvini: «Il governo andrà avanti prima e dopo le elezioni europee». Ma anche perché, obiettivamente, non c’è alcuna alternativa all’attuale esecutivo.

E questo lo sa bene il numero uno del Carroccio, il più interessato oggi a far saltare il banco ed incassare il dividendo politico della sua crescente popolarità, candidandosi come l’erede naturale di Berlusconi alla guida del Centrodestra. Un’escalation che, secondo i sondaggi, potrebbe portarlo a sforare quota 30% nelle consultazioni per il Parlamento di Strasburgo. A patto, però, che si arrivi diritto alle elezioni anticipate.

Dall’altro lato, invece, i Pentastellati si leccano le ferite e si preparano a giocare un derby, tutto in difesa. Una sfida che si giocherà attorno alla soglia del 20%, con i Pentastellati che faranno di tutto per evitare di finire al terzo posto. In questo scenario, insomma, Lega e M5S sono condannati a restare insieme almeno fino al 26 maggio, quando si chiuderanno le urne delle Europee. Però nel frattempo cari amici l’Italia è in recessione. Proprio perché Lega e 5 Stelle litigano su tutto. Mentre Salvini vuole la Tav, Di Maio la boccia.

L’Italia si sta fermando e i no ad oltranza dei 5 Stelle, cari lettori, non aiutano. Per il secondo trimestre l’economia nazionale ha dovuto registrare l’assenza di una crescita del Pil che ha fatto segnare un rosso tanto allarmante quanto prevedibile. Per gli esperti la situazione configura una recessione tecnica, preludio di quella reale che è destinata ad affermarsi drammaticamente nel prossimo futuro se non si inverte la tendenza negativa.

Ebbene la dura realtà è che il governo gialloverde, soprattutto a causa dell’atteggiamento della componente grillina, sembra del tutto inadeguato a fronteggiare una situazione che rischia di compromettere lo stato di salute della nostra economia. Nulla di più lontano dalle dichiarazioni e dalle convinzioni dei governanti Pentastellati che, a partire dal premier Conte e dal vice premier Di Maio, annunciano invece un'imminente stagione di crescita. Di Maio, in particolare, ha parlato addirittura di un nuovo ‘boom’ che dovrebbe investire il nostro Paese aumentando la ricchezza delle famiglie e delle imprese, risolvendo il problema della disoccupazione e del futuro incerto delle giovani generazioni.

Però i dati dicono l’esatto contrario con i consumi che sono al palo, gli investimenti privati in contrazione e quelli pubblici che di certo non possono essere rilanciati se al governo c’è una lobby dell’ambientalismo che dice no ai cantieri strategici come la Tav. Una decisione incomprensibile che può essere giustificata solo con il tentativo di arginare il calo dei consensi che sta attanagliando il Movimento 5 Stelle e con l’imminente campagna per le elezioni europee. D’altronde la manovra economica, vista e rivista molteplici volte per la mancanza di coperture e per l’impostazione originaria che dilatava oltre ogni limite accettabile per Bruxelles il deficit e il debito pubblico, è tutta incentrata sul reddito di cittadinanza e sulla riforma pensionistica di quota 100. Ma, come hanno già fatto notare all’unanimità i rappresentanti delle associazioni di categoria delle imprese, non si comprende come immettere denaro e assunzioni di massa nel circuito dei centri per impiego possa spingere le aziende ad assumere. Né si può credere con facilità che, sul fronte del turnover lavorativo, per ogni due pensionati si liberi un posto di lavoro.

Accendendo la televisione oppure leggendo i giornali, noterete che Lega e 5 Stelle stanno sempre a litigare su tutto. Dalle politiche migratorie al Venezuela di Guaidò e Maduro, dalla trivelle e dalla Tav fino alla riforma della giustizia. I due partiti hanno anime e storie diverse che sono collocabili nelle aree rivali della destra e della sinistra. La Lega è forte al nord, il M5S al sud. Salvini inoltre, a ragione, non ha reciso l’alleanza con Forza Italia e Fratelli d’Italia che viene riproposta ogni volta che la competizione riguarda le elezioni locali. Il compromesso è molto difficile da trovare e ormai è chiaro che l’abile escamotage del contratto di governo, come dimostra la vicenda del tribunale dei ministri di Catania che ha chiesto l’autorizzazione a procedere contro Salvini per il caso Diciotti, non può reggere davanti agli stimoli e alle novità che vengono dall’attualità. Io credo che l’esecutivo sia diventato una sorta di camera di compensazione dove smussare gli spigoli e depotenziare le tensioni fra i due partiti di maggioranza. Però cari amici, il Governo del cambiamento era nato sotto altri auspici. E soprattutto con altri obbiettivi.

In realtà questo orizzonte non si sta realizzando e il dualismo della Lega e dei 5 Stelle diventa ogni giorno sempre più esasperato. Speriamo bene!

Luca Cappelli

 




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